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Il Messaggero Veneto 05-03-2002

Confronto tra i presidenti del Nord-Est dopo le sollecitazioni del mondo imprenditoriale dal meeting di Pordenone

Galan: metto sul piatto strade, porti e aeroporti

Veneto e Friuli sempre più concordi sulla necessità di una gestione integrata delle infrastrutture

UDINE - Un "forum" organizzato dal Messaggero Veneto e coordinato dal direttore del giornale Sergio Baraldi, ha consentito ai governatori del Veneto, Giancarlo Galan, e del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, di tracciare un progetto di collaborazione tra le due Regioni e di mettere a punto una serie di proposte concrete, alcune attuabili anche in tempi brevi, altre da approfondire e da sottoporre all'attenzione dei cittadini e degli imprenditori di tutto il Nord Est.

Le due Regioni sono pronte ad avviare un processo per gestire con politiche concordate in modo unitario strade e autostrade, porti e aeroporti e creare organismi unitari per razionalizzare l'uso delle risorse nei settori dell' agricoltura, della sanità, della ricerca, del turismo, dell'energia e del turismo. Inoltre, le due regioni intendono presentarsi insieme davanti al governo nazionale e affrontare le scadenze imposte dall'Europa, conservando i loro confini e la loro identità come regioni italiane, ma costituendo, in qualche modo, un'unica "marco-regione" europea.

Su sollecitazione del presidente del Friuli-Venezia Giulia, Tondo, l'intesa dovrebbe servire a fare del Friuli e del Veneto gli interlocutori privilegiati della Slovenia, della Croazia, dell'Austria, e guardare a Est. Di tutto questo si è parlato al forum, al quale ha partecipato anche l' onorevole Ferruccio Saro, che nella sua veste di presidente della commissione paritetica Stato-Regioni è stato al tempo stesso il notaio dell' intesa che si stava profilando e l'autore di riflessioni e chiarimenti sulle intenzioni del governo nazionale e sui diversi problemi messi in campo. I due governatori, Tondo e Galan, si sono presentati all'appuntamento accompagnati da corposi appunti e documentazioni, ai quali ha abbondantemente attinto il leader veneto, che nella sua qualità di ospite, ha avuto il "privilegio" di fare per primo le sue proposte.

BARALDI - «L'idea del forum - ha esordito il direttore del Messaggero Veneto - è nata dal recente dibattito tra gli imprenditori svolto a Pordenone, che d'altra parte ha ripreso i contenuti di un convegno tenuto in precedenza a Buttrio. Il discorso del rapporto tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto è molto sentito non soltanto dal mondo dell'impresa, ma anche dalla pubblica opinione friulana, che ­ superata una fase di diffidenza - sembra interessata a instaurare rapporti di collaborazione tra due regioni che hanno molti interessi in comune. In questa sede, quindi, intendiamo riprendere le fila del discorso e vedere nel concreto a quali risultati può portare. Voi governatori illustrate dunque le iniziative concrete che le due Regioni possono realizzare insieme, il Messaggero Veneto si farà carico di dare loro un seguito, approfondendo sia il momento dell'informazione, sia quello della riflessione».

GALAN - «Vorrei iniziare dicendo che i confini non si toccano: né quelli del Livenza, né quelli del Tagliamento. E non si tocca nemmeno lo statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia. Anzi il Friuli deve sapere che ha nel Veneto un difensore della sua autonomia, che anzi potrebbe essere anche maggiore, dal momento che tra le regioni a statuto speciale è quella che ne ha di meno; sono un difensore convinto e anche un poco invidioso, poiché vorrei avere a mia volta una forma di autonomia».

BARALDI - «A Pordenone sono stati messi a fuoco otto punti sui quali le due regioni potrebbero collaborare. Da quale vogliamo cominciare?»

GALAN - «Dalle concessionarie autostradali. Ho chiesto e chiedo che, in vista di quanto avverrà in futuro, quando le concessioni saranno messe in gara e a queste gare parteciperà tutta l'Europa, se non tutto il mondo, e quindi dalle attuali 23 concessioni si scenderà a tre o quattro, anche le nostre due regioni possano svolgere un loro ruolo, che non sia marginale. In sostanza vorrei una società che, accanto ad Autostrade, che ha un forte agglomerato nel centro sud, ne sorgesse una che partisse dal Nord Est, allargandosi - se possibile - alle aree contermini. Il mio non è, quindi, un discorso contro questo o quello e neppure contro Autostrade, che al contrario potrebbe essere un grande alleato del Nord Est. Ma accanto, ribadisco, ci vuole un'altra concessionaria autostradale: ed ecco che si può cominciare a costituirla con un accordo tra Autovie Venete e la società che gestisce la Venezia-Padova. Chiedo subito una dichiarazione d'intenzioni, poi metteremo a punto i dettagli concreti e le forme associative più adeguate. In questo campo dobbiamo prendere esempio dai francesi, che sono riusciti a prolungare le concessioni senza passare per le gare a livello europeo, ma dobbiamo anche prepararci al momento in cui l'Europa interverrà a regolare il settore. In quel momento noi dovremmo esserci e con tutte le carte a posto».

