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Il Piccolo 18-11-2001

Bilancio di una settimana frenetica, caratterizzata dal caso Autovie e dallo «scatto di orgoglio» del presidente forzista che ha fatto infuriare il coordinatore nazionale azzurro

Duello tra Antonione e Tondo: in palio la Regione

La crisi di giunta potrebbe aprirsi all'improvviso, ma quasi tutti gli assessori si schierano con il loro capo

TRIESTE - Pausa di riflessione dopo l'uragano «Autovie Venete», abbattutosi la scorsa settimana sullo scenario politico del Friuli-Venezia Giulia. Ma se ieri, a conclusione di un ciclo di giorni rutilante di colpi di scena e liti, i protagonisti hanno finalmente ritenuto di poter tirare il fiato, ecco che ora questa apparente tranquillità assume i connotati della calma prima della (nuova) tempesta.

VITTORIA PARZIALE. Non parla il presidente «ribelle», quel Renzo Tondo che ha osato disattendere gli ordini impartitigli da Forza Italia, suo partito d'appartenenza. Quanto doveva dire l'ha detto e quello che poteva fare l'ha fatto. Al momento il trionfatore è lui: ha agito smarcandosi dalle «imposizioni» del coordinatore nazionale Roberto Antonione, di quello regionale Ettore Romoli e del suo ex Pigmalione, Ferruccio Saro; ha scelto Dario Melò, amico fidatissimo nonché manager di provata capacità fuori dai giochi di potere, quale candidato alla presidenza di Autovie Venete; è riuscito a far «digerire» tale indicazione a quasi tutti i suoi assessori; ha avuto alfine partita vinta anche in giunta consiliare per le nomine, «costretta» a votare a maggioranza il parere favorevole al curriculum del dirigente bolognese. Sarebbe stato un capolavoro strategico completo (ovvero il fulmineo sovvertimento dell'ordine politico costituito) se solo venerdì fosse andata in porto anche l'assemblea dei soci della concessionaria autostradale: traguardo mancato di pochi minuti, causa una frettolosa chiusura di seduta annunciata proprio mentre il cellulare del funzionario regionale presente nel palazzo della Marineria squillava per dare la notizia dell'avvenuto «okay» alla scelta di Melò.

LA GUERRA CONTINUA. Tondo si è dunque aggiudicato la battaglia, ma a che prezzo... Per i vertici del suo partito ormai è un uomo politicamente morto. La sentenza, inappellabile vista la perentorietà delle parole, l'ha pronunciata addirittura davanti alle telecamere della Rai il coordinatore nazionale di Forza Italia, Roberto Antonione: «A questo punto la giunta può cadere anche subito». D'altra parte, e Tondo deve averne tenuto conto, lo «sgarbo» al suo predecessore non aveva possibilità di passare inosservato. Antonione, già permalosetto di suo, ha giudicato inammissibile lo «scatto d'orgoglio» del presidente carnico. «Ma come - deve essersi detto - io, l'uomo a cui Berlusconi in persona ha appena dato l'incarico di riorganizzare il movimento in tutta Italia, vengo sbeffeggiato proprio dal capo dell'esecutivo forzista della mia regione?». Che sia questa la preoccupazione principale del coordinatore nazionale è arcinoto e oggetto di chiacchiere infinite negli ambienti politici regionali e, soprattutto, triestini. Non ce n'è uno, della decina di addetti ai lavori interpellati, che nutra dubbi sul fatto che Antonione l'abbia giurata a Tondo: «Ne va - dicono all'unisono - della sua credibilità davanti alle alte sfere romane del partito». C'è quindi da discutere non sul «se», ma solo sul «come» e sul «quando» la rappresaglia verrà eseguita.

CRISI «IMPOSSIBILE». Appunto, quando? Difficile pensare a una crisi immediata. La Finanziaria regionale 2002 è ormai messa a punto. Far cadere Tondo adesso vorrebbe dire andare all'esercizio provvisorio, passo disastroso per l'immagine della Casa delle libertà e per l'operatività dell'intero sistema amministrativo regionale. «Aspetteranno il voto sul bilancio - confida un attento osservatore interno - poi lo faranno saltare». E la legge elettorale, da approvare entro febbraio-marzo? Verrebbe certamente pregiudicata dal rovesciamento dell'esecutivo, ma si mormora che la cosa non dispiacerebbe poi molto proprio ad Antonione, da sempre convinto presidenzialista, che per la tornata del 2003 preferirebbe il ricorso alla norma transitoria con l'elezione diretta (seppure pasticciata come quella oggi in vigore nelle altre Regioni d'Italia), piuttosto che un proporzionale corretto e rivisto come quello che sta prendendo forma dal dibattito in atto.

SILENZI ED EQUIVOCI. Torniamo a Tondo e alla sua giunta. Il presidente tace con la stampa, ma affida messaggi molto espliciti a chi gli sta intorno. Ritiene che la situazione di gelo con Antonione, Romoli e Saro sia frutto soprattutto di molti «equivoci», è sicuro (beato lui) che un chiarimento a quattr'occhi con Antonione potrebbe rasserenare lo scenario, fino addirittura arrivare a ricucire lo strappo. Passi indietro in vista sul caso Autovie? Da buon carnico, conferma che «non se ne parla nemmeno». Però sembra che in lui la disponibilità a spiegare l'accaduto sia grande. C'è da vedere se tale predisposizione d'animo verrà condivisa.

GIUNTA SENZA CREPE? Domani pomeriggio un passaggio importante della vicenda si svolgerà a Udine: è stata convocata la riunione del Gruppo consiliare di Forza Italia e lì si capirà meglio quali siano gli equilibri interni. Martedì toccherà alla consueta riunione di giunta: presidente e assessori si ritroveranno a guardarsi negli occhi, primo confronto diretto e collegiale dopo il colpo di mano sul nome di Melò. A ieri, l'unica posizione di aperta critica all'operato di Tondo era ascrivibile al forzista triestino Franco Franzutti. Fanno blocco i leghisti (Federica Seganti: «È in corso una lotta contro i poteri forti, appoggiamo senza riserve Tondo. E così anche Alessandra Guerra, Arduini e Narduzzi») e Alleanza nazionale (Ciriani: «Chi attacca Tondo attacca tutta la giunta. Scegliere Melò è stato un atto di grande dignità politica. Parlo anche per conto di Ciani e Dressi»). Non dimostra cedimenti il ccd Santarossa («Sono in tutto e per tutto a fianco del mio presidente»), mentre riguardo l'altro assessore azzurro, Giorgio Venier Romano, irraggiungibile al telefono, c'è chi lo dà in grande imbarazzo, ma anche chi afferma che ieri, avendo incontrato il presidente Tondo a un appuntamento ufficiale, gli abbia ribadito la propria fedeltà incondizionata.

Alberto Bollis