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Il Piccolo 18-12-2001

LUBIANA Domani o giovedì i ministri dell'Energia di Croazia e Slovenia sigleranno l'intesa sulla centrale nucleare

Accordo su Krsko, si va alla firma

Da luglio il sistema elettroenergetico di Zagabria si ricollegherà con l' impianto

LUBIANA È fissato per i prossimi giorni, domani o giovedì, un appuntamento storico per quanto riguarda i rapporti sloveno-croati. Dopo anni di lunghi e difficili trattative, sarà firmato l'accordo sulla gestione della centrale nucleare di Krsko. I ministri competenti per il settore energetico, Janez Kopac, da parte slovena, e Goranko Fizulic per i croati, confermeranno l'impegno dei rispettivi governi per il normale funzionamento dell'unico impianto atomico della disciolta federazione jugoslava.

La proprietà della struttura sarà equamente divisa tra i due stati, che incaricheranno poi della parte operativa, gli enti nazionali per l' erogazione della corrente elettrica ossia le loro società consorelle. L' accordo, parafato l'estate scorsa e appoggiato dai comitati esteri dei parlamenti di Lubiana e Zagabria, doveva entrare in vigore il primo gennaio prossimo. I rinvii degli ultimi mesi, legati alle difficoltà insorte nell' intesa sui confini, faranno slittare anche l'attuazione delle soluzioni previste per Krsko. Infatti soltanto a partire dal primo luglio prossimo, il sistema elettroenergetico croato tornerà a collegarsi alla centrale atomica.

Dopo quattro anni d'interruzione, potrà sfruttare la metà della corrente elettrica prodotta con la fusione nucleare. Le spese per la manutenzione degli impianti e le pendenze ereditate dal passato, saranno equamente suddivise. Più complesso il nodo delle scorie radioattive. L'accordo prevede che rimangano nei depositi temporanei della centrale, sino allo smantellamento definitivo, previsto per il 2023. Una soluzione che solleva forti polemiche per i potenziali rischi di contaminazione. Le comunità locali della regione ed un gruppo di deputati hanno chiesto al governo di non sottoscrivere il documento con i croati. Sarebbe penalizzante - hanno sostenuto in una lettera inviata al premier Drnovsek - per gli interessi nazionali sloveni.

red