TONDO - «Quello appena delineato è un disegno assolutamente coerente, che ci trova del tutto consenzienti. E' giusto gestire insieme questo passaggio e fare sistema. Aggiungo - come ho sottolineato pochi giorni fa a Venezia, nel corso di un incontro sul corridoio 5 - che bisogna che Autovie Venete e la società della Venezia-Padova guardino anche verso la Slovenia, l'Ungheria e oltre. Purtroppo, Slovenia e Ungheria sono in ritardo a causa della scarsa consistenza degli scarsi investimenti privati. Dobbiamo, quindi, costruire un sistema sinergico, al di là delle questioni dei consigli di amministrazione e delle presidenze, con un disegno operativo unitario grazie al quale Friuli-Venezia Giulia e Veneto possano anche concorrere a colmare tali ritardi».

BARALDI - «In questo quadro la privatizzazione di Autovie Venete costituirebbe un ostacolo o al contrario un preludio a privatizzazioni più ampie?»

TONDO - «L'eventuale privatizzazione di Autovie Venete non è in contrasto con la spinta verso Est, anzi. I privati, infatti, sono più che mai sensibili all'esigenza di creare infrastrutture a sostegno delle loro iniziative verso tale area».

GALAN - «Sono d'accordo. Ma va tenuto presente che si tratta di privatizzazioni basate su situazioni diverse. I pacchetti azionari della Padova-Brescia sono molto frammentati, mentre nel caso di Autovie Venete c'è un grosso azionista di maggioranza, il che rende l'operazione meno facile».

SARO - «È importante che l'accordo, estensibile anche ad altre concessionarie del Nord Est e della Lombardia, avvenga sulla base di precisi obiettivi. E tra questi rilevante è quello di accelerare i tempi di realizzazione del corridoio 5. Ma per arrivare al traguardo bisogna ricordare che la scadenza delle concessioni di Autovie Venete è nel 2007, quella della Venezia-Padova nel 2009. Si tratta di termini troppo brevi e, quindi, la prima cosa da fare è portarle alla stessa data di Autostrade, che è il 2035. Il valore delle autostrade è infatti legato alla durata della concessione e interventi di grande portata, come la realizzazione della terza corsia fino a Palmanova e altre opere di grande impegno finanziario, si possono attuare soltanto se i tempi della concessione sono tali da consentire il recupero delle risorse investite e l'eventuale cessione di quote in termini vantaggiosi. La durata delle concessioni è anche un limite che rende meno agevole la soluzione del problema del passante di Mestre».

GALAN - «Ottenere il prolungamento delle concessioni e le risorse per realizzare il passante di Mestre, che - sottolineo - non è un problema di Mestre o del Veneto, ma nazionale e direi anche internazionale, non sarà facile».

SARO - «E' un problema di rapporto di forze e le due Regioni insieme ovviamente conteranno di più».

GALAN - «Certamente. Il prolungamento delle concessioni sarebbe un bene, poiché anche un'eventuale gara europea sarebbe più ricca. Ma non vorrei che vincesse la Francia».

TONDO - «Da noi, ribadisco, c'è la questione della realizzazione delle terza corsia».

GALAN - «Un'eventuale gara potrebbe contenere degli obblighi da adempiere da parte del nuovo concessionario, e questo potrebbe esserne uno».

SARO - «Nel quadro dell'atmosfera di disincanto esistente nei confronti dell 'Europa non è pensabile che Francia e Germania si riservino lunghe scadenze per le concessioni e le neghino a noi. Il governo Berlusconi rinegozierà anche questo. Ma da parte nostra dobbiamo essere capaci di costruire un soggetto (una società) in grado non soltanto di non subire la strapotenza di Francia e Germania, ma di poter intervenire in quei Paesi».

BARALDI - «Una politica integrata dei trasporti non può prescindere dagli aeroporti, dai porti e dalle strade..»

