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Il Piccolo - 01-05-2001

Il centrodestra corregge il tiro, il centrosinistra riparte all'attacco

La sanità «modello Usa» infuoca il clima elettorale

No al modello americano

Stiamo assistendo, in questi giorni, all'ennesima strumentalizzazione messa in atto dal centro sinistra, che continua a rivendicare l'esclusiva nel settore sociale e sanitario. Si arriva a etichettare come «raid» una semplice e dovuta visita dell'on. Sgarbi (oltretutto solo e non accompagnato dall'on. Menia) a una importante struttura sanitaria cittadina di valenza internazionale, quale è il Burlo Garofalo.

Non avendo contenuti validi di programma nel settore sanitario, i rappresentanti del centro-sinistra non sanno che organizzare sit-in e volantinaggi, spacciando per veritiere delle affermazioni mai espresse dal candidato del Collegio Trieste 2 della Cdl. Anzi, al contrario l'on. Sgarbi ha sempre sostenuto e continuerà a sostenere la sua netta opposizione al modello «americano» di sanità, essendo quest'ultimo iniquo e punitivo per le classi meno abbienti, e confutando, altresì, la tesi di una sanità pubblica più efficiente, affiancata dove questa deficita, da una sanità privata sostenuta dallo Stato e quindi a basso costo per i cittadini. Nella sanità e nell'istruzione, quindi, un pubblico coordinato e integrato dal privato.

Pensiero espresso anche durante la visita al Burlo, in presenza del prof. Andolina, che in tale occasione si è detto schierato sulle medesime posizioni, in quanto a tutt'oggi lamenta delle carenze di personale e di mezzi che la sanità pubblica nel breve periodo non riesce a sanare. Particolare l'affermazione del prof. Andolina che «qualunque cosa riesca a fare il centro-destra se vince, sicuramente non riuscirà a fare peggio dell'Ulivo».

Vittorio Sgarbi

Servizio pubblico già smantellato

A proposito di difesa della sanità pubblica. Mentre un gran numero di colleghi medici si è schierato pubblicamente contro gli attacchi nei confronti del Servizio sanitario nazionale, un collega del Burlo e lo stesso onorevole Sgarbi si sono affrettati a smentire che nei programmi della destra ci sia uno smantellamento del Servizio pubblico. Io non mi permetto di considerare queste persone in malafede; penso piuttosto che ingenuamente non si rendano conto che il Servizio sanitario nazionale viene smantellato progressivamente già sotto questo governo di cosiddetto centro sinistra (oserei utilizzare il termine di destra moderata), e che nei programmi di Berlusconi c'è una riduzione delle tasse tale da imporre a chiunque sappia di aritmetica una riduzione del budget agli ospedali.

Il sistema è semplice e apparentemente indolore nella sua progressività: il bilancio degli ospedali viene ridotto di poco ogni anno, imponendo ai direttori generali il taglio progressivo di servizi, accorpamento di reparti, ecc. Alla fine i cittadini per poter sopravvivere, per evitare di diventare ciechi o zoppi, impareranno a rivolgersi a strutture private alternative. A questo punto il ricorso alle assicurazioni private sarà «spontaneo» imposto dalla dura realtà. Si realizzerà così il sistema americano, responsabile (dati dell'Organizzazione mondiale della sanità) di una mortalità infantile superiore del 30-50% di quella italiana e di un vero e proprio massacro di pazienti affetti da malattie da noi curabili. Se guardiamo al presente il fenomeno è già in corso; sembra che questo governo voglia pietosamente abituarci a quello che sarà il nostro futuro sotto Berlusconi.

Marino Andolina

Il Polo vuole le assicurazioni

Poiché siamo stati citati personalmente nell'articolo de Il Piccolo del 28 aprile intitolato «Sanità all'americana?» e poiché è stato detto: a) che «ci eravamo fregiati» dei contenuti programmatici per il settore sanità di Alleanza nazionale 1998 e, b) che «non sta scritto né in cielo né in terra che il Polo difende la sanità privata» crediamo di potere o dovere chiarire alcuni punti. Il primo, forse un po' personale, è che ci sembra difficile poter accettare che la bandiera per una sanità equa, solidale e universale che agitiamo da trent'anni sia stata davvero copiata dai programmi di Alleanza nazionale 1998.

Il secondo, di interesse molto più generale, riguarda le prospettive del Servizio sanitario nazionale in caso di vittoria della Casa delle libertà. È vero che a tutt'oggi, almeno a nostro sapere, manca un programma sanitario preciso del Polo. Non ci sembra però che quello che illustri esponenti hanno dichiarato recentissimamente corrisponda esattamente ai programmi di Alleanza nazionale 1998. Il senatore Antonio Tommasini, capogruppo di Forza Italia, nella commissione igiene e sanità del Senato e responsabile di Forza Italia per la sanità, ha testualmente affermato (vedi il giornale «Il bisturi» del 26 marzo 2001): «noi pensiamo di intervenire... con un vasto progetto di mutualità integrativa che dovrà caratterizzarsi come una vera seconda gamba del Servizio sanitario nazionale con la possibilità di divenire anche sostitutiva per determinate fasce di reddito».

Questo vuole dire, con tutta chiarezza, iniziare la trasformazione dell'attuale Servizio sanitario nazionale in servizio su base largamente mutualistica (cioè assicurativa). Questo prefigura di necessità una sanità a due livelli, di cui uno sostenuto dalla mutualità privata e l'altro dal servizio pubblico, togliendo a quest'ultimo le risorse che gli derivano fino ad ora, in primo luogo, dalle tasse dei più abbienti. Questa ci sembra una ferita gravissima ai principi di equità, universalità e solidarietà sui quali il nostro sistema sanitario si è appoggiato con il successo riconosciutogli ufficialmente dall'Organizzazione mondiale della sanità.

In aggiunta il senatore Tommasini prefigura una larghissima delega per la sanità alle Regioni: «ogni situazione dovrà verificare il modello migliore da applicare al suo tessuto territoriale e sociale». È chiaro il rischio della creazione di tante piccole repubbliche sanitarie

Fulvio Camerini

Franco Panizon

La concorrenza fa bene alla sanità

Forse non è inutile rispondere e rassicurare la dottoressa Federica Scrimin, anche a nome di Vittorio Sgarbi, che il Polo delle libertà, Forza Italia non ha la voglia né la volontà di arrivare a un sistema sanitario all'americana. Come per le privatizzazioni, la riduzione delle tasse, la giustizia giusta, la riforma dello statuto dei lavoratori, una cosa sono i programmi elettorali altra cosa sono le battaglie politiche che possono, tra breve me lo auguro, portare alla fine del monopolio pubblico della sanità.

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, o meglio i miliardi che Forza Italia preferisce spendere per la propaganda di partito, per far eleggere questo o quello, piuttosto che per condurre nel Paese ma soprattutto per convincere il Paese dell'urgenza di una grande riforma della sanità sul modello americano. Infatti creare condizioni di mercato e di concorrenza fra strutture pubbliche e private, darebbe un deciso impulso a una ristrutturazione del fatiscente e obsoleto apparato pubblico, a una razionalizzazione della spesa sanitaria complessiva, e a un miglioramento della qualità dei servizi offerti (un solo dato per tutti: in Italia oltre il 10% dei ricoverati nelle strutture pubbliche finisce per contrarre un'infezione ospedaliera).

Tra l'altro, data la formidabile dimensione del budget assorbito dalla sanità pubblica, non c'è da stupirsi del fatto che al suo interno, nelle aziende e negli ospedali, si sviluppino quotidianamente e dovunque vergognosi fenomeni di malcostume e di affarismo, intrecci e connivenze col settore privato, interessi economici e nicchie di potere, in totale dispregio degli interessi della collettività a usufruire di servizi sanitari efficienti. Così stando le cose, quindi, non c'è neppure da sorprendersi del fatto che più del 50% dei cittadini aventi diritto all'assistenza pubblica preferisca rivolgersi ai privati, e ritengano un vero e proprio furto il denaro che sono oggi obbligati a versare allo Stato per finanziare sfascio e sprechi di ogni genere.

Marco Gentili