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Il Messaggero Veneto 17-01-2002

Oltre 133 milioni ripartiti dalla Regione attraverso contributi straordinari "extra-deficit"

Fondi sanitari, Friuli penalizzato

A Trieste quasi 1.500 euro in più pro capite. A Udine e Pordenone meno di 1.200

UDINE - Nel 2001 la Regione ha disposto, a favore delle aziende sanitarie, stanziamenti straordinari "extra deficit" per oltre 133 milioni di euro (ad integrazione del finanziamento del sistema ma al di fuori del Piano programmatico triennale), corrispondenti al 9% dell'intera spesa annuale. Questa la suddivisione per provincia: Udine circa 19 milioni e mezzo di euro, Trieste 73 milioni e 640 mila euro, Pordenone più di 25 milioni di euro e Gorizia poco più di 15 milioni di euro.

Ciò si deve al fatto che il comportamento "virtuoso" delle sue strutture sanitarie, adoperatesi per rispettare i budget di spesa assegnati, si è tradotto di fatto in minori assegnazioni (decise del resto in via preventiva sotto forma di finanziamenti "una tantum") rispetto alle altre realtà contermini. A questa constatazione si perviene scorrendo i dati elaborati recentemente dalla Commissione speciale di controllo sull'efficienza e sull'economicità dell'azione amministrativa regionale, che vengono riportati nell'unita tabella riassuntiva.

La differenza dell'importo erogato a ciascuna delle quattro province (tenuto conto della rispettiva popolazione) è notevole: Trieste beneficia di circa 1946 euro , con un surplus di 359 (+31,5%) rispetto all'importo programmato di 1138 euro; Gorizia ottiene circa 1200 euro (più 15,8%); Pordenone è al terzo posto con 1196 euro pro capite (più 14,8%) mentre Udine è in coda con 1131 euro con un'aggiunta pari a un misero 8,4%.

Per capire come si siano potute verificare simili sperequazioni bisogna riandare alle linee generali per la gestione del servizio sanitario regionale ed ai criteri fissati per il suo finanziamento. I fattori territoriali presi in considerazione sono molteplici: la popolazione residente, il tasso di mortalità calcolato sui residenti deceduti nell'ultimo quinquennio, i "pesi" per età degli assistiti ECC. Le funzioni ospedaliere vengono invece remunerate "a tariffa" (i famosi DRG), nel presupposto che i costi fissi correlati a ogni prestazione siano equivalenti nei diversi nosocomi, fatta salvo un indice di variabilità per le strutture che trattano casi più complessi, che potrebbero risultare sottofinanziate applicando loro l'importo standard valido per l'intero ambito regionale (è il caso degli Ospedali riuniti di Trieste, del Santa Maria di Udine e di quello di Pordenone che fruiscono di erogazioni integrative).

Premettendo che la nostra Regione è uscita, dal 1997, dal Sistema sanitario nazionale, i costi generati dalle attività sopra indicate sono coperti da tre fonti d'entrata: dal Fondo sanitario regionale; da finanziamenti integrativi condizionati al verificarsi di eventi non dipendenti dalle scelte delle singole aziende; infine da risorse extra programma, derivanti dalla mobilità, da incassi per prestazioni a pagamento, da trasferimenti statali per la ricerca, da provvidenze con vincolo di destinazione e così via.

Ed è proprio il contributo straordinario cioè sulla base di valutazioni politiche, per coprire i citati "extra deficit" (cioè quelli che vanno oltre la programmazione), e per questo chiamato "regalia" o invito a spendere (per non perdere i fondi), che determina le sperequazioni indicate in apertura. Nel 2001 la "manovra" è stata di ben oltre 131 milioni di euro, di cui circa cento milioni destinati alle sei aziende e ai tre ospedali per acuti, ed il resto al Burlo, al Cro e al Policlinico udinese. Ma con criteri che, come abbiamo visto, hanno penalizzato pesantemente la provincia di Udine, privilegiando per contro quella di Trieste.

Abbondio Bevilacqua