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Il Messaggero Veneto 27-04-2002

Anche nell'ambito della maggioranza c'è chi critica alcune scelte, come quella sugli orari dei negozi

Commercio ancora senza regole

L'opposizione accusa: a tre anni dall'approvazione la legge rimane inattuata

TRIESTE - A tre anni dall'approvazione della legge sul commercio, salutata con grande clamore e soddisfazione dal suo artefice, l'assessore Sergio Dressi, e dal centrodestra, essa è in buona parte inattuata, e soprattutto mancano i regolamenti relativi alla media e grande distribuzione. Lo sostiene Cristiano Degano, della Margherita, in un'interrogazione al presidente della giunta regionale Renzo Tondo. «Il quadro è paradossale, come dimostra quanto accaduto in sede di collegato: in attesa dei regolamenti che non è capace di produrre, la giunta, per sanare singole situazioni, propone modifiche alla stessa legge 8/99, e addirittura richiama in servizio sino a nuovo ordine la 41/90, la vecchia legge sul commercio», nota Degano.

«E' una situazione destinata a protrarsi a lungo ,anche perché lo stesso collegato amplia da sei mesi a un anno il tempo a disposizione dei Comuni per adeguarsi ai nuovi regolamenti, una volta che verranno finalmente emanati. Anche se ciò dovesse avvenire domani, quindi, non se ne parla sino a metà del 2003». Su tempi e modi per uscire da quello che definisce «un pasticcio legislativo che non dà certezze agli operatori del settore», il consigliere di opposizione chiede perciò lumi al capo dell'esecutivo.

«Abbiamo atteso per verificare se, come proclamato, sull'"ennesima azione riformatrice" Cdl nel commercio, c'era davvero il placet delle associazioni - ha dichiarato il capogruppo dei ds Alessandro Tesini -, circostanza che ci era sembrata incredibile ed aveva contribuito al nostro voto contrario. Ora, a quanto appare dalle reazioni, emerge che, se assenso c'è stato, è venuto solo da una parte dell'Ascom, e che siamo in presenza dell'ennesimo pasticcio», nota il capogruppo della Quercia.

«Nel collegato sono emerse una volta di più le contraddizioni tra Polo e Lega, e ne sono scaturiti ibridi legislativi i cui effetti si faranno sentire in modo dirompente tra breve. Ci saranno inevitabili ricorsi alla magistratura e ci saranno nuove autorizzazioni per la grande distribuzione, cose cui qualcuno aveva cercato di porre un freno, con buona pace dell'assessore Dressi, in missione all'estero».

«Quando si sono votate le norme, poi, si sono evidenziate significative latitanze, tanto che la Casa delle libertà si è segnalata più per le assenze che per le presenze. Oltre all'astensione del relatore di maggioranza mancavano il capogruppo e responsabile economico di Forza Italia, il presidente Tondo, l'assessore alle Finanze e appunto quello al commercio», dice ancora Tesini. Più articolato il giudizio della Lega delle cooperative del Fvg, espresso dal presidente regionale Mario Zarli. «Si riconferma - ha detto - un apprezzamento positivo per l'abolizione dell'articolo 114, che consentiva un'apertura dei centri commerciali al di fuori di una logioca di programmazione dell'offerta distributiva sul territorio regionale, Perplessità suscita invece una nuova norma che distingue gli orari degli esercizi pubblici secondo le dimensioni dell'area di vendita. Tale legge, di dubbia costituzionalità - osserva Zarli - altera le pari condizioni di mercato per le imprese e rischia di disorientare gli stessi consumatori».

Ma anche nelle file della maggioranza ci sono posizioni critiche, come quella di Adino Cisilino (Fi), che non ha partecipato alla votazione (ma non era il solo). «Giorgio Moretti, segretario provinciale della Confesercenti - ha dichiarato - sulle decisioni prese in sede del Collegato alla finanziaria regionale per quanto concerne gli orari ad alcune fasce commerciali, ha colto nel segno. La decisone sugli orari è il risultato di un modo confuso di rispondere ai problemi, prima associativi delle confraternite dei commercianti e poi alle presunte richieste del mondo economico commerciale della regione».

L.S.