Il Gazzettino 08-03-2002
Il vertice-lampo cade in un momento di tensione nei rapporti tra Roma e Berlino, per motivi di politica interna ma anche di leadership economica
Oggi a Trieste Berlusconi incontra Schröder, sul tappeto il ruolo dei due Paesi in vista dell'allargamento dell'Ue
Trieste - Chissà se il giro in barca sul golfo di Trieste aiuterà a rasserenare l'animo di Silvio Berlusconi dopo l'incontro - che si annuncia "caldo" - con il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Chissà se oggi pomeriggio, dopo un summit "mordi e fuggi" da mezzogiorno all'ora del the, Italia e Germania saranno più vicine o più lontane. In ogni caso, questo vertice non poteva cadere in una data e in un luogo più opportuni. Da settimane infatti si assiste al crescente riproporsi del "caso Italia" da parte di questo o quel ministro tedesco: l'ultima uscita in ordine di tempo è quella della responsabile della Giustizia, Herta Daeubler-Gmelin, che dichiara il suo appoggio «alla crescente resistenza in Italia contro l'abuso del potere e altri problemi». Certificando così che in Italia si vivrebbe in uno Stato dove l'abuso di potere è all'ordine del giorno. Per non parlare della levata di scudi contro i timori di Bossi per la possibile nascita «di un'Europa autoritaria, di stampo stalinista o fascista». «Dichiarazioni antistoriche e insensate», le ha bollate lo stesso Schroeder in un'intervista. Lo stesso Schroeder che a un altro giornale un'ora dopo definisce «unilaterale e senza sensibilità» l'Ue perchè non tiene nella giusta considerazione le peculiarità della struttura economica tedesca. Ma non c'è, come può sembrare, contraddizione tra le due posizioni: semplicemente, tutto il mondo è paese. Tutti colgono la pagliuzza nell'occhio altrui, ma le travi nel proprio vengono accuratamente ignorate.
E allora, stringi stringi, il senso di questo incontro a quattr'occhi tra Schroeder e Berlusconi (affiancati solo dagli interpreti e dai due sottosegretari agli Esteri Roberto Antonione e Ludger Vollmer) si racchiude nel nuovo ruolo che l'Italia si sta ritagliando a livello europeo: non più appiattita e lesta a votare all'unanimità qualsiasi decisione di Bruxelles, ma in grado anche di dire di no. Magari per piegarsi in un secondo momento, come è successo in alcune materie giudiziarie, ma comunque con la consapevolezza di volersi ritagliare un ruolo autonomo nella costruzione dell'Europa, soprattutto in vista dell'allargamento a Est dell'Unione, previsto per il 2004.
E qui entra in ballo la scelta di Trieste come sede del vertice. Perché è a Nordest, all'imbocco della pianura Padana, che si gioca la partita sullo scacchiere europeo. I Paesi dell'Est in predicato di entrare nell'Ue (e i loro mercati) guarderanno a Nord o a Sud? Guarderanno alla Germania e ai suoi satelliti o all'Italia e al suo sbocco nel Mediterraneo? Non è una partita da poco, se si pensa che proprio la scorsa settimana a Venezia la vicepresidente del governo europeo, Loyola de Palacio, di fronte ai ministri di sei Paesi ha assicurato che l'Unione privilegerà la nascita dell'asse "meridionale" da Lisbona a Kiev in materia di infrastrutture, e quindi di trasporti, e quindi di "affari".
Un esempio per sintetizzare: se i porti di Trieste e Venezia diventeranno lo sbocco sul mare per i Paesi del centro-est Europa, i portuali di Amburgo non faranno certo salti di gioia. Come non li fa il loro Cancelliere. «Dalla nostra abbiamo anche l'indirizzo ribadito dal presidente Ciampi non più tardi di una settimana fa - dice Maurizio Maresca, presidente dell'Autorità portuale giuliana - che insiste sulla necessità di creare un sistema portuale del nord Adriatico da Venezia a Fiume con un ruolo centrale di Trieste. A Berlusconi faremo vedere dal mare quello che stiamo realizzando, e quello di cui abbiamo bisogno per vincere la concorrenza del nord Europa. Vinceremo la sfida, e con noi il sistema Nordest, se i Paesi dell'Est che entreranno nell'Ue rispetteranno i principi del mercato accettati dal diritto comunitario. A quel punto, i tedeschi avranno in noi un concorrente temibile».
Il "cuore" dei colloqui sarà dunque rappresentato dal futuro dell'Europa e dal ruolo che avranno i due Paesi anche alla luce dell'armonizzazione dei mercati finanziari e la liberalizzazione di quello dell'energia; si parlerà anche delle riforme strutturali in vista dell'allargamento, dei lavori della Convenzione, dei tempi della futura Conferenza Intergovernativa (Cig). Tanta carne al fuoco, per una visita di un paio d'ore.
Ario Gervasutti