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Il Piccolo 02-07-2002

Sembra definitivamente naufragato l'accordo sulla comproprietà della centrale nucleare

Krsko, gelo tra Slovenia e Croazia

Mesic: «Un altro negoziato, o noi vendiamo la nostra quota»

LUBIANA - Sembra definitivamente naufragato l'accordo tra Slovenia e Croazia sulla comproprieta' della centrale nucleare di Krsko. E' scaduto infatti ieri il termine ultimo per la ratifica del documento da parte dei Parlamenti dei due paesi. A Lubiana il documento e' stato bloccato da un ricorso presentato alla Corte Costituzionale mentre a Zagabria l'intesa ha incontrato l'opposizione dei social-liberali al governo. Un'opposizione che rischia di spaccare anche lo stesso esecuitvo del premier Ivica Racan.

Non c'e' accordo tra i due Paesi nemmeno sulla ripresa delle forniture alla Croazia della corrente elettrica prodotta dalla centrale. Zagabria ha infatti ritenuto troppo alto il prezzo della corrente offerto da Lubiana che per un MegaWatt/ora ha chiesto 29,70 Euro. Ufficialmente, l'ente elettroenergetico croato HEP non ha nemmeno risposto all'offerta slovena, ma ha precisato che si tratta di un prezzo inaccettabile poiche' in esso vi sono computati anche 2,771 Euro, relativi ai costi dello smantellamento della centrale. Lubiana aveva lanciato l'offerta il 20 giugno scorso quando era ormai chiaro che l'intesa su Krsko sarebbe fallita. Il contenzioso sulla centrale subisce quindi un'involuzione e fa tornare la crisi indietro di quattro anni all'agosto del 1998 quando la Slovenia staccò la spina agli elettrodotti verso la Croazia. Se al contrario l'accordo avesse ottenuto la ratifica, oggi la Croazia avrebbe dovuto riottenere la corrente prodotta a Krsko ad un prezzo favorevole.

Ora tutto è piu' complicato e per Lubiana il danno non è solo politico ma anche economico. Non accettando l'offerta slovena Zagabria potrà ora riproporre nei confronti di Lubiana anche la vecchia causa per danni, risalente proprio all'agosto '98, per la sospensione unilaterale delle forniture di energia. Zagabria aveva infatti smesso di presentare i conti per la mancata erogazione nel dicembre scorso, quando fu varato l'accordo di comprorieta' della centrale. Inoltre da ieri sono nuovamente attive tutte le richieste giudiziarie dell'ente elettroenergetico croato nei confronti di Krsko, che senza interessi di mora ammontano a 180 milioni di dollari. Sulla questione si e' espresso sempre ieri il presidente croato Stipe Mesic il quale ha ipotizzato due soluzioni: o ci si risiede a un tavolo negoziale e si trova una soluzione oppure la Croazia venderà la sua quota di proprieta' della centrale di Krsko.

Secondo Mesic, la seconda ipotesi e' la piu' vantaggiosa perche' consentirebbe a Zagabria di liberarsi di tutti i problemi che circondano la centrale, dai costi di gestione fino a quelli, più elevati, del suo smantellamento. Nel corso di un'intervista rilasciata alla radio di stato croata, Mesic ha parlato anche del problema confini precisando che anche in questo caso Slovenia e Croazia dovrebbero tornare al tavolo negoziale. Mesic ha tenuto a sdrammatizzare l'eventualità di una crisi di governo a Zagabria ma ha comunque affermato di essere pronto a sostenere anche un esecutivo di minoranza se i social-liberali decideranno di abbadonare la coalizione a causa dell'accordo su Krsko.

Le parole di Mesic giugono quale risposta al suo collega sloveno Milan Kucan che a sua volta, solo poche ore prima, aveva rilasciato un'intervista alla Televisione di stato slovena. Kucan ha affermato che i due paesi non dovrebbero ridiscutere i problemi da capo bensi' proseguire i negoziati partendo dai risultati gia' raggiunti. In merito alla mancata ratifica dell'accordo su Krsko, il presidente sloveno ha affermato che il Parlamento di Lubiana deve attendere la sentenza della Corte Costituzionale. «Se verrà riscontrata l'incostituzionalita' dell'accordo - ha spiegato Kucan - allora dovremmo ridefinire assieme a Zagabria le parti ritenute non conformi alla nostra costituzione.»

Il capo di stato sloveno ha tuttavia ammesso che i rapporti tra i due Paesi sono in una fase di stallo ed ha inoltre affermato che cio' non giova alla loro credibilita' internazionale. «In questo momento ha - detto ancora Kucan - è difficile negoziare con un Paese minacciato dalla crisi di governo. Ad ogni modo - ha sottolineato il presidente sloveno - i problemi vanno affrontati uno alla volta senza condizionare la soluzione di uno con quella di un altro.» Tornando all'accordo su Krsko, oggi a Zagabria potrebbe essere il giorno della verita': dopo la ferma opposizione dei social-liberali, tocca al Sabor decidere se continuare o meno la discussione sulla ratifica dell'intesa.

r.c.