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Il Messaggero Veneto 16-03-2002

Il Consiglio dei ministri si prepara a votare il piano predisposto dal Friuli-Venezia Giulia

Energia, deciderà tutto la Regione

La giunta sarà l'unica in Italia ad avere parere vincolante sulle megacentrali

di TOMMASO CERNO

UDINE - Nessuna mega-centrale elettrica in Friuli Venezia Giulia potrà più essere autorizzata senza il via libera della Regione. Così come la politica energetica si deciderà a Trieste e non più a Roma, con un passaggio di competenze che anticipa anche il decreto sblocca-centrali al vaglio del ministro delle attività produttive Antonio Marzano: non solo quelle di piccole e medie dimensioni, infatti, faranno capo agli uffici della Regione, ma anche i grandi impianti termoelettrici avranno bisogno del parere vincolante del governo locale per essere insediati sul territorio. E, se l'intesa non venisse raggiunta tra Stato e Regione, il governo nazionale non potrà comunque prendere decisioni autonome, ma dovrà decidere in sintonia con il governatore del Friuli Venezia Giulia.

Il via libera alla rivoluzione, che riguarderà anche tutte le centrali idroelettriche, le linee di trasporto energetico, la pianificazione e la possibilità di legiferare della Regione, i depositi di carburante, metano escluso, e gli indirizzi per la ricerca scientifica in materia di nuove fonti di energia è previsto per la prossima settimana. Mercoledì 20 marzo, infatti, a Palazzo Chigi il consiglio dei ministri, alla presenza del presidente della giunta regionale, Renzo Tondo, varerà il pacchetto trasmesso dalla commissione paritetica presieduta dal deputato friulano Ferruccio Saro, che sancirà l'autonomia energetica della nostra regione. I punti cardine della riforma saranno sei, con una conquista in più rispetto alle regioni ordinarie: se, infatti, le centrali a fonte non rinnovabile, vale a dire gli impianti termoelettrici fino a una potenza di 300 Mw andranno in carico alle regioni per procedure e autorizzazioni, la norma che sarà varata per il Friuli Venezia Giulia interesserà anche i mega-impianti di potenza superiore che finora dipendono esclusivamente da autorizzazioni statali.

La Regione dovrà esprimersi, dunque, su ogni insediamento e l'iter per la realizzazione degli impianti dovrà essere concluso d'intesa tra Roma e Trieste. Intesa che, se non fosse possibile, non farebbe - con la nuova norma - scattare la decisione del governo nazionale, che rimarrà vincolato alla posizione del presidente della giunta regionale, con l'obbligo di consultare il governo locale. «Una modifica, questa, che interessa direttamente gli impianti in fase di autorizzazione sul territorio regionale, che dovranno - spiegano gli uffici regionali - modificare l'iter già avviato, anche se di potenza superiore ai 300 Mw come quello di Udine sud, di San Giorgio di Nogaro e di Codroipo». In capo agli uffici di programmazione energetica passeranno anche gli stoccaggi, vale a dire i depositi di carburante sul territorio regionale. Oltre alla pianificazione delle linee strategiche in materia di energia, con la possibilità di attuare una politica energetica locale finora direttamente dettata dalle decisioni romane. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, tutte le centrali idroelettriche di qualsiasi potenza passeranno alla Regione, così come le politiche di indirizzo sulla ricerca scientifica. Nulla cambierà invece per le mega-centrali termoelettriche già autorizzate come quella di Torviscosa.