Il Piccolo 19-01-2002
Il presidente della Regione inaugura a Pristina un ufficio-antenna che assistito da Finest offrirà supporto istituzionale agli imprenditori dell'area nordorientale d'Italia
Tondo: «Esporteremo il modello delle piccole e medie imprese». Opportunità nella gestione delle municipalità
TRIESTE - Leggi Kosovo e pensi alla guerra, allo scontro interetnico, alle bombe e ai kalashnikov, all'insanabile frattura tra serbi e albanesi. Eppure c'è già chi, al di là dei facili luoghi comuni, vuole interpretare il futuro dell'ex provincia autonoma in chiave propositiva, quindi imprenditoriale.
È il «solito» volano del Nordest che non sta mai fermo, che si muove e che oggi si propone sullo scenario dell'ultima guerra balcanica. È targata Veneto e Friuli Venezia Giulia, infatti, la «joint-venture» tra imprenditoria italiana e kosovara che ha dato vita a Pristina alla «Friulkos», prima vera «testa di ponte» di una moderna volontà di impresa. E, quasi a voler supportare gli sforzi d'investimento, ecco la Banca di Cividale che si pone tra i soci fondatori della Banca privata d'affari «BpB», entrando a far parte del suo consiglio di amministrazione.
Il problema sorge però a livello istituzionale. Nel Kosovo oggi vi è di fatto un'amministrazione mista dove la «Kfor», la forza multinazionale di pace, è una sorta di braccio militare, l'«Unmik», la missione dell'Onu, ne costituisce la parte civile e di polizia, mentre la ricostruzione è affidata a un'Agenzia europea. A livello politico il Parlamento kosovaro non riesce a esprimere il Presidente a causa delle divisioni interne tra i partiti albanesi, mentre nessuno è disposto più a vivere sotto o assieme all'autorità serba. Anche per questo la Regione Friuli-Venezia Giulia ha deciso di «scommettere» sull'opzione Kosovo. Detto e fatto. Anche sotto la sollecitazione dell'imprenditoria regionale il Friuli-Venezia Giulia, supportato dall'esperienza della Finest, ha aperto a Pristina un «ufficio-antenna», che sarà gestito per i prossimi sei mesi da Roberto Tassile e che costituisce la risposta alle richieste di istituzionalità che giungono dai nostri imprenditori.
Un ufficio che farà da collegamento tra gli investitori italiani e l'amministrazione kosovara. Un ufficio che è stato emblematicamente battezzato «antenna», proprio perchè «avrà il compito - come spiega il presidente della Regione, Renzo Tondo che ieri a Pristina ha inaugurato la struttura - di ricevere e rilanciare messaggi, sollecitazioni, iniziative e impegni». Una scommessa, o meglio «un investimento», come lo definisce Tondo che può, a lungo termine, diventare lo strumento vincente.
Dopo il mandato europeo per la ricostruzione della Slavonia orientale in Croazia l'«Ostpolitik» regionale sbarca anche in Kosovo. E lo fa conscia delle difficoltà oggettive che la situazione geopolitica dell'area impone. «Io sono fiducioso - dichiara però Tondo - anche perché rispetto alla situazione bosniaca dove la gente vive un po' ripiegata su se stessa, devo dire di aver notato qui in Kosovo una maggiore volontà di ricostruire, di ricominciare a lavorare e a produrre. Gli albanesi stanno dimostrando un orgoglio che li sta portando fuori dalle secche di anni di guerriglia prima e di guerra poi». «Con questa iniziativa - prosegue - la Regione vuole offire nuove opportunità al cosiddetto sistema Friuli, il che significa pubblico e privato, di essere presente su un mercato che si va ad aprire».
Tondo comunque sa che ci sarà da lavorare sodo. «Anche perché qui - spiega - non c'è coesione sociale, questo è un Paese ancora fortemente diviso dove l'instabilità e l'insicurezza sono quasi palpabili». Visto e considerato poi che fino al 1999 la classe dirigente, la nomenklatura che amministrava tutto, era serba e che ora i serbi non ci sono più, si avverte adesso più che mai la mancanza di capacità gestionale, vuoi della cosa pubblica, vuoi di quella privata. Ma è proprio qui che si inserisce l'azione del Friuli Venezia Giulia. Tondo non si fa illusioni e sa che il gioco dei grandi appalti, quelli per la ricostruzione delle infrastrutture come le strade e i ponti, si farà a livello comunitario con gli inglesi in «pole position».
«Noi però - dice il presidente - siamo pronti a esportare il modello della piccola e media impresa, senza dimenticare l'importante ruolo che possiamo giocare a livello di gestione delle municipalità, esportando il nostro "know-how" in materia di reti elettriche, acquedotti, sistemi fognari, telefonia, ma anche penso a settori come il trasporto pubblico e l'organizzazione dei servizi più in generale. Senza dimenticare anche l'opera di riorganizzazione catastale visto che i serbi andandosene hanno distrutto tutto. Sarà fondamentale - conclude Tondo - che il Kosovo imbocchi con decisione la via della democrazia, unica vera e fondamentale garanzia per la moderna imprenditoria». I rischi ci sono, ma ci sono anche le potenzialità. Per ora l'ufficio-antenna costa alla Regione 120 milioni per un semestre, al termine del quale si deciderà se proseguire e, eventualmente, anche ampliare l'iniziativa in loco.
Per adesso l'impressione è buona. Lo testimoniano le parole del sindaco di Pristina, Salih Gashi il quale ha affermato come «in questo modo noi kosovari sentiamo più vicina anche l'Europa delle istituzioni, Europa della quale speriamo di far parte in futuro». Anche il presidente di «Friulkos», Nail Reshidi ha giudicato postivamente lo «sbarco» a Pristina della Regione Friuli Venezia Giulia, vedendo nella sinergia con gli imprenditori del Nordest un'occasione in più per costruire il futuro economico del Kosovo. La scommessa, che ha un po' il sapore della sfida, è stata lanciata, con l'idea di veder crescere un mercato che ha in sè tutte le potenzialità per ragionare in termini di crescita e di sviluppo socio-economico.
Mauro Manzin