Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa



Il Piccolo 25-03-2002

L'assessore regionale all'Industria, al Commercio e al Turismo critica i colleghi di partito friulani: «Hanno dimenticato che l'attuale testo ebbe il placet di Fini»

Dressi: «An non rinnegherà la legge elettorale»

«Il referendum potrebbe saltare e comunque il risultato è aperto. Mi propongo come candidato vicepresidente»

TRIESTE - Difende a spada tratta la nuova legge elettorale, tanto da proporsi come «candidato vicepresidente»; rivendica per quel testo l'avallo dei massimi vertici nazionali di Alleanza nazionale, lanciando quindi un avvertimento ai colleghi di partito che considera «incoerenti». E poi boccia definitivamente Nesis («Non ha alcun futuro») e si dice scettico sulla collaborazione istituzionale tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, elogiando invece chi nel Nordest «fa sistema nei fatti e non con le chiacchiere». È un Sergio Dressi deciso e lucido, anche a costo dello scontro interno, quello che risponde alle domande di questa intervista. Il triestino assessore regionale con deleghe importanti come l'Industria, il Commercio e il Turismo parla a ruota libera, senza alcun mascheramento diplomatico.

Lei si è espresso a sostegno dell'attuale legge elettorale, mentre molti esponenti regionali del suo partito la criticano pesantemente. Come spiega questa anomalia?

Anomala non è la mia posizione, ma quella di alcuni (ma solo alcuni) miei colleghi di gruppo che prima hanno detto «sì» e che ora rinnegano quel voto. In questo senso, è vero: qualcosa non quadra.

Dove sta il problema?

È essenzialmente un nodo territoriale. In An triestini, goriziani e pordenonesi hanno un rapporto dialettico ma corretto con il resto della Casa delle libertà: alla fine si approda sempre a una sintesi egregia. Invece a Udine...

Cosa?

Beh, lì c'è parecchia confusione tra alleati. Mi riferisco ai rapporti conflittuali il senatore Collino e il forzista Ferruccio Saro. Se poi ci mettiamo anche l'«interferenza» leghista di Zoppolato... Ecco spiegato tutto: tale caos si riverbera anche sui livelli sottostanti e succede che Ciani, dopo aver sostenuto in aula la legge elettorale, ora la rinneghi. Lei, almeno, non ha cambiato idea sulla bontà di questa legge... Infatti. Il testo approvato è innovativo e ben articolato. Contrariamente a quanto sostenuto dai promotori del referendum, dà al cittadino la possibilità di contare di più.

Ma come? Non c'è elezione diretta del presidente... I referendari dicono che così si impedisce all'elettore di scegliere da chi farsi amministrare.

Allora io chiedo agli elettori: vale di più essere determinanti nella vittoria di un «governatore», per poi demandargli ogni potere per tutto il resto del mandato; oppure è più importante poter esercitare sul presidente della Regione, comunque «indicato», una forma di controllo costante tramite l'azione politica del Consiglio?

Non sembra avere dubbi...

Non ne ho. Anzi, sono tanto convinto della bontà di questa legge che fin d' ora mi propongo come possibile vicepresidente triestino della giunta nel caso il candidato presidente dovesse essere un friulano.

Piano, piano. Prima di andare al voto nel 2003 con la vostra legge, ci sarà il referendum abrogativo.

E chi l'ha detto? Io non dò per scontato che ce la facciano a raccogliere le necessarie 36 mila firme in tempo. E anche se ci riuscissero, non è affatto detto che la legge verrà abrogata: abbiamo molti argomenti per far capire ai cittadini quanto sbagliato sarebbe accettare l'imposizione del Tatarellum.

Nel caso il referendum si facesse, An darà o meno indicazione di voto al proprio elettorato?

Ne discuteremo nelle sedi appropriate, ovvero all'interno del partito. E credo che lì le tesi di Collino e Ciani non prevarranno.

Come fa a dirlo?

Basta ricordare che, quando ancora si discuteva il testo della legge elettorale, Fini mandò, tramite il segretario regionale Menia, precisi segnali: il testo avrebbe dovuto prevedere una forte indicazione del candidato presidente; contenere uno sbarramento d'ingresso per impedire la frammentazione del Consiglio; garantire la governabilità e la stabilità della maggioranza. Tutte queste condizioni sono rispettate. In più Fini ci chiese di dare priorità assoluta al mantenimento della coesione con le altre componenti della Cdl. Nessuno può quindi chiedere ad An di sconfessare questa posizione. Neanche Collino.

