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Il Piccolo 20-01-2002

Dibattito a Cordenons con il sottosegretario all'Economia, Contento, e l'assessore regionale all'Industria, Dressi

Immigrazione, il «nodo» è la casa

La Caritas: «L'occupazione non manca, precaria la situazione degli alloggi»

Chiesta la regolarizzazione mirata delle cosiddette «badanti». Sonego (Ds): «In Friuli Venezia Giulia la Lega sta attuando una politica di discriminazione»

PORDENONE - Una regolarizzazione mirata alle «badanti» ovvero a quelle immigrate, spesso clandestine, che garantiscono l'assistenza agli anziani non autosufficienti. È la proposta avanzata dalla Caritas al governo e che è stato uno dei temi di discussione nel corso del convegno su «Immigrazione e lavoro: risorsa o rischio» organizzato dal circolo Eureka a Cordenons. Una proposta su cui «occorre riflettere - ha risposto il sottosegretario all'Economia, Manlio Contento (An) -. Mi rendo conto che è un problema sentito, e che un confronto su questo tema sia necessario, ma è vero che esistono contraddizioni che devono ottenere risposte» e contenute, ad esempio, nei dati sulla disoccupazione degli extracomunitari. È compito dello Stato vigilare per garantire la sicurezza dei cittadini «perché senza sicurezza non c'è pace sociale, integrazione, sviluppo» ha aggiunto il sottosegretario ricordando che l'immigrazione «è una risorsa se avviene nel rispetto delle leggi».

Una visione puramente economicistica del fenomeno, è quindi immigrazione funzionale esclusivamente al fabbisogno delle imprese, viene contestata anche dal presidente dell'Unione degli industriali pordenonesi, Piero Della Valentina, perché non tiene conto del contesto sociale, dei bisogni espressi da chi entra in questo Paese nè delle possibilità di accoglienza che il territorio è in grado di esprimere. «È necessario cambiare l'approccio - ha invitato - se davvero vogliamo ottenere le risposte». Eppure proprio gli imprenditori «hanno responsabilità» è stata l'opinione di Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre, sia per le indicazioni che hanno fornito nel passato, sovrastimando una domanda di formazione universitaria che poi non è stata soddisfatta, e allo stesso tempo togliendo valore al lavoro manuale divenuto «poco onorevole». Il risultato? 120 mila medici disoccupati e carenza assoluta di infermieri.

«La legislazione dello stato - secondo Lodovico Sonego, consigliere regionale Ds - seppure insufficiente, ha assunto un atteggiamento positivo si questioni come immigrazione e accoglienza». Non altrettanto è accaduto in regione dove «la Lega - ha aggiunto - fa una politica di discriminazione scientifica nei confronti del "foresto"» sia egli un extracomunitario oppure un residente in Veneto.

Dichiarazioni contestate da Sergio Dressi, assessore regionale all'Industria, che ha relazionato sui progetti di formazione avviati dal Friuli Venezia Giulia in Romania, all'accordo che sarà siglato a giorni con il governo tunisino, a un progetto, sempre di formazione nel settore turistico, che riguarderà la Mongolia. Ma le difficoltà oggettive che gli immigrati incontrano in regione riguardano più che il lavoro la casa, l'alloggio. «Gli immigrati - è la testimonianza del direttore della Caritas locale, don Livio Corazza - vengono da noi a chiedere un alloggio. Il 30% degli immigrati nel Friuli occidentale vive in appartamenti sovraffollati. Sono operai e pagano affitti da dirigenti. Vale lo stesso per le fasce deboli, per gli anziani, gli invalidi».

Elena Del Giudice