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Il Messaggero Veneto 10-01-2002

Case chiuse, la società civile si spacca

La proposta di riaprirle ha diviso, in provincia, politici, uomini di fede e operatrici del settore

Lo chiamano il mestiere più vecchio del mondo, ma davvero la prostituzione può essere ritenuta una professione come le altre? Dopo la dichiarazione del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sugli «spettacoli indecenti» a cui migliaia di persone sono costrette ad assistere, anche involontariamente, anche in provincia si è riacceso il dibattito. Case chiuse sì o no? O meglio, quartieri hard, a luci rosse, zone franche o no?

Tenuto conto che l'attività della prostituta non è illegittima, ma lo sono lo sfruttamento e il favoreggiamento, il sottosegretario di An Manlio Contento ha ribadito che «oggi la prostituzione favorisce l'aumento della criminalità e, quindi, è necessario affrontare un confronto per trovare soluzioni rispettose della comunità cristiana e dell'ordine pubblico». Contento non dimentica che già allo stato attuale «assistiamo ad attività svolte in modo professionale che riguardano sia uomini che donne».

Quattro sono, invece, i diversi provvedimenti che l'ex parlamentare diessino Antonio Di Bisceglie vorrebbe fossero presi: «Perseguire le organizzazioni criminali - ha precisato il politico - dal punto di vista repressivo, perseguire i clienti per reprimere la prostituzione in strada, legalizzare quella individuale e non quella collettiva, tipica delle case chiuse, come forma di lavoro autogestita e, nello stesso tempo, condurre in maniera permanente una battaglia culturale contro la prostituzione».

Chi intende passare dalle parole ai fatti è, poi, il consigliere regionale dei Verdi Mario Puiatti, pronto a ripresentare la proposta che già nel '99 aveva cercato di far approvare, ovvero l'istituzione delle cosiddette "aree aperte", quei quartieri che potrebbero essere destinati, su richiesta dei Comuni, all'offerta sessuale. Nella nostra regione, se la proposta dovesse passare, potremo trovare dunque anche i "parchi dell'amore".

I radicali, proprio su questo punto, stanno proponendo ai cittadini, attraverso una raccolta di firme, la possibilità di presentare un progetto di legge al parlamento per la legalizzazione della prostituzione, che prevede «l'equiparazione della prestazione di servizi sessuali retribuiti a una qualsiasi altra attività professionale, da esercitarsi liberamente nella forma di lavoro autonomo, subordinato o associato». «Si prevede inoltre - così si è espresso Stefano Santarossa, del coordinamento regionale dei radicali - la possibilità per i comuni di delimitare questa attività a determinate aree urbane o suburbane, come avviene nelle principali città di tutta Europa. In aggiunta - ha precisato - si potranno stabilire pene severe per ogni forma di sfruttamento illegale». Santarossa proporrà ai consiglieri regionali il progetto del suo partito. Verrà anche, ha fatto sapere il radicale, allestito un punto di raccolta di firme nei prossimi congressi comunali e provinciali di Forza Italia.

Contrario a questa posizione è monsignor Luciano Padovese, che ha parlato «di situazione insopportabile che si verrebbe a creare se si equiparasse l'offerta del proprio corpo a qualsiasi altra professione». Sui "parchi dell'amore" Padovese ha detto: «Fui contento della cessazione delle case chiuse. Tuttavia le prostitute ancora oggi sono trattate come schiave». Padovese, come del resto gran parte del mondo cattolico, ritiene che la legge Merlin debba essere rivista, «senza per questo - ha spiegato - passare da un estremo all'altro».

Nettamente divergente, come peraltro era naturale attendersi, l'opinione di Carla Corso, leader del Movimento per i diritti delle prostitute. «Credo - ha fatto sapere- che le case chiuse modello anni '50 non siano più proponibili, perché la società è cambiata. Non verrebbero più frequentate. Però bisogna arrivare a una legge che consenta alle persone di potersi prostituire». Attraverso un riconoscimento del reddito, secondo la Corso, si potrebbero togliere le donne dal raket. Le straniere, in più, potrebbero avere un regolare permesso di soggiorno. O meglio, un «permesso di soggiorno per prostituzione».

Sara Carnelos