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Il Messaggero Veneto 18-11-2001

Il senatore di An prende posizione dopo le critiche di Antonione al capo della giunta sul caso Autovie venete

Collino a Tondo: apri una verifica

Il leader della destra friulana: ricomporre le tensioni soprattutto all'interno di Forza Italia

UDINE - «Signori fermatevi, così non si può più andare avanti». E Giovanni Collino, senatore di An, fa come l'arbitro in un incontro di boxe: chiama il break e si precipita tra i contendenti per separarli con un atout risolutore ai vecchi tempi. La richiesta di una verifica politica. Con un obiettivo preciso, di accordare le voci discordi e riformare il coro, più che di stabilire chi ha ragione e chi torto; se Tondo a "disubbidire" ad Antonione o quest'ultimo a "scomunicare" il primo.

Senatore Collino, perché questo corto circuito in Forza Italia?

Viviamo un momento difficile, caratterizzato dall'assenza di un metodo di lavoro in una maggioranza che pur ha i numeri per governare e, alle volte, dall'affiorare di un senso di irresponsabilità legato all'appartenenza.

A chi imputa questa situazione: alla maggioranza nel suo insieme; alla giunta; o alla Lega?

Negli ultimi cinque mesi sono accaduti avvenimenti poco lineari. È giunto, perciò, il momento di procedere a una verifica politica su metodi, strategie e azioni. Non è pensabile che nella maggioranza ci siano, a vari livelli e con varie responsabilità, battitori liberi legati agli equilibri delle singole forze politiche.

Vuol dire che la Lega ha utilizzato il suo potere di interdizione?

Non so se l'ha usato. Osservo che alcuni suoi esponenti preferiscono la politica urlata, degli insulti. Ebbene, la Lega è un valore aggiunto in cui coesistono persone di grande equilibrio che dovrebbero svolgere una funzione moderatrice. Dentro e fuori il movimento.

La scudisciata di Antonione a Tondo ha alzato il sipario sui fermenti di Forza Italia, variamente interpretabili. Lei che ne pensa?

Forza Italia, in quanto partito di maggioranza relativa, ha responsabilità prevalente. Perciò le tensioni presenti al suo interno si ripercuotono su tutta la maggioranza. Tensioni che ritengo dovute all'incompiuto assestamento di ruoli e competenze. C'è, evidente a Udine, un vuoto di leadership, con grosse ripercussioni a livello regionale.

Vuol dire che mancano i leaders o che si elidono, si annullano a vicenda?

Lo scontro c'è. Anche perché ci sono persone che possono ambire a un ruolo di leadership. Soprattutto costoro dovrebbero sapere che in politica ci vogliono senso della misura e dell'equilibrio e capacità di mediazione, premessa essenziale alla crescita di una capacità strategica. In questo senso, la Casa delle Libertà deve fare un passo avanti. Ed è necessario che i suoi vertici si raccordino ai parlamentari e ai consiglieri regionali. Per agevolare questa prospettiva mi permetto di rilanciare il coordinamento regionale della Cdl, dove tutte le tensioni possano confrontarsi e stemperarsi in una sintesi mediatrice. Questo coordinamento dovrebbe avere le funzioni di una camera di compensazione. Per questo chiederò ai segretari regionali della Cdl di convocare a Udine una "convention" in grado di perfezionare, coordinandoli, gli obiettivi strategici della Regione.

È soprattutto il dialogo a fare difetto all'interno della Cdl?

Ognuno di noi ha un ruolo e ognuno deve lavorare per il ruolo che ricopre...

Cosa che ora non succede?

Mi limito a far presente che non posso condividere la politica degli insulti e dei sospetti, che prelude alla politica dei veleni.

È una deriva ineluttabile?

C'è una base, ci sono degli iscritti. Ebbene, questi non si possono sentire solo in campagna elettorale. Così facendo, si corre il pericolo di allontanarli dalla politica, mentre a Roma ci si muove in direzione opposta.

Si riferisce alla vicenda di Autovie, al braccio di ferro tra Antonione e Tondo venuto allo scoperto in un incontro del primo con gli industriali della regione?

Non ho partecipato a quell'incontro con gli industriali. Ma è evidente che, all'esterno, il dualismo Antonione - Tondo (che ha diritto a un'autonomia di scelta) dà la misura di come ci stiamo muovendo e viene percepito come una manifestazione di infantilismo.

In Forza Italia è arrivato il momento della resa dei conti?

No. Ma è evidente uno scontro di leadership ed è evidente la necessità di lavorare per ricomporre le tensioni. A questo punto vanno fermate le bocce. An è unita e compatta non perché sia miracolata, ma perché ci si ferma e si riflette. Fi, invece, non ha ancora maturato questo spirito di aggregazione. E questo ci preoccupa.

Cosa si attende dalla convention che lei vuole convocare?

Mi attendo, appunto, una sintesi sulle cose, perché così non si può andare avanti.

È un ultimatum?

No. Piuttosto, sono preoccupato di questa deriva. Per perdere, al punto in cui siamo, dovremmo autoaffondarci. Ed è quanto, purtroppo, stiamo facendo. Stiamo facendo le prove generali di un suicidio collettivo; e stiamo attivando gli strumenti per meglio autoaffondarci.

A chi indirizza il monito? Ad Antonione o a Tondo? O ad altre forze della maggioranza?

Penso che Fi debba essere leale alla maggioranza e rispettosa del suo presidente, ma non possa essere trascinata in un vicolo cieco dove la politica non c'entra.

Torniamo al tormentone Autovie? Lo ritiene il sintomo superficiale di un male più grave o l'eruzione di un malessere temporaneo?

Autovie è un gioiello di famiglia. Questa vicenda, che doveva essere risolta in poche ore, ha messo in evidenza mancanza di autocritica da parte di un personale politico che, forse, non ha tutti i numeri corrispondenti al processo decisionale che è chiamato a realizzare. Ebbene, Autovie veleggia verso bilanci in perdita per responsabilità della classe politica. La Regione, dunque, dovrebbe limitarsi a dare gli indirizzi e a scegliere le persone sulla base di un identikit costruito sulle capacità professionali.

Come ne esce Tondo, rafforzato o dimezzato?

Un presidente è autorevole o non è. È autorevole se sa unire l'equilibrio alla capacità di fare sintesi.

E la Regione?

Non entro nel merito. Di certo, però, va cambiato il metodo e l'approccio alle cose per trarre la politica regionale dallo stallo in cui si è incagliata. Ci vogliono senso di responsabilità e autocritica. Per questo dico: signori fermatevi, così non si può andare avanti.

E.S.