Il Messaggero Veneto 23-05-2002
Dal Carroccio un doppio no alla maggioranza sulle politiche da attuare in materia di aiuti alle coppie
Zoppolato: l'esecutivo non può decidere sui fondi, la proposta di Dal Mas per noi è carta straccia
TRIESTE - Una doppia bocciatura. Nei confronti della giunta e nei confronti del principale alleato: Forza Italia. La Lega Nord dice noi infatti ai poteri delegati all'esecutivo in materia di politiche per la famiglia e il sostegno alla natalità (e quindi devoluti ai comuni). Ma dice un secco no anche alla proposta di legge in materia, depositata dagli azzurri l'altro ieri.
L'apertura del Carroccio a Forza Italia è di fatto quasi inesistene, malgrado le premesse. «Sul percorso tecnico - spiega inizialmente il segretario regionale Beppino Zoppolato -, io dico che la giunta è un organo esecutivo, la decisioni spettano al consiglio, e tra queste anche l'entità degli incentivi di maternità. In quanto all'eventuale devolution ai sindaci, mi può andare bene, a patto che ci siano principi e indirizzi precisi fissati nella legge. Ma sui contenuti - affonda poi il leghista -, la proposta Dal Mas per noi è carta straccia soprattutto quando va a toccare gli aiuti ai figli nelle famiglie». Il segretario di Lega Nord si dichiara così solo apparentemente disponibile a discutere e anche ad accettare tutte le migliorie della legge sulla famiglia presentata da Forza Italia. Ma ci sono due elementi che confliggono con il testo presentato dal Carroccio: si demandano alla giunta le scelte operative, sulla base del quoziente economico familiare, e si vogliono cancellare le discriminazioni tra figli nati dentro e fuori matrimonio volute dalla Lega.
«Dal Mas fa confusione: mescola gli assegni per il primo nato con i sostegni alla famiglia. E noi idee del genere non intendiamo neppure prenderle in considerazione. Ne parleremo a Villa Curtis Vardis, comunque». E il gruppo leghista sembra fare quadrato, anche se certi principi non vengono condivisi in assoluto: «Da laica, dico che in Italia c'è una normativa oscurantista e medioevale, che tutela i soggetti deboli, donna e bambino, solo nel matrimonio. Bisogna cambiare partendo da quel livello, ma nel frattempo la legge regionale deve uniformarsi a quella statale», osserva la vicecapogruppo Viviana Londero. «Se mia figlia volesse fare un figlio le dire: sposati prima, perché le leggi sono fatte così».
Ma gli alleati del centro paiono però altrettanto decisi: «Ricordo a Zoppolato che l'assegno alla maternità, in Friuli-Venezia Giulia, è stato introdotto dalla legge 49/93, voluta dalla cattolicissima Dc, che peraltro non si è mai sognata di discriminare tra i figli». «L'assegnazione delle competenze alla giunta è logica in quanto certi paranmetri non si possono fissare in legge, altrimenti tocca rifarla ogni anno. Sul punto dei bambini nati o meno in un'unione matrimoniale, credo che in questa regione non debbano esistere figli e figliastri», taglia croteo Aldo Ariis, capogruppo forzista.
«Da cattolico condivido tutto quanto detto dal laico Ariis, pur riconoscendo la famiglia come elemento fondante della nostra società», gli fa eco il vicecapogruppo azzurro Bruno Marini. «Aggiungo che l'impostazione di Zoppolato rischia di svilire lo stesso istituto matrimoniale: certuni potrebbero sposarsi non per convinzione, ma per calcolo economico». Roberto Asquini cerca invece di sottolineare gli elementi innovativi contenuti nella legge di Forza Italia. «La prima è legata al ruolo che si dà al Tutore dei minori, che diventa Garante per l'infanzia, si rapporta direttamente alla presidenza, ed ha prerogative molto più ampie. La seconda riguarda gli interventi sull'adolescenza e le agenzie che se ne occupano», dice. «Per quanto riguarda però i figli extraconiugali, che subiscono scelte altrui, non vedo proprio come si possa non riconoscere loro gli aiuti che si danno agli altri».
L.S.