Il Piccolo 28-09-2001
All'incontro organizzato al Contavalle da Amnesty International emergono dati preoccupanti della regione
Nel Friuli-Venezia Giulia sono 4000 i giovani che non vanno a scuola
Bambini anche di sette anni costretti ad abbracciare il fucile, combattere e morire. Ragazzi con l'unica colpa di essere orfani arruolati forzosamente negli eserciti del Sud del mondo ed usati come cavie per stanare mine anti-uomo. È questa la durissima realtà, spesso ignorata, che Innocenza Indelicato di Amnesty International ha descritto nel corso del seminario «Bambini schiavi: tra sfruttamento e guerra» organizzato ieri pomeriggio al Contavalle dal Centro volontari cooperazione allo sviluppo. Un incontro proposto nell'ambito del progetto nazionale «A testa alta nel nuovo millennio. No al ritorno della schiavitù» patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri cui hanno preso parte numerosi insegnanti delle scuole medie di Gorizia e provincia. Il loro compito, ora, sarà quello di diffondere nelle classi la percezione della drammatica realtà dello sfruttamento minorile che, seppur con modalità diverse, bussa anche a casa nostra.
In Italia i «bambini schiavi» sono quelli che lavorano illegalmente senza aver frequentato la scuola dell'obbligo: nel nostro Paese sono circa 14.000. Un dato allarmante censito in due anni di lavoro dalla Cgil che nel libro «Lavoro e lavori minorili», presentato ieri nel corso del seminario, descrive un fenomeno fino a poco tempo fa disconosciuto da tutte le Regioni italiane. E che interessa invece anche il Friuli-Venezia Giulia.
«In regione sono circa quattromila i ragazzi in età scolare impegnati in attività lavorative (pari al 9% sul totale della popolazione locale) - ha rivelato uno dei curatori della ricerca, Gianni Paone - non siamo di fronte a situazioni di sfruttamento drammatico come nel Terzo mondo, ma esiste comunque una forma di disagio». Gran parte di loro, infatti, è impegnato nelle piccole imprese di famiglia mentre solo una minima percentuale può definirsi realmente sfruttata. La maggior parte dei bambini - lavoratori del Friuli - Venezia Giulia dedica alcune ore pomeridiane al lavoro, riuscendo a conciliarle con gli impegni scolastici.
«Il problema principale è che la loro famiglia d'origine sottovaluta il ruolo educativo della scuola incoraggiando il bambini ad abbandonare i libri dopo la licenza media», ha sottolineato Paone. La conseguenza? Diminuzione dell'autostima, senso di esclusione dal gruppo dei coetanei ed abbandono dei «sogni» legati all'avvenire: la maggior parte dei ragazzi, ancor prima di aver raggiunto la maturità, afferma di voler continuare a svolgere l'attività intrapresa, spesso assai modesta. Con il conseguente enorme spreco di potenzialità e possibilità di accrescimento.
Cristina Perini