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Il Piccolo 20-03-2002

«È già stato detto troppo. Adesso le linee programmatiche le traccerà il consiglio d'amministrazione», spiega

Donata Hauser: parleranno i fatti, non le polemiche

TRIESTE «Niente di personale con Rojatti, posso solo dire che io penso al bene dell'Orchestra». Lapidario il commento della presidente Donata Hauser Irneri, accusata di incompetenza, ma anche di voler coscientemente mettere i bastoni tra le ruote alle iniziative del maestro friulano. Un'Orchestra, quella Sinfonica del Friuli Venezia Giulia, nata tra le polemiche di un rinvigorito campanilismo Trieste-Udine, ma anche sotto la presunta egida dei partiti che governano la Regione, e della Lega Nord in particolare, tanto che lo stesso Rojatti era stato indicato dalle malelingue tra i protetti dell'attuale assessore regionale, Alessandra Guerra. «Perché dar vita a un'altra formazione orchestrale se già esiste quella con sede al Verdi»? Si erano chiesti politici e addetti ai lavori del capoluogo regionale quando l'assessore alla Cultura, il triestino Franco Franzutti, aveva deciso di sostenere la nascita della creatura che sarebbe, poi, stata affidata a Ezio Rojatti in qualità di direttore artistico.

Per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, si era deciso per Udine quale sede istituzionale, ma per Trieste quale località di provenienza del presidente, per l'appunto Donata Hauser Irneri, nominata nel 2000 alla nascita dell'Orchestra. Tra i fondatori le quattro province regionali, che avevano sborsato 50 milioni a testa, la Regione (700 milioni) e il Comune di Udine, che aveva offerto la disponibilità del Teatro Nuovo. La minoranza politica in Regione e alla Provincia di Trieste aveva subito alzato il tono della discussione parlando di «schiaffo a un pezzo importante della tradizione culturale di Trieste» e chiedendo lumi sulle modalità di assunzione dei musicisti. Infastiditi anche gli orchestrali della Fondazione Teatro Verdi di Trieste che, all'epoca, Franzutti aveva invitato a non protestare e a studiare gli spartiti ringraziando i santi di «avere il sedere al caldo».

Dunque, un clima surriscaldato fin dall'inizio, tanto che qualche segnale di difficile convivenza forse si era avvertito subito... «Non voglio commentare. Se c'era questo clima fin dall'inizio io non ho fatto nulla per alimentarlo - commenta Donata Hauser - e, comunque, non voglio esprimere opinioni personali, parlo solo a nome del consiglio di amministrazione». Prima che la querelle trovasse posto sulle pagine dei giornali ci sarebbero stati anche alcuni scontri verbali tra il direttore artistico e il presidente. Ma cosa c'è dietro la polemica di questi ultimi giorni: una riaccesa rivalità Trieste-Udine o questioni politiche? E le accuse di incompetenza per aver ostacolato l'attività e le idee del direttore artistico?

«Con Rojatti non c'è nulla di personale. Comunque non voglio aggiungere altro, è già stato detto abbastanza in questi giorni e ora desidero solo che l'acqua scorra. Avremo altri consigli di amministrazione sulle linee programmatiche, che ci consentiranno anche di incontrare i musicisti. Ho scelto la linea del silenzio, io penso al bene dell'Orchestra», taglia corto Donata Hauser, che non desidera rispondere alle precise accuse che Ezio Rojatti ha rivolto a lei e al suo consiglio di amministrazione, reo, sempre secondo il direttore artistico, di non aver consentito le prove del Coro dopo aver intimato la ripresa dell'attività all'intera orchestra. Ma le polemiche sembrano alimentarsi di giorno in giorno, e la presidente viene chiamata in causa anche un «presunto» consigliere di amministrazione, che dice di aver appreso dai giornali della propria nomina e di non avere alcuna intenzione di accettare. «È stata l'assemblea che ha deciso di chiedere a Giorgio Vidusso di partecipare, e lui non ha ancora sciolto le riserve, questo per dire che Vidusso è completamente estraneo alla polemica» conclude la presidente.

Riccardo Coretti