Il Messaggero Veneto 09-09-2001
La Lega Nord chiederà di inserire nella prossima Finanziaria anche contributi per gli studenti aspiranti paramedici
UDINE «Ottocentomila lire al mese in più per gli infermieri. Per uscire dall'emergenza, occorre garantire questo trattamento economico al nostro personale paramedico, che oggi se ne va in Veneto, perché lì prende di più. La Regione deve farsi carico del problema, lavorando assieme alle Usl». Beppino Zoppolato, commissario della Lega Nord, annuncia che una delle prossime battaglie del Carroccio sarà quella per un consistente aumento degli emolumenti nel settore infermieristico. E non solo.
«Già in questa Finanziaria, lavoreremo perché siano forniti dei contributi, delle borse di studio, a quanti accettano di frequentare i corsi. Ma il problema vero è un altro: è che da noi i lavoratori della Sanità sono sottopagati, e va da sè che una professione mal remunerata non è appetibile. Dovremo arrivare ad un bel ritocco all'insù delle buste paga. Ripeto: ottocentomila lire».
È tanto convinto della necessità di affrontare subito il problema dell'assistenza nelle strutture sanitarie (ma anche del settore domiciliare), Zoppolato, che fa uno strappo alla politica della "tolleranza zero" sugli extracomunitari. «I contributi di cui abbiamo parlato, saranno resi disponibili anche per gli immigrati. Ma il dato chiave è quello della retribuzione».
Ma, stando ad Enrico Barberi, segretario della Cgil Sanità, il differenziale tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto è una vera e propria leggenda metropolitana. «È il solito discorso dell'erba del vicino che è sempre più verde. Sinché a sostenerlo sono altre organizzazioni, si tratta di libera concorrenza, ma quando lo dice l'assessore, mi preoccupo», spiega. «Proprio dopodomani avremo un incontro con i colleghi del Veneto, legato al fatto che di là protestano perché gli infermieri friulani prenderebbero di più. In quarantott'ore potremo fornire i dati, confrontandoli per settori omogenei».
Perché la situazione non è identica per tutti. Neanche per i 7000 infermieri del Friuli-Venezia Giulia. Di comune c'è il contratto nazionale, che vale un milione e 950 mila lire mensili nette (che diventano circa due milioni e 200 mila a fine carriera), cui si aggiungono due ulteriori voci: i turni di notte e nelle giornate festive e i contratti integrativi aziendali.
«Nel primo caso si tratta di circa 350 mila lire lorde, ovvero 200 mila nette. Nel secondo le cifre variani, perché, con l'accordo frimato in marzo, la Regione ha dato alle Aziende 21 miliardi da spalmare su tutto il personale, di cui meno della metà sono infermieri. In alcuni casi considerando l'emergenza, i soldi sono stati riservati solamente a loro. Alla fin fine oggi un infermiere, tutto incluso, porta mediamente a casa due milioni e 600 mila lire», dice ancora Barberi. «Il nuovo contratto nazionale, successivo agli accordi con le Regioni, avrebbe aumentato di 350 mila lire circa questa cifra. Ma Tremonti ha bloccato il decreto legge. La Lega, se vuole aiutare il comparto, è al governo a Trieste come a Roma...».
Luciano Santin