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Il Piccolo 03-02-2002

Blitz dei carabinieri dei «Noe» paralizza l'attività della storica azienda carnica: nel mirino gli scarichi inquinanti «prorogati» da Regione e Comune

Cartiera di Tolmezzo, «avvisi» a Antonione e