Il Piccolo 20-01-2002
«La Casa delle Libertà ha ridimensionato la città. Va rilanciato il piano strategico che avevamo preparato ascoltando anche le esigenze delle categorie»
«Elezione diretta del presidente o referendum abrogativo»
La Lista Illy riparte dal piano strategico, il documento sul futuro di Trieste messo a punto, oltre un anno fa, dalla passata amministrazione con il concorso di tutte le categorie economiche, e lasciato in eredità al Centrodestra come esempio di unità di intenti e base di lavoro comune. Il piano strategico si fondava su tre obiettivi-cardine: unire la città, aprirla all'Europa, farla crescere, anche nel numero di residenti, per aumentare la massa critica verso l'esterno. Oggi, a sette mesi dall'insediamento della Casa delle Libertà, il primo bilancio che tracciano gli illyani è sconfortante: la città sta «implodendo», si riaffacciano antiche divisioni e ricompare un atteggiamento di chiusura. Il piano strategico, poi, è il primo grande «desaparecido» nei meandri della nuova amministrazione e, con lui, il «progetto di città» internazionale.
Gli illyani, dunque, intendono rilanciare questo progetto, in contemporanea con l'insediamento del nuovo direttivo, presieduto dall'ex assessore Gianni Pecol Cominotto e composto da Roberto Decarli, attuale capogruppo in Comune, da Renato Chicco, da Eliana Frontali, capogruppo in Provincia, dall'ex assessore Mauro Tommasini e dai responsabili dei gruppi nelle circoscrizioni di San Vito e San Giacomo, rispettivamente Aldo Flego e Franco Lesa. Il piano strategico sarà la base del lavoro: «Capitolo per capitolo - ha detto Pecol - ne riproporremo i contenuti, obbligheremo gli amministratori a pronunciarsi chiaramente in consiglio, a dire questo si fa e questo no. Basta chiacchiere, è ora di passare alle scelte». E Chicco: «La nostra associazione si farà carico di coinvolgere un'altra volta le categorie che concorsero ad elaborare il piano. Insieme a loro, intendiamo riconfermarlo in tutti i contenuti».
Il campo d'azione, però, non è limitato al Comune. Gli illyani lavoreranno, con un obiettivo sia di metodo che di merito, anche nei confronti della Regione e del suo futuro assetto. Obiettivo di metodo: una legge che dia agli elettori il potere e la sovranità di decidere chi sarà il loro presidente e chi li governerà per la legislatura. «Su qualunque altra ipotesi - ha annunciato Pecol - promuoveremo il referendum abrogativo. Non ci interessa una soluzione proporzionale piuttosto che un'altra. Vogliamo l'elezione diretta del presidente e della maggioranza». Obiettivo di merito: «unire la regione nelle autonomie», promuovendo l'affidamento di tutti i poteri amministrativi (proprio tutti, sanità compresa) a livello locale e lasciando alla Regione compiti di indirizzo generale, di controllo di di ripartizione - secondo regole eque - delle risorse sul territorio. Questo «pacchetto» politico gli illyani lo mettono a disposizione delle forze politiche e della coalizione che saranno disponibili a raccoglierlo. «Non saremo necessariamente presenti alle elezioni del 2003 - ha proseguito Pecol - se qualcuno vorrà farsi carico, integralmente, delle nostre proposte. Altrimenti, saremo lì...». Un primo abbozzo, dunque, ma preciso nei contenuti, per l'eventuale candidatura alla presidenza della Regione di Riccardo Illy: la lista civica punta all'elezione diretta del presidente, ma, con queste premesse, l'ex sindaco potrebbe arrivare all'appuntamento delle urne anche con il volano del referendum abrogativo di una legge «pasticciata», oggi tutt'altro che improbabile.
Tratteggiato il programma di lavoro - su cui la Lista Illy promuoverà entro marzo un'assemblea generale - spazio a profonde critiche all'amministrazione oggi guidata dal sindaco Dipiazza. Nel '97 - è stato ricordato - gli illyani si affiancarono a una coalizione di forze del Centrosinistra dove i partiti fecero quello che la semplificazione giornalistica definì «il passo indietro», lasciando la gestione amministrativa a figure scelte in base alla «competenza». Oggi, al contrario, - hanno rilevato i membri del direttivo - si assiste al trionfo del principio dell'«appartenenza e della spartizione politica». Una scelta che, dal lato pratico, si traduce nell'assenza di progettualità e nell'unico scopo di cancellare i segni del passato amministrativo. Un esempio? La Ferriera.
«L'Ulivo - ha insistito Pecol - viene presentato come il difensore di un mostro inquinante, di un cancro, mentre, dall'altro lato, ci si atteggia a difensori della salubrità dell'ambiente e delle bellezze del passaggio. Ma lo smog deriva all'80% dal traffico urbano. E allora perchè non si va a misurare il benzene e non si decide di chiudere? Noi, a suo tempo, lo facemmo, con provvedimenti impopolari, ma cercando di bilanciare gli interessi in campo. La Ferriera è un simbolo, ecco perchè ci si accanisce tanto. E' il simbolo dell'unica impresa, dagli anni '50 ad oggi, che è stata riportata in produttività. La proprietà va incalzata ad investire per abbattere ulteriormente i fattori inquinanti, non la si può scoraggiare costantemente con la minaccia di chiusura. Andrà a finire che gli abitanti della zona saranno "cornuti e mazziati", sia sotto il profilo ambientale, che sotto quello economico...».
Arianna Boria