Il Gazzettino 21-09-2001
L'OFFENSIVA DELL'ASCOM
A tre anni dal Decreto Bersani, il direttore Ornella denuncia la sua inefficacia
«Niente sburocratizzazione, nessun drugstore. E non parliamo degli orari»
Già, sono passati proprio tre anni.Un'infinità, se ciascuno passi in rassegna ricordi ed esperienze personali. Un frammento d'attimo, invece, nel passaggio spesso tortuoso fra la ragion pura delle riforme e la ragion pratica delle loro attuazioni.
È il caso della riforma del commercio (ilcelebre Decreto Bersani) e di pari passo della legge regionale chiamata a recepirlo calandolo nel liquido amniotico della specialità friul-giuliana. Una vittoria annunciata che rischia di trasformarsi nella Caporetto delle buone intenzioni, almeno a sentire le valutazioni recise ed eventualmente acide di Gianluigi Ornella, direttore dell'Ascom provinciale. Il quale snocciola il rosario dei proclami traditi.
«Abbiamo appena chiesto al ministro perle attività produttive Antonio Marzano di dar corpo a una nuova legge, a una sorta diriforma della riforma - annuncia Ornella - perché il Decreto Bersani doveva sburocratizzare il rilascio delle autorizzazioni, liberare dai lacci le licenze... Obiettivo mancato, tant'è vero che nel Friuli-Venezia Giulia siamo approdati al paradosso con il ripristino delle vecchie norme, che appaiono talora in contrasto evidente rispetto alla legge ora vigente».
Fallito anche il tentativo d'incentivare - mediante liberalizzazione - la moltiplicazione o almeno la sopravvivenza dei piccoli negozi: «Ma ditemi voi, qual è l'imprenditore che va a investire sapendo che magari nelle vicinanze sta per sorgere una mega-struttura? E guardate che ci siamo: pensate ai ventilati centri commerciali che s'intende far nascere a Fiume Veneto e a Fonntanafredda».
Il direttore dell'Ascom rincara la dose sul fronte della media e della grande distribuzione, dove «la semplificazione delle merceologie in due settori soltanto (alimentari e non alimentari) ha complicato la vita alla programmazione». Difatti «come farà la Regione - si chiede il dirigente Confcommercio - a fissare gli standard urbanistici (parliamo di parcheggi e di viabilità) per gli esercizi del settore non alimentare, considerando l'impatto diverso che essi esercitano sul territorio? Prendiamo un concessionario d'automobili: il suotarget ideale è cosa assai differente rispetto a quello di un grande magazzino».
Lettera morta, inoltre, sono rimasti i tanto declamati drugstore,aperti no-stop 24 ore su 24, visto che «non ne è stato realizzato nemmeno uno in tutto il Friuli-Venezia Giulia».
Infine -last but not least - la patata bollente degli orari d'apertura. «Anche qui - constata nell'amarezza Ornella - la riforma liberalizzatrice non ha sortito gli effetti sperati. Il motivo è piuttosto semplice: nella realtà quotidiana sono lo stile di vita e le esigenze del consumatore a determinare di fatto le fasce orarie d'acquisto. A Pordenone, soprattutto nei mesi autunnali e invernali, è impensabile realizzare un orario prolungato oltre le otto e mezza di sera, salvo beninteso particolari circostanze legate a eventi straordinari».
Dalla protesta della debolezza alla proposta del possibile: «L'Ascom - giura Gianluigi Ornella - insiste con forza per ottenere una riforma effettiva e sostanziale del settore. Ma le norme devono tener conto insieme delle esigenze dei consumatori e di quelle dei piccoli e dei medi operatori».
M.B.