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Il Piccolo 30-04-2002

ZAGABRIA Una non meglio precisata azienda austriaca offrirebbe di comprare la quota di proprietà croata della centrale

Vienna interessata a Krsko, per chiuderla

ZAGABRIA - Una non meglio precisata impresa austriaca sarebbe pronta a rilevare la quota di proprietà croata (50 per cento) della centrale elettronucleare di Krsko, in Slovenia. Ne scrive il quotidiano Vjesnik di Zagabria, richiamandosi a fonti ufficiose del governo croato. Nell'articolo, firmato da Dada Zecic, si riporta la dichiarazione del premier Ivica Racan al termine della seduta del Comitato centrale del Partito socialdemocratico: «Posso solo anticiparvi - aveva detto il primo ministro - che un gruppo straniero è pronto ad acquistare la nostra partecipazione nella proprietà dell'impianto nucleare di Krsko. Il governo non ha però ancora deciso nulla». Secondo il Vjesnik, l'entrata del capitale austriaco nella centrale avrebbe un fine ben preciso: è noto che nel Paese alpino è da anni in corso una campagna contro gli impianti nucleari, che ha portato nel Duemila alla chiusura del nuovo impianto di Zweitendorf. Per tacere delle 900 mila firme austriache contro la centrale di Temelin, in Cechia, a ridosso del confine con l'Austria.

In quest'ottica ecco inquadrarsi la richiesta per Krsko, altra struttura fortemente avversata dagli austriaci che ne temono eventuali guasti o disastri causati da atti terroristici. Rilevando la proprietà croata, sostiene la Zecic, gli austriaci potrebbero convincere più facilmente Lubiana sulla necessità che Krsko chiuda prima del 2023, anno fissato per la cessazione dell'attività, al quale deve seguire lo smantellamento. È risaputo inoltre che al Sabor, il parlamento croato, la ratifica dell'accordo croato-sloveno sulla centrale sta avendo una gestazione molto travagliata.

L'intesa è stata sì accettata in prima lettura, ma con la bocciatura dell'opposizione di destra (guidata dall'Accadizeta) e con le forti riserve espresse da due dei cinque partiti della coalizione governativa, quello contadino e quello social-liberale. Secondo i parlamentari «riottosi», nell'accordo non sarebbero fissate le spese per lo smantellamento di Krsko, con la Croazia ad assumersi lo stoccaggio di ingenti quantitativi di scorie radioattive. «Meglio vendere la nostra partecipazione - si è sentito dire al Sabor - anche perché la corrente elettrica prodotta da Krsko è più costosa di quella offerta sui mercati europei». Sempre stando al Vjesnik, la Croazia avrebbe in progetto la costruzione a Trgovska gora (al confine con la Bosnia) di un grande deposito per le scorie della centrale nucleare. Inutile dire che la popolazione bosniaca dell'area e gli ambientalisti croati sono già sul piede di guerra.

a.m.