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Il Piccolo 06-05-2002

Spetic, membro del Comitato e appartenente alla minoranza slovena

«Legge di tutela in alto mare: "paritetico" verso il fallimento»

Ci sono due note stonate, poco sincere, nelle dichiarazioni del ministro Enrico La Loggia e del presidente della Regione Renzo Tondo, quando dichiarano che il Comitato paritetico per la minoranza slovena, nominato venerdì dal Consiglio dei ministri, potrà ora iniziare i propri lavori. Un ottimismo di facciata, colpevole, perché ambedue sanno benissimo di aver contribuito a nominare un organismo ben diverso di quello che la legge numero 38 del 2001 ipotizzava come cardine principale di un processo di dialogo e cooperazione tra minoranza slovena e i poteri pubblici chiamati a dare attuazione alle norme della legge.

Balza agli occhi, leggendo i nomi dei componenti del suddetto comitato, come la minoranza slovena abbia, nei limiti delle sue possibilità, chiamato a far parte del comitato i propri dirigenti e persone di indubbia esperienza, anche istituzionale, mentre lo Stato e la Regione hanno pensato bene di scansare ogni responsabilità facendo nomine di tipo politico-storico con il fine neanche tanto nascosto di impedirne la funzionalità.

Limitandoci ai nomi di competenza dei governi regionale e nazionale pare abbastanza chiaro come la scelta sia caduta su «amici e conoscenti», non su funzionari competenti in grado di assumersi specifiche responsabilità. Quando si era deciso che il governo nazionale avrebbe nominato tre membri di lingua italiana (inizialmente la proposta ne prevedeva due) la motivazione principale fu che bisognava dare spazio a esponenti dei tre ministeri direttamente investiti dai problemi della minoranza slovena: Interni, Istruzione, Regioni. Al posto loro vengono fatte nomine lottizzate a livello locale! Per non dire del rappresentante del governo, che da magistrato a Trieste auspicava, in atti ufficiali, il carcere quale «deterrente» per gli appartenenti alla minoranza che avessero preteso di usare la propria lingua nei rapporti con gli organi del Potere. E infine ecco la giunta regionale che affida le proprie competenze a un generale in pensione.

Anche se riuscirà a riunirsi (e ne dubito molto), il comitato paritetico raffazzonato com'è non avrà vita facile e probabilmente non produrrà risultati. Si ha l'impressione che la Casa delle libertà abbia già pensato di fargli trascorrere alcuni mesi in vuote elucubrazioni politiche per poi passare, a norma della stessa legge di tutela, ogni contenzioso al governo di Roma. Ciò che doveva essere, nel testo della legge, una garanzia contro le lungaggini, diventa ahimè un «boomerang» contro lo stesso comitato paritetico.

Il regolamento, approvato dal governo nel primo anniversario dell'approvazione della legge di tutela della minoranza slovena, prevede infatti che le riunioni del Comitato siano valide se vi partecipa la maggioranza dei suoi membri (ovvero undici), ma decade per l'assenza di cinque membri appartenenti allo stesso gruppo linguistico. La destra sa quindi di poter bloccare in ogni istante i lavori del Comitato e potrà ricattarlo a ogni passo. Magra consolazione sapere che lo stesso potranno fare anche i suoi membri sloveni.

Ecco. Un'occasione mancata per i governi di destra che pure potevano impostare su basi dialoganti il problema dell'attuazione della legge di tutela sul territorio. E dimostrazione della sua incapacità di confrontarsi con i problemi delle diversità con apertura di tipo liberale ed europeo, ostaggio com'è dell'estrema destra in parte ancora decisamente fascista, comunque xenofoba e nazionalista, ignorante delle stesse basi dello «stato di diritto».

Probabilmente non ci resta altro che cercare di cambiare questo triste stato di cose. Se, come probabile, non ci riusciremo, dovremo puntare decisamente sugli organismi europei indicando l'Italia, che pure ha ratificato la Convenzione sui diritti delle minoranze linguistiche e firmato la Carta delle lingue regionali e minoritarie, come paese inadempiente ed elusivo. L'ingresso della Slovenia e di altri Paesi dell'Est slavo consentirà inoltre la trattazione dei problemi aperti a livello internazionale nelle riunioni ufficiali dell'Unuone europea, come già avviene al Consiglio d'Europa, dove i rappresentanti italiani hanno dovuto ascoltare con forte imbarazzo i rimproveri per il modo con cui hanno affrontato il problema delle minoranze linguistiche, quella slovena in particolare.

Stojan Spetic componente del Comitato paritetico