Il Messaggero Veneto 07-12-2001
A Pordenone il leader sindacale attacca il governo anche su pensioni, sanità e scuola
PORDENONE - «E' una battaglia di civiltà» quella avviata dal sindacato sull'articolo 18 che punta a costringere il governo al ritiro del provvedimento. Sergio Cofferati, leader della Cgil, ha ribadito a Pordenone, nel corso dell'affollata assemblea con i lavoratori dello stabilimento di Porcia di Electrolux Zanussi, le ragioni di una mobilitazione che, per il momento, si è strutturata negli scioperi articolati di due nel settore privato e di otto ore nel pubblico.
E se la colonna portante della protesta è l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Cofferati elenca le tante contrarietà all'operato del governo: sulla finanziaria «in cui non v'è traccia degli interventi per il Mezzogiorno né sufficienti risorse per il rinnovo del contratto nazionale»; sull'arbitrato, laddove si vuol far nascere «la categoria dello spirito», ovvero arbitri che si pronunciano non sulla base di leggi e contratti ma «secondo equità»; sulle pensioni, perché quanto «una riforma funziona va rafforzata»; sulla riduzione delle risorse per il fondo sanitario e l'emendamento sulle Fondazioni, sottolineando che «non è possibile assegnare la salute delle persone a un'idea di lucro privata»; sulla riforma Moratti «che ha arretrare la scuola pubblica».
Una mobilitazione che è all'inizio, agli esordi: due ore di sciopero generale articolato, otto ore per il comparto pubblico, e poi?
«Questa è una prima risposta all'azione del governo. E' evidente che potrebbe non essere l'unica. Decideremo in seguito quali altre iniziative attuare se il governo non si convincerà ad eliminare da quel provvedimento le parti che ledono i diritti fondamentali dei lavoratori».
Una negoziazione sull'articolo 18 non è assolutamente proponibile?
«Il presidente Berlusconi invita a negoziare con le associazioni di categoria, ma la nostra risposta è estremamente chiara: su questo argomento non trattiamo né con il governo né con Confindustria. Il nostro obiettivo è lo stralcio di quel provvedimento».
Il presidente dell'Unione degli industriali della provincia di Pordenone definisce l'articolo 18 una sorta di retaggio del passato, superabile.
«Evidentemente non conosce la legislazione europea nè il testo del provvedimento... Complimenti».
Mentre la legislazione europea...
«La Carta di Nizza, all'articolo 30, prevede che il Europa, un uomo o una donna che lavorano, non possono essere licenziati senza giustificato motivo, che è esattamente ciò che regolamenta, dal 1966, la legge italiana».
Se venisse varata la sospensione di quell'articolo dello Statuto, quali sarebbero gli effetti?
«Le aziende italiane potrebbero licenziare, senza giustificato motivo, e dunque si produrrebbe una condizione negativa per milioni di persone che potrebbero essere allontanate dal loro posto di lavoro con atti discriminatori. Provvedimenti di questa natura tolgono dignità alla persona, ledono un diritto fondamentale, un diritto che oggi ci riconosce, come cittadini dell'Europa, la carta approvata dai paesi dell'Unione. Per questo abbiamo detto di no all'ipotesi del governo».
Avete chiesto lo stralcio anche della parte relativa all'arbitrato.
«Sì, perché oggi, nel dirimere i contenziosi sul lavoro, il magistrato ha, come riferimenti, la legge e i contratti. Il governo, accogliendo le richieste di Confindustria, prevede nel testo in esame che l'arbitro si pronunci secondo equità. Vogliamo far nascere una categoria dello spirito? In questa formulazione il governo, inoltre, non solo si schiera con Confindustria, ma butta a mare anche un accordo che aveva fatto con il sindacato».
Pensioni e riforma...
«La verifica ci ha dato ragione. Le riforme sono state efficaci, la spesa previdenziale è in linea, per noi è necessario rafforzare la riforma, non stravolgerla. E su questo fronte è indispensabile che il sindacato risponda unitariamente, così come sta avvenendo oggi».
Elena Del Giudice