Il Piccolo 26-01-2002
L'amministratore delegato Guarguaglini: «Nel 2001 abbiamo quadruplicato l'utile». L'azienda non sarà ceduta a blocchi: la parola passa al Tesoro.
«No alla golden share». Lunardi: «Ma non dovrà cadere in mani straniere»
MONFALCONE - «Qualche anno fa si temeva per il futuro della cantieristica italiana. Oggi questa visione pessimistica è stata sfatata. I nostri cantieri producono in modo nuovo, nel minor tempo possibile, e con il miglior risultato grazie alla capacità di fare sistema, organizzando in modo flessibile una pluralità di imprese»: il presidente Ciampi ammira la Star Princess, «regina» dei mari costruita dalla Fincantieri, pronta a prendere il largo verso i Caraibi. Ragiona sul fatto che la vera forza imprenditoriale è quella che riesce a «fare sistema». E aggiunge rivolto ai vertici Fincantieri: «Qui siete stati capaci di organizzare queste attività meglio che in qualsiasi altro Paese». Non poteva esserci viatico migliore per il gruppo triestino, pronto per essere privatizzato. La cerimonia di ieri è stata l'occasione per un consulto al massimo livello fra i protagonisti dell'operazione.
Una missione che il presidente del comitato dei liquidatori dell'Iri, Piero Gnudi, è pronto a condurre a termine: «Entro l'anno pensiamo di chiudere la vendita di Fincantieri. Ma prima il governo ci deve dire quale metodo usare». L'Iri oggi detiene l'83 per cento del capitale Fincantieri, il 17 per cento è in mano a un pool di banche. Al progetto stanno lavorando gli esperti del Tesoro, con l'advisor Lehman Brothers e Mediobanca. Ormai si aspetta soltanto il segnale decisivo dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.
L'impressione è che sulla privatizzazione del gruppo triestino si giochi una partita che potrebbe definire l'orientamento del governo sulle ultime tranche di aziende pubbliche, come l'Enel, pronte a finire sul mercato: «Fincantieri è un'azienda strategica per il Paese» -ha detto Lunardi lasciando capire che il governo sta studiando a fondo l'operazione. Gnudi è contrario all'ipotesi di una vendita separata del gruppo perchè le attività militari e civili si integrano a vicenda: «Sono tecnologie interdipendenti. È assolutamente indispensabile che rimanga unita». Niente spezzatino, allora. Ma è sulla «rilevanza strategica» del gruppo triestino sullo sfondo della faraonica piscina galleggiante della Star Princess, che si è giocato ieri un ping-pong a distanza fra Gnudi e il ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi: «La Fincantieri è un punto di riferimento strategico- incalza il ministro. Il governo farà di tutto perchè siano capitali italiani a prendersi la società anche se con la privatizzazione potrà accadere qualsiasi cosa».
Allora il governo intende mantenere una golden share (l'azione d'oro che garantisce un controllo al partner pubblico) come è successo per Finmeccanica? Lunardi sull'argomento non si pronuncia: «È una questione che dipende dal Tesoro». E lascia che si esprima Gnudi: «Sono contrario alla golden share. La Fincantieri dovrà essere interamente privatizzata. L'operazione che investe il gruppo cantieristico triestino è diversa da quella di Finmeccanica dove il Tesoro deteneva il 30 per cento del capitale sociale. Sono convinto che la società avrà un'accoglienza positiva sul mercato. È una delle poche aziende veramente leader sia nelle navi da crociera, sia nei traghetti veloci».
La prospettiva di una possibile integrazione con Finmeccanica, creando un superpolo della difesa, è solo uno dei possibili scenari, come il rafforzamento dell'alleanza commerciale con la tedesca Hdw attraverso uno scambio azionario. Di fatto l'amministratore delegato, Pierfrancesco Guarguaglini, convinto che al gruppo serva «un partner forte», ieri ha presentato i conti di un risanamento compiuto: nel 2001 l'utile netto ammonterà a 41 miliardi euro, con un portafoglio ordini di 7.700 milioni di euro e un indebitamento sceso a 100 milioni: «Oggi presentiamo un bilancio con un utile quadruplicato, mentre il budget 2002 conferma un ottimo rendimento dei cantieri, soprattutto di Monfalcone. Nonostante la crisi molto seria che coinvolge la cantieristica europea, dopo l'11 settembre, guardiamo al futuro con ottimismo». Per Lunardi, Fincantieri «è un esempio formidabile del rispetto dei tempi e costi di realizzazione. Un modello che questo governo vuole seguire nell'intero sistema dei trasporti».
Il gruppo non ha risentito delle pesanti incognite sul mercato delle navi da crociera (oggi Fincantieri controlla una quota del 35 per cento) considerato che le grandi navi del lusso rappresentano il 60 per cento dell'intera produzione del gruppo: «Ci aspettiamo una rapida ripresa -ha detto il presidente, Corrado Antonini. Dal 1980 i passeggeri sono aumentati a un ritmo del 10 per cento l'anno (10 milioni lo scorso anno) mentre la quota crociere dell'industria dlele vacanze è ancora molto modesta e oscilla intorno al 3-4 per cento: ci sono di conseguenza ampi margini di sviluppo». Restano le incognite legate al dumping coreano, e il nodo delle leggi di rifinanziamento della cantieristica bloccate dall'Ue che preoccupano i vertici della società triestina: «Speriamo che a Bruxelles la nuova presidenza spagnola prenda le decisioni opportune» -sottolinea Antonini. Lunardi è d'accordo: «Il sostegno pubblico non è una panacea. Ma vi cogliono misure adeguate per salvaguardare la cantieristica dalla concorrenza sleale».
p.c.f.