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Il Piccolo 23-11-2001

Galan rifiuta platealmente l'offerta di un posto in più nel nuovo Cda della concessionaria. Tondo: «Spero in un ripensamento, forse nomineremo solo 11 consiglieri»

Caso Autovie, con il Veneto è rottura totale

Oggi l'assemblea dei soci che assegnerà formalmente al manager Dario Melò la presidenza della società

TRIESTE - No, decisamente non sarà giornata di grandi sorrisi e caldi abbracci tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, quella di oggi. L'assemblea di Autovie Venete, convocata per le 10 nel Palazzo della Marineria, suggellerà il nuovo gelo sceso tra i due presidenti, Giancarlo Galan e Renzo Tondo. Alle profferte di pace del primo (il riconoscimento di un secondo posto, oltre a quello di diritto, nel consiglio di amministrazione della concessionaria autostradale) uno sdegnato Galan replica un secco «no» motivandolo con gli indebiti condizionamenti che il primo avrebbe posto. In realtà pare che a risollevare le barricate tra i due, dopo la cena di Buttrio nella quale entrambi erano commensali, sia stata una presa di posizione di Tondo, una strenua difesa della specialità che Galan ha giudicato inopportuna (vedi articolo qui a fianco).

QUESTIONE DI FEELING. Ma non è che sia, invece, questione di pelle? Tra Galan e Antonione c'era feeling, e in verità c'è ancora. Tra Galan e Tondo c 'è diffidenza e sospetto. Le radici? Non troppo lontane, forse. Magari risalgono a quella visita veneziana di Silvio Berlusconi e alla proposta avanzata da Galan di procedere rapidamente alla realizzazione del passante di Mestre attraverso la realizzazione di una sorta di superconcessionaria autostradale del Nordest. Una mossa del potente presidente del Veneto che aveva trovato un comodo alleato in quel Giancarlo Elia Valori, presidente di Autostrade e (allora) di Autovie Venete.

I CONTI NON TORNANO. Quel gioco, si sa, saltò. Probabilmente perché Tondo, che da albergatore i conti li sa fare, ha capito che nella partita il Friuli-Venezia Giulia avrebbe avuto una posizione marginale. Dunque, la partita venne riaperta e nella costituenda società che si occuperà delle mega-opere del Nordest, Autovie ha un ruolo paritario rispetto ad altri. Tanto per dimostrare ai cugini d'oltre Livenza che anche qui si sanno calibrare le regole secondo le convenienze, ecco che si mette mano allo statuto di Av: nel Cda si peserà, d'ora in poi, per quanti soldi ci si mette. E il Veneto, quindi, solo per il 4%. Uno «sgarbo», un gesto di «maleducazione», lo definì Galan. «Rimettere ciascuno al proprio posto» per il più pungente degli esponenti politici del Friuli-Venezia Giulia, il leghista Beppino Zoppolato.

PROPOSTA «INDECENTE»? Visto che, in fondo, la politica comunque è mediazione, di fronte a una frattura scomoda per entrambe le Regioni, forse è il caso di avanzare qualche disponibilità. Tondo ci prova: riconosce al Veneto un posto nel Cda di Autovie, aggiuntivo rispetto a quello a cui ha diritto grazie all'accordo con Gavio. La risposta è nota. No, e senza neppure un aggiuntivo «grazie». La motivazione, dicevamo, starebbe nel fatto che Tondo avrebbe chiesto a Galan di indicare qualcuno che già non fosse stato componente il Cda. Non Lucchini, dunque, e nemmeno Leonardelli. Ma il presidente carnico nega. «Il "paletto" che mi attribuisce Galan è una sua totale invenzione. L'unica richiesta che ho posto nel momento in cui ho offerto un secondo posto nel Cda, testimone il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonione, era di conoscere il nome del candidato sul quale noi avremmo espresso il gradimento. Rinunciano a un posto in più? - continua Tondo - Pazienza. La nostra disponibilità rimane e attenderò fino all'ultimo minuto una comunicazione in merito al consigliere indicato dal Veneto».

LA PORTA RESTA APERTA. Non solo: Tondo va oltre e informa che, come dimostrazione ulteriore di buona volontà, verificherà la possibilità di far nominare oggi, in sede di assemblea, solo 11 consiglieri, lasciando vacante il dodicesimo. Una sorta di «porta aperta» a Galan. Ma la sensazione è che Tondo abbia esaurito la classica pazienza, tanto più che si chiama Renzo, e non Giobbe. E che di fronte a una ingiustificata resistenza, preferisca lasciare a Galan il compito di trovare motivazioni ragionevoli.

POSTI DA ASSEGNARE. E dunque, che accadrà oggi? Chi sarà il «veneto di diritto»? Chi i consiglieri di Forza Italia? È proprio vero che Esposito e Zanotto sono confermati? E il vicepresidente andrà davvero ad An? Non resta che attendere il levarsi del sipario per capire se la ridda di ipotesi di questi giorni avranno trovato conferma nella realtà, e chi saranno gli eccellenti «esclusi». In fondo è o non è, quella di Autovie, la «storia infinita»?

Elena Del Giudice