Parliamo di industriali e di Nesis. Lei ha definito la fondazione friul-veneta battezzata alla cena di Miramare «un'iniziativa di partito, una lobby targata Forza Italia». Che futuro può avere un sodalizio del genere?

Assolutamente nessuno. Ci sono già le associazioni di categoria, e non solo quelle degli industriali: penso agli artigiani, ai commercianti, alle piccole e medie industrie, che sono il vero motore del Nordest. Non è una cerchia ristretta di industriali e politici, per quanto importanti, che può determinare lo sviluppo del Triveneto. Faccio un esempio. In questi giorni la giunta sta definendo le linee della legge per l'innovazione e la ricerca tecnologica: da chi credete siano arrivati gli input? Da quei venti o trenta grandi industriali che hanno cenato con Berlusconi? No: è stata la base, la miriade di imprese sparse sul territorio a dettare esigenze e contenuti. E poi Nesis è nata già zoppa, in mezzo alle polemiche, con esclusioni e defezioni... Non andrà da nessuna parte.

Ma il Friuli Venezia Giulia deve o no «fare sistema» con il Veneto?

Noi facciamo sistema con i veneti già nei fatti: cito Finest e lo sportello in comune aperto in Romania a favore degli imprenditori. Invece non credo a forzature istituzionali: io non ho mai avuto un incontro con gli assessori miei omologhi veneti, né ne ho in programma. Non vedo vantaggi per noi, che siamo a statuto speciale, nella collaborazione a livello istituzionale. Se poi Tondo e Galan vogliono parlarsi, beh, non c'è nulla di male.

E la tanto sbandierata alleanza tra gli aeroporti di Ronchi e di Venezia?

Mi sembra che non stia in piedi. Però l'aeroporto di Ronchi non può andare avanti così: l'Alitalia lo snobba, gli annunciati voli verso Est restano un sogno nel cassetto. Ma la colpa non è degli attuali gestori dello scalo, che, anzi, negli ultimi due anni hanno fatto un enorme sforzo per potenziare le linee.

E i risutati dove sono?

Certo che se a supportare questi sforzi ci fosse l'Alitalia, l'impatto in termini di traffici sarebbe più evidente. Però ci sono altri vettori, magari più piccoli, che hanno scoperto Ronchi, che si sono consolidati e che ora pensano a rafforzare la loro presenza.

Il caso Gandalf-Minerva non è un bell'esempio... È colpa di Friulia se ancora non si è deciso nulla?

Quando esamina i conti economici delle due proposte, Friulia non fa altro che il suo dovere. Posto che quella di Gandalf mi sembra il progetto più puntuale, faccio una considerazione: per ottenere l'appoggio finanziario di Friulia, sia Gandalf sia Minerva sostengono che i loro futuri collegamenti aerei sono in grado di sostenersi da soli, senza il bisogno di un «puntello» pubblico. Ebbene: i due vettori avviino autonomamente e quanto prima quelle linee. Se davvero funzioneranno, per Friulia a quel punto sarà facile decidere di entrare con i propri capitali.

Lei è assessore al Commercio. Come la mettiamo con i centri commerciali che nascono come funghi in Veneto e in Slovenia, mentre in Friuli Venezia Giulia siamo all'anno zero?

Macché anno zero... Non dimentichiamoci che questa legislatura ha portato all'approvazione della riforma del Commercio. Entro due settimane la giunta approverà i regolamenti che consentiranno la costruzione di nuovi agglomerati commerciali. L'obiettivo che ci siamo posti è dare agli imprenditori la certezza delle risposte e dei tempi. Solo così potremo trattenere in regione sia la clientela friul-giuliana sia quel miliardo di euro che, abbiamo calcolato, rappresenta il potenziale economico dei clienti che ogni anno entrano in Italia dalla Slovenia e dall'Austria.

A proposito di Slovenia: lei è favorevole all'allargamento a Est? A quali condizioni?

Sono favorevole. E l'unica «imposizione» che credo Roma debba far valere con Lubiana è la realizzazione delle linee di trasporto verso il cuore dei Balcani e verso l'Ungheria. Mi riferisco al tratto sloveno del Corridoio 5 e alla direttrice autostradale Trieste-Fiume, che le autorità di Lubiana stanno invece osteggiando. A parte questo, con l'allargamento a Est io prevedo solo vantaggi per il Friuli Venezia Giulia.

Alberto Bollis