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Il Messaggero Veneto 13-12-2001

Alla vigilia del vertice di Trieste il leader carinziano anticipa i punti del protocollo che sarà firmato domani

Haider: un patto col Friuli sulla sanità

Il governatore: pronti a cooperare su emergenza e Croce rossa. Per i trasporti rafforzeremo le ferrovie

UDINE - Il presidente della Carinzia Joerg Haider sarà domani a Trieste per partecipare agli 'stati generali' in materia di politica estera convocati dal presidente della giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia Renzo Tondo. In questa occasione sarà siglato definitivamente il protocollo di collaborazione e cooperazione tra le due regioni in materia di turismo, sviluppo, cultura, assistenza, ricerca scientifica, agricoltura e attività produttive varie. Ed è proprio alla vigilia di questo importante incontro che porterà le due regioni a dar vita anche a una spa comune, che il presidente della Carinzia Haider, lasciando in ombra la sua verve polemica da arringatore di piazza e mostrando invece il suo lato di amministratore, parla dei rapporti con il Friuli-Venezia Giulia, anticipando importanti progetti anche in campo sanitario.

Come si stanno sviluppando i rapporti con la Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulio, dopo l'arrivo di Renzo Tondo?

«Bene. Ho incontrato varie volte il presidente Tondo, anche per molte cerimonie. Ma abbiamo avuto anche veri e propri incontri di lavoro come quello in Carinzia, nel corso del quale, presenti i componenti della varie giunte, abbiamo discusso in maniera molto approfondita di turismo e tecnologie informatiche».

Quali sono i progetti concreti?

«Come voi sapete è in corso con la vostra regione anche un programma di cooperazione bilaterale. Inoltre stiamo lavorando con il Friuli-Venezia Giulia su progetti finanziati dall'Unione europea, quali Interreg e il progetto transfrontaliero Eures T Euralp con particolare attenzione al mercato del lavoro nelle zone di confine».

C'è anche in cantiere un progetto di cooperazione turistica tra la montagna Friulana e la Carinzia?

«Si chiama Alpi Meridionali e viene elaborato dai rappresentanti delle tre realtà Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia. Nella primavera del 2002 ci sarà la firma ufficiale del contratto. Ci sono ancora alcune questioni che attendono di essere definite: la pubblicità comune, il marketing. Ma siamo già sulla buona strada».

A proposito di turismo, che novità ci sono per lo sviluppo del polo sciistico di Passo Pramollo?

«Abbiamo scritto da tempo una lettera alla Giunta Tondo, con la quale abbiamo dichiarato in maniera vincolante la nostra disponibilità a versare lo stesso importo del Friuli-Venezia Giulia per lo sviluppo di Passo Pramollo e siamo anche disponibili a partecipare al consorzio dei privati guidato dalla Hypo Bank. Questo è un progetto importante non soltanto per lo sviluppo del turismo invernale, ma anche per aumentare anche quello estivo».

Però ci sono grosse novità anche è per quanto riguarda progetti comuni in materia di sanità?

«Sì. Friuli-Venezia Giulia e Carinzia hanno messo in piedi un gruppo di lavoro che sta già mettendo a punto un piano per la cooperazione tra i due sistemi sanitari regionali, per quel che riguarda innanzitutto i pronto soccorsi, la Croce Rossa e i vari ospedali. Si tratta di un lavoro che necessità però ancora di qualche approfondimento, in quanto si sta cercando di fare una sistesi dei due differenti livelli relativi agli standard di intervento. In più è già a buon punto la realizzazione di una campagna di prevenzione contro la diffusione del fumo e dell'alcol tra i giovanid elle due regioni».

Cambiando argomento, quali sono stati i temi della recente visita a Trieste del vice presidente e del ministro dei trasporti austriaco al sindaco Di Piazza, presente anche il ministro dei trasporti italiano Lunardi? «A nostro giudizio è necessario fare ulteriori sforzi per migliorare da entrambe le parti la rete viaria che collega il Friuli-Venezia Giulia alla Carinzia e alla Stiria. LA nostra preoccupazione è infatti che l'Unione Europea, attraverso il Corridoio 5, oltrepassi le nostre regioni».

Temete che Bruxelles privilegi il percorso alto, tagliando fuori la parte meridionale dell'Austria e lo stesso Friuli?

«Esatto. Ma da parte nostra c'è anche l'esigenza e la volontà di accelerare l'ammodernamento del sistema ferroviario per riuscire cooperare più seriamente con il Porto di Trieste».

Sarà possibile?

«Ce lo auguriamo. Non è infatti logico per noi utilizzare porti del nord come Rotterdam. Con la società Evergreen di Taiwan che ha una sede a Trieste già collaboriamo in Austria, e potremmo migliorare la collaborazione anche con il Porto di Trieste.

Il Sole 24 ore ha il 17 settembre titolato l'inserto Nord Est "Vienna tartassa i mobilieri che esportano dal Friuli-Venezia Giulia", cosa ne pensa?

«Rscludo che questo possa essere accaduto. L'Austria, infatti, non può agire fiscalmente verso l'Italia. L'Unione Europea non lo permetterebbe, sarebbe una discriminazione all'interno dell'Unione».

Veniamo alla guerra in corso ed ai rapporti con la comunità musulmana, numericamente forte anche in Austria.

«Abbiamo proposto una misura severa che riguarda l'esame della richieste di asilo. Una persona che ha commesso atti criminali non ha la possibilità di essere accolta in Austria. Inoltre i richiedenti il diritto d'asilo provenienti da un continente devono essere sistemati in altri Paesi, appartenenti a un altro continente e non chiedere diritto d'asilo in Europa. E' un nostro atteggiamento nei confronti della politica dell'immigrazione. Mi hanno attaccato molto duramente quando ho fatto la proposta, ma nel frattempo l'Unione Europea ha dato denaro al Pakistan in modo da discentivare il fenomeno dei profughi restino lì. E di conseguenza anche la popolazione locale ha compreso la situazione».

Rispetto alla sua 'fama', lei ha usato toni molto pacati dopo, l'11 settembre, verso la cultura islamica e la comunità islamica...

«La scrittrice austriaca Ebna Maria Eschenbach dice "rispetta la Patria o il Paese di ognuno, ma ama la tua Patria". Credo che sia una frase molto giusta. In questa regione crediamo che la varietà culturale, linguistica, gli usi, i costumi siano qualcosa di molto importante e contribuiscano alla comprensione e alla pace tra la gente. Perché le bombe sicuramente non risolvono i problemi».

In Austria e in Carinzia cosa è cambiato dopo l'11 settembre?

«Insieme al governo di Vienna abbiamo formulato un programma dettagliato per proteggere da atti terroristici tutti gli edifici pubblici. Abbiamo un controllo ottimale del territorio e delle organizzazioni straniere».

Michela Stacul