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Il Piccolo 29-01-2002

Nessuna certezza, però il fatto di essere ammessa ai lavori dell'Alleanza nella capitale ceca, mettono la Slovenia in pole position per l'ingresso

Invito a Praga: la Nato apre la porta a Lubiana

Intanto ferve il dibattito tra gli «atlantisti» in maggioranza, capitanati dal Presidente Kucan, e gli oppositori

Effetti dell'azione di lobbying continuata dopo lo «schiaffo» di Madrid

TRIESTE - Esclusa, neppure troppo a sorpresa, nel luglio del 1997 a Madrid quando le furono preferite Polonia, Ungheria e Cechia, la Slovenia si giocherà a Praga tutte le sue carte per entrare a far parte della Nato. L' invito a partecipare ai lavori del vertice dell'Alleanza (la data deve essere ancora decisa dal Consiglio atlantico), che si terrà nella capitale ceca, è stato recapitato al governo di Lubiana. Dai non allineati di Tito al braccio difensivo americano in Europa il salto è enorme. Nessuna certezza ancora, ma ora le possibilità di essere «invitati» nel club atlantico si fanno concrete. E non è un caso che alla Camera di Stato si sia tenuto un lungo dibattito proprio sul tema dell'adesione alla Nato.

Se fino al fatidico 11 settembre 2001 le quotazioni slovene erano ancora basse - la delegazione statunitense a Bruxelles non dimostrava particolare interesse verso Lubiana - oggi lo scenario geopolitico e strategico è cambiato, tanto da accreditare la Slovenia, in procinto di entrare a far parte anche dell' Unione europea, della «pole position» in vista dell'appuntamento di Praga. Primo sostenitore dell'adesione alla Nato è il Capo dello Stato sloveno Milan Kucan. Adesione indispensabile «per avere - spiega - il più alto livello di sicurezza e partecipare attivamente alla politica di difesa euroatlantica». «I costi? La sicurezza nazionale - risponde deciso - non ha valore contabile». Gran alfiere dell'atlantismo sloveno il premier Janez Drnovsek, dopo lo «schiaffo» di Madrid, ha perseguito un'abile quanto silenziosa opera di «lobbying», trovando nella Germania di Schröder e nell' Italia due importanti sponsor europei, ma riuscendo a cancellare anche le ritrosie americane.

«Far parte della Nato - afferma il ministro degli Esteri, Dimitrij Rupel - significa far parte del mondo moderno cui anche la Slovenia appartiene». Il presidente del Parlamento, Borut Pahor, degli ex comunisti della Lista Unita, promette un'azione forte per convincere l' opinione pubblica dell'ineluttabilità della scelta euroatlantica, mentre il suo compagno di partito Aurelio Juri non vuole accettare l'adesione «a ogni costo» e mette in guardia sui rischi legati alla partecipazione attiva alla filosofia nucleare e nuclearista che potrebbe portare i sommergibili atomici della Nato a fare sosta nel porto di Capodistria. Il ministro della Difesa, Anton Grizold, glissa su questo «rischio» ma dichiara che sul territorio sloveno non sorgeranno installazioni militari con armamento nucleare. Lo schieramento dei contrari è capitanato dall'estrema destra di Zmago Jelincic che scaglia i suoi strali contro l'Alleanza, definita una «cricca imperialista in mano americana». «La Nato - rincara la dose - è quella che minaccia non quella che difende». Anche Luka Juri (figlio d'arte), responsabile dei giovani della Lista Unita boccia l'adesione. «La Nato - dice - non è garanzia di stabilità e democrazia e la Slovenia entrando nell' Alleanza diventerebbe un bersaglio di potenziali atti terroristici».

Il Parlamento, così come il governo, ha comunque garantito che l'adesione sarà sottoposta a un referendum popolare, il cui esito pro Nato non è mai stato messo in discussione dai sondaggi fin qui svolti. Nel 2002, dunque, la Slovenia rischia di fare «bingo», con la conclusione delle trattative per l'adesione all'Ue e l'ingresso nella Nato. Dieci anni fa nessuno avrebbe scommesso un penny sulla «crescita» a livello internazionale di questa che tutti additavano un po' simpaticamente come una sorta di novella Lilliput. Lubiana dal non allineamento jugoslavo di titina memoria oggi si trova a cavalcare l'onda atlantista. Del resto, priva di un' aviazione militare, con pochi soldati e altrettanto scarsi cannoni e carri armati, se per la Slovenia la Nato rappresenterebbe un'occasione irripetibile per entrare a far parte di un sistema di difesa all' avanguardia, Lubiana diventerebbe per l'Alleanza un importante avamposto nel delicato e ancora incandescente quadrante balcanico.

Mauro Manzin