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Il Messaggero Veneto 09-01-2002

Lavoro: in attesa che Roma assegni le quote si allarga il deficit tra offerta e domanda

Immigrati, 3.867 richieste inevase

L'Assindustria: servono tecnici, ma l'ex Jugoslavia resta un "bacino" bloccato

UDINE - Il rallentamento dell'economia ne ha smorzato l'asprezza, ma la prevista ripresa riporterà inevitabilmente alla ribalta la forbice, che si allarga man mano cresce il fabbisogno, tra le richieste di manodopera extracomunitaria e le autorizzazioni concesse - come è noto - per quote regionali. Anche se il ministero è solito concedere le autorizzazioni nel corso della tarda primavera, già ora si profila l'insufficienza dell' fferta - calante - rispetto alla domanda, crescente. Per una ragione molto semplice: negli anni passati si è accumulata una richiesta inevasa che ha prodotto un effetto trascinamento. Con una conseguenza importante; l' imprenditore che nel 2001 abbia presentato domanda per ottenere l' assegnazione di una o più quote e non si fosse visto assegnare quanto richiesto, è tenuto a ripresentare domanda.

È quanto hanno fatto in tanti, che nei primissimi giorni del mese hanno ingolfato gli uffici dell'Ari, alla caccia di un operaio. Spesso inutilmente, come ha testimoniato l'"assedio" verificatosi in alcune città venete. Già oggi in alcune province, infatti, è stato raggiunto un livello di domande pari a quelle rimaste inevase lo scorso anno. Trieste, tanto per citare, ha già fatto il pieno. Il fabbisogno per quest'anno, come detto, non è stato ancora quantificato, anche se è presumibile che non si discosterà da quello dell'anno passato, quantificato in 11 mila richieste di autorizzazione nell'intera regione, di cui 8500 - 8700 in provincia di Udine. Semmai lo supererà, per effetto dell' inversione congiunturale attesa all'inizio dell'estate. Le richieste degli imprenditori sono invece chiare e definite per quanto riguarda la tipologia del lavoratore immigrato.

Nella conferenza di fine anno, il presidente dell' Assindustria di Udine, Adalberto Valduga, ha insistito sulla necessità di qualificare l'immigrazione, non tanto per nazionalità quanto per professionalità. Come è noto, attualmente esistono le "quote riservate" che privilegiano albanesi, marocchini, tunisini e somali. L'anno scorso, a fronte di 1058 autorizzazioni "riservate", le richieste non hanno superato le 400. Il motivo è semplice. L'industria friulana - ha osservato Valduga - ha sempre più necessità di operai specializzati, di conoscenze tecniche, che difficilmente trova tra le "quote riservate". Tra il 1° gennaio e il 17 maggio dell'anno scorso la Federazione degli industriali di Trieste presentò richiesta per 2800 occupandi (su 6 mila complessivamente richiesti dal mondo dell'industria), di qui 2400 qualificati e 400 generici. Ma l'offerta, come abbiamo visto, ribalta questo rapporto. Da qui l'insistenza degli industriali per poter attingere al bacino ex jugoslavo (e oggi anche argentino), dove i livelli di scolarità e lo sviluppo tecnologico hanno prodotto interessanti professionalità.

Questa insistenza, finora, si è infranta su un muro di gomma: l'accordo con Lubiana per i transfrontalieri, che rappresentava il primo passo, si è impigliato nelle maglie procedurali, anche se nessuno mette in dubbio la sua approvazione. In alto mare è anche la richiesta, avanzata in passato dagli ambienti industriali, di attribuire alla Regione la potestà di determinare autonomamente le quote necessarie sulla base del fabbisogno riconosciuto dal mondo produttivo. Ma la "devolution" di questo potere si scontra con il trattato di Schengen sulla sicurezza, essendo incompatibile con le sue premesse.

Firmato dallo Stato, che si è assunto il compito di tutelare anche l'altrui sicurezza, la sua osservanza non può non essere garantita che dallo Stato. E un pilastro del trattato è il controllo dei confini. La stessa legge Bossi ribadisce la gestione "centralista" del problema, ancorché temperata dalla clausola «sentita la Conferenza Stato-Regione». È perciò inevitabile che l'effetto trascinamento delle richieste inevase nell'ultimo biennio eroderà anche la quota di quest'anno che, come detto, sarà attribuita tra qualche mese. Già l'anno scorso le richieste inevase sono state 1833 circa, di cui oltre mille in provincia di Udine, a fronte di una domanda di 8500-8700 lavoratori per la provincia di Udine e, come detto, di 11 mila per la regione.

L'anno precedente erano state 2034, per un totale nel biennio di 3867 a fronte di 1508 disponibilità. Anche quest'anno, quindi, l'handicap indotto da questo trascinamento intaccherà parte della quota in via di assegnazione. In passato, veniva compensato dalla possibilità, per la Regione, di chiedere un'integrazione dell'assegnazione, a valere sulle quote inutilizzate dalle altre, di solito meridionali. Nel 2001, però, il ministero non ha neppure avviato la ricognizione del fabbisogno integrativo, che con ogni probabilità sarà indisponibile anche quest'anno. Di conseguenza è prevedibile che la domanda di personale extracomunitario specializzato aumenterà in progressione aritmetica di fronte alla sempre più scarsa disponibilità.