GALAN - «Al di fuori degli scali di Milano e di Roma, l'Italia non ha altri aeroporti internazionali. Ma lo spazio per creare un terzo polo aeroportuale di tali dimensioni c'è. Se la partita la giochiamo da soli contiamo poco e potremmo non farcela, se invece specializziamo e integriamo gli scali di Venezia, Treviso e Ronchi possiamo centrare l'obiettivo. Possiamo studiare rapidamente un interscambio azionario che metta un rappresentante veneto nel Cda dell'aeroporto di Ronchi e uno friulano in quello dei due scali veneti. Entrambi gli aeroporti sono alla vigilia della privatizzazione. E' vero: a Venezia questa situazione si protrae da 4 anni e ci sono delle resistenze. Il sindaco di Venezia, per esempio, vorrebbe rinviare la privatizzazione a dopo la realizzazione di nuove piste e del master plan, il che significa di 10 anni, e so che ci sono resistenze anche a Ronchi. Ma la Regione Veneto vuole andare avanti».

TONDO - «Stiamo verificando che ci sono grandi difficoltà dei sistemi aeroportuali dopo gli avvenimenti dell'11 settembre scorso. Le aziende sono in stato di crisi e questo è un motivo in più per ragionare insieme, anche perché, guardando alla situazione internazionale, ritengo che la situazione non sia contingente. Anche la vicenda Gandalf e Minerva ha evidenziato la difficoltà di realizzare nuovi collegamenti. Dico quindi di sì a una sistema comune per aeroporti e porti. Non ci interessano le quote di partecipazione a questa o quella società, ma un piano per sostenere l'impegno delle nostre imprese sui mercati dell'Est. Ed ecco che questo forum si rivela davvero utile, perché queste tematiche non sono mai state approfondite a tu per tu tra i presidenti del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto».

BARALDI - «Dunque l'idea di Galan è da realizzare?»

TONDO - «Certamente».

SARO - «Su questo argomento, per la verità, c'erano già stati degli incontri quando presidente della giunta regionale era Antonione. Il problema allora era il possibile acquisto da parte della Save di una quota del privatizzato aeroporto di Ronchi. Ora invece la via giusta sembra quella di uno scambio azionario legato all'attuazione di un progetto di specializzazione dei tre aeroporti, con il trasporto merci per quello di Treviso e i collegamenti con l'Est per quello di Ronchi. Ma a mio avviso è importante anche studiare bene come incentivare l'apertura di nuove rotte senza entrare nel capitale delle società».

BARALDI - «Tondo, mentre il Veneto sta procedendo rapidamente verso la privatizzazione, Ronchi sembra seguire tempi più lenti. Una simile circostanza potrebbe essere di ostacolo all'alleanza? Non è necessaria un' accelerazione sul versante friulano?»

TONDO - «Se questo dovesse essere un ostacolo, lo rimuoveremo subito».

BARALDI - «A ruota viene la questione dell'integrazione del sistema dei porti...»

GALAN - «Il presidente del porto di Venezia, che è un triestino, dice che l' integrazione è impossibile. Ma tra un anno Tondo ed io saremo ancora presidenti e Boniciolli no e quindi procederemo senza esitazioni su questa strada. Attualmente, per esempio, le merci via mare provenienti dall'area del Sud-est europeo sbarcano a Gioia Tauro. E' una cosa illogica. E' invece molto più logico che la merce arrivi per via mare nei porti dell'Alto Adriatico, mille chilometri più a Nord. Su questo punto il Friuli-Venezia Giulia è più disponibile del Veneto, ma - come ho accennato - la situazione cambierà. Oltretutto in tale modo spariranno dalle strada italiane da Gioia Tauro, ma anche da Ravenna, migliaia di Tir diretti al Brennero».

TONDO - «Galan ha giustamente sottolineato la nostra disponibilità e interesse. Aggiungo la necessità di approfondire anche su tale tema i rapporti con Lubiana, per inserire nel sistema anche Capodistria».

GALAN - «E' un suggerimento valido».

SARO - «Su questo versante c'è da registrare un cambiamento epocale: gli sloveni hanno preso in gestione il porto di Trieste, e questo è già di per sè notevole, e i triestini hanno accolto il fatto senza moti di piazza, senza reagire negativamente, e questo è altrettanto significativo. I porti, come gli aeroporti, devono essere specializzati e integrati. L'importante è impedire che lo scalo privilegiato dell'Austria e della Germania diventi quello di Fiume».

TONDO - «In effetti la realtà dei rapporti con la Slovenia è già cambiata. Molte imprese friulane vi lavorano e la reazione di Trieste a proposito della gestione del porto dimostra che ormai l'opinione pubblica ne ha preso atto».

BARALDI - «Mentre le forme di collaborazione possibili in materia di aeroporti e autostrade sono chiare perché pensate a società comuni, non lo sono altrettanto quelle tra i porti...».

GALAN - «Si tratta di eliminare la concorrenza, di specializzarsi...»

SARO - «C'è anche un altro problema. Attualmente le autorità portuali sono nominate dallo Stato. Bisognerebbe invece che la competenza fosse delle Regioni».