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Il Piccolo 21-11-2001

Oggi si apre il summit al quale parteciperanno i capi di governo e i ministri degli Esteri di diciassette Paesi: tutti i temi in agenda

Ince: a Trieste si forma l'Europa di domani

Pace e stabilità nei Balcani, lotta al terrorismo e allargamento della Ue i nodi cruciali

TRIESTE - Pace e stabilità: sono questi i due termini dello stesso concetto che l'Iniziativa centroeuropea (Ince) vuole coniugare nel summit dei 17 capi di governo in programma a Trieste nelle giornate di domani e di venerdì. Perché dopo i tragici avvenimenti dell'11 settembre negli Stati Uniti e con una guerra al terrorismo in corso nessuno può permettersi di abbassare la guardia. Tantomeno gli Stati di un'area, come quella Ince per l'appunto, che insiste sullo scacchiere dell'Europa centrale e meridionale e che confina con alcune tra le zone più «calde» del pianeta, come quella caucasica, la mediorientale ed è divisa solo dal Mediterraneo meridionale dalla regione islamica magrebina. Anche perché l'Europa ha, forse, finalmente capito la drammatica lezione che è giunta dallo sfacelo dell'ex Jugoslavia e che proprio qui a Trieste, proprio in ambito Ince, si ritroverà a confronto in un insolito, di questi tempi, faccia a faccia, vista la partecipazione ai lavori di Slovenia, Croazia, Jugoslavia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina.

COOPERAZIONE. I nemici di ieri parleranno oggi di cooperazione. Parleranno di Europa. Perché l'impegno, o forse, la sfida che la presidenza italiana dell'Ince vuole rilanciare proprio a Trieste è quella di consolidare il proprio ruolo di anello di congiunzione tra l'Unione europea e i Paesi dell' area balcanica e della regione centroeuropea. Un discorso complicato, visto che vede sedere allo stesso tavolo ben 17 Paesi con alle spalle storie estremamente diverse. Paesi nati da pochi anni. Paesi usciti da 50 anni di gestione comunista. Paesi che hanno conosciuto fino a ieri la guerra, i campi di sterminio e la pulizia etnica. Paesi che rappresentano 250 milioni di abitanti, con davanti a loro però un'unica dimensione: quella europea.

ALLARGAMENTO UE. Ed è per questo che nel vertice di Trieste il tema dell' integrazione diventerà tutt'uno con quello dell'allargamento a Est dell' Unione europea, che sancito a Nizza dai Quindici, vedrà già il prossimo anno le prime adesioni di Stati Ince quali la Slovenia, l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca. Paesi che giungono a Trieste per respirare l'aria comunitaria, per capire quali sono i ritardi rispetto alla tabella di marcia del treno europeo, per trovare quegli strumenti istituzionali e politici sinergici che siano in grado di agevolare il loro ingresso nel pianeta comunitario. Insomma vengono un po'tutti a lezione di Europa.

LOTTA AL TERRORISMO. Un'Europa che dopo l'11 settembre è diventata ancora più attenta ai temi della sicurezza e della lotta al terrorismo. E l'area storica dell'Ince, soprattutto quella balcanico-danubiana, è da anni al centro di fenomeni quali l'immigrazione clandestina, il traffico di droga e di armi che assumono oggi valenze essenziali in un discorso che punti ai valori della pace e della stabilità. Se nel campo della giustizia proprio nel capoluogo giuliano lo scorso marzo è stata firmata la cosiddetta «Dichiarazione di Trieste» che punta a una omogeneizzazione dei sistemi giuridici dei Paesi membri dell'Ince con quello comunitario, favorendo lo scambio di dati e informazioni, agevolando così i punti di contatto tra le varie amministrazioni, un simile livello sinergico si vuole instaurare anche per quel che concerne le operazioni di polizia, soprattutto di fronte al comune nemico costituito dal terrorismo internazionale. E la partecipazione ai lavori di Paesi balcanici e dell'ex Unione sovietica (Bielorussia, Moldova e Ucraina) ancora fortemente permeabili ai proseliti dell'illegalità e del crimine organizzato costituisce indubbiamente un'occasione quanto mai propizia per forgiare strumenti di lotta e di repressione comuni e, quindi, più efficaci.

BALCANI. Un altro degli argomenti cardine dei lavori del summit sarà l' esame dei più recenti sviluppi nell'Europa sud-orientale, con particolare riferimento al processo di stabilizzazione che ancora stenta a decollare in Macedonia, alle prospettive di pacificazione nel Kosovo, dove si sono appena svolte le elezioni politiche, al rebus del Montenegro che sembra avere già la valigia in mano per andarsene dal condominio jugoslavo e alla Bosnia-Erzegovina che fatica a ricostruire le proprie strutture istituzionali e politiche. Aree, tra l'altro, che assieme all'Albania vedono i militari italiani impegnati in prima fila con i contingenti di pace della «Sfor», della «Kfor» e della «Comm.West Zone».

INIZIATIVA QUADRILATERALE. Una particolare lente d'ingrandimento sarà poi costituita dalla riunione dell'«Iniziativa Quadrilaterale» tra Italia, Slovenia, Croazia e Ungheria che avrà luogo nella giornata di venerdì a livello di capi di governo e di ministri degli Esteri. Nata nel 1996 con la Dichiarazione di Roma quale Trilaterale tra Italia, Slovenia e Ungheria ha accolto il 13 settembre del 2000 l'adesione della Croazia che, uscita dalla «democratura» tudjmaniana, ha imboccato la sua primavera democratica. Un' intesa che è operativa anche dal punto di vista militare con la nascita di una Brigata multilaterale con i soldati italiani, sloveni e magiari in grado di sviluppare un'azione di «peacekeeping». Il comando della Brigata (Multinational Land Force) si insedierà ufficialmente a Udine il prossimo 29 novembre. Ma la «Quadrilaterale» sarà anche il momento in cui l'Italia si ritroverà di fronte agli interlocutori croati, con cui è ancora in corso il lungo contenzioso relativo alla firma del Trattato bilaterale di cooperazione, e agli interlocutori sloveni. Con Zagabria e con Lubiana c'è ancora da dirimere la questione relativa ai beni abbandonati dagli esuli, questione che proprio nei giorni scorsi la Farnesina ha deciso di riaprire istituendo una commissione giuridica ad hoc per valutare le possibili azioni a livello di diritto internazionale per far valere, ove possibile dopo e oltre Osimo, il diritto di restituzione.

Trieste, dunque, sarà per tre giorni la capitale di una sorta di «pre-Europa», impegnata in un difficile cammino comune che ha quale meta finale le istituzioni comunitarie di Bruxelles. Una tappa, quella giuliana, che diventa fondamentale per almeno quattro Paesi Ince (Slovenia, Ungheria, Polonia e Repubblica ceca) impegnati nella volata finale davanti al traguardo dell'Ue, dove vogliono giungere in tempo per prendere parte alle elezioni europee del giugno 2004.

Mauro Manzin