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Il Piccolo 15-03-2002

Ancora un rinvio al via libera alla Commissione paritetica: ieri il Consiglio dei ministri era troppo impegnato per parlare di minoranza slovena (e di beni abbandonati)

Legge di tutela, slittano le nomine del governo

Missione romana a vuoto per Pavsic e Pahor. Giovanardi: «Provvederemo presto». La Slovenia protesta con l'Ue

TRIESTE - Legge di tutela della minoranza slovena: la telenovela continua. Neppure ieri, infatti, il Consiglio dei ministri ha proceduto alla nomina dei quattro rappresentanti che avrebbero dovuto completare la fisionomia del Comitato paritetico dopo le nomine effettuate lunedì scorso dalla giunta del Friuli Venezia Giulia. Dunque neanche la promessa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fatta proprio a Trieste - che è costata anche una gaffe al premier che ha confuso gli esuli con gli sloveni - a margine del vertice italo-tedesco di venerdì 8 marzo ha sortito effetto. «Motivi tecnici», spiegano fonti di palazzo Chigi, la discussione sugli emendamenti all'articolo 18, il varo del nuovo ordinamento giudiziario e la relazione del premier sulla situazione in Medio Oriente hanno fatto uscire dall'ordine del giorno i temi della minoranza slovena.

«Motivi tecnici», conferma anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, il quale, nel pomeriggio, si è incontrato con i rappresentanti di due associazioni culturali slovene, Rudi Pavsic (Skgz) e Sergij Pahor (Sso), per parlare proprio dell'attuazione della legge di tutela. «Le nomine che spettano al governo - spiega Giovanardi - saranno fatte nel corso del prossimo Consiglio dei ministri, già la settimana prossima. Siamo al capolinea. Bisogna rilevare anche che non c'è stato il vaglio dei nomi proposti dall'esecutivo da parte del Capo dello Stato (attualmente in Sudafrica ndr), ma è intenzione del governo dare piena attuazione alla legge di tutela anche nelle parti che non riguardano le competenze del Comitato paritetico». Per Pahor e Pavsic l'incontro con Giovanardi è stato interlocutorio e informativo. Bocche cucite all'uscita da palazzo Chigi, con un'unica emblematica battuta: «Alla fine di tutto le competenze di nomina appartengono al governo».

Un governo che appare tutt'altro che omogeneo nei confronti vuoi dei temi relativi alla tutela della minoranza, vuoi di quelli relativi ai beni abbandonati dagli esuli. Sì, perché le due cose - è questa perlomeno l'intenzione di alcuni ministri - dovrebbero avere un cammino parallelo. Se Giovanardi smentisce con fermezza, altre fonti parlano di una scollatura tra la linea «dura» del vicepremier Gianfranco Fini e del ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia e quella più possibilista impersonificata proprio da Giovanardi. In mezzo c'è il premier Berlusconi che a riguardo si sta muovendo con molta prudenza. Resta il fatto che ieri a palazzo Chigi non si è parlato di minoranza slovena così come, contrariamente a quanto preannunciato proprio da Tremaglia, non si è parlato di esuli e beni abbandonati.

L'unica certezza, a questo punto, è quella dei nomi che il governo farà per i 4 posti di sua pertinenza nel Comitato paritetico: Bogo Samsa (giornalista in pensione molto vicino al sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione), Maria Cristina Pedicchio, presidente dell'Erdisu, Sebastiano Piana direttore del Dipartimento rapporti con le regioni dell'omonimo ministero e Nicola Ortolani Bisacciati della Fonte, proposto dalla Farnesina. Da rilevare, intanto, che la Slovenia si è rivolta all'Unione europea per denunciare il grave ritardo italiano nel dare attuazione alla legge di tutela della minoranza e ha ottenuto, sostengono fonti di Lubiana, anche l'appoggio della Spagna, presidente di turno dell'Ue.

Mauro Manzin