Il Piccolo 13-01-2002
FIUME - E' la regione croata dove si conta il maggior numero di proprietà immobiliari nelle mani di privati forestieri
Ma negli elenchi dei ministeri competenti mancano gli italiani e gli sloveni
La lacuna è dovuta al fatto che gli abitanti dei due Stati o hanno la doppia cittadinanza o hanno usato dei prestanome, salvo i casi di permessi «speciali».
FIUME - Fra le ventuno regioni in cui si suddivide la Croazia, l'Istria è quella più «venduta» agli stranieri. Qui si conta infatti il maggior numero di proprietà immobiliari acquistate da cittadini di altri Paesi: 660 in tutto (esclusivamente case e terreni non demaniali). Al secondo posto, staccata non di molto, la regione di Fiume o Contea Litoraneo-montana, nella quale le 582 proprietà immobiliari appartenenti a stranieri si concentrano soprattutto nella «zona a mare» comprendente la Riviera di Abbazia, quella di Crikvenica e le isole di Veglia, Cherso e Lussino. Va sottolineato che parliamo di privati e non di aziende che soggiacciono ad altre norme.
Tutte le altre regioni o contee sono nettamente staccate: al terzo posto Spalato (per estensione territoriale la maggiore in Croazia) con appena 163 proprietà di stranieri, seguita da Zara (106). Stessa graduatoria, con l'Istria in testa, anche per ciò che concerne l'estensione delle proprietà immobiliari acquistate da cittadini d'oltreconfine: in tutto quasi 320 mila metri quadrati di superficie. Viene poi la regione di Fiume con 226 mila metri quadrati, al terzo posto la regione di Segna e della Lika (inclusi i celebri Laghi di Plitvice) con 198 mila metri quadrati. Quarta la regione spalatina, con appena 92 mila metri quadri «stranieri». Quasi del tutto irrilevanti i numeri delle altre regioni croate.
Le cifre elencate sono quelle ufficiali del ministero degli Esteri e degli altri dicasteri competenti, riferite agli acquisti avvenuti nell'intervallo dal gennaio 1995 all'ottobre scorso. Si tratta però di dati sui quali grava un forte sospetto di incompletezza, poichè nelle liste non sono menzionati i cittadini italiani, che invece ci sono certamente, ma non compaiono probabilmente per via del diritto alla doppia cittadinanza o per il ricorso a prestanome (parenti, amici, conoscenti). Così gli elenchi ministeriali pongono al primo posto tedeschi e austriaci, seguiti da bosniaci e cittadini di vari altri Paesi. Non compaiono neppure gli sloveni (stesso discorso che per gli italiani), i quali in Istria sono sicuramente ben «piazzati».
Sempre in tema, c'è la questione degli «accordi di reciprocità», non stipulati con Italia, Slovenia e altri singoli stati. Per cui un cittadino italiano o sloveno che non possa ricorrere al marchingegno della doppia cittadinanza non può figurare nei libri catastali come titolare a tutti gli effetti di una proprietà. Però ciò non vale per un ungherese o uno statunitense, stati con i quali la «reciprocità» sussiste. Fatti salvi i casi di autorizzazioni all'acquisto concesse dai ministeri. Va aggiunto, comunque, che l'assurdo è in procinto di sparire. Lo impone l'accordo associativo di recente sottoscritto da Croazia e Unione Europea, di cui è stato avviato l'iter di ratifica parlamentare.
r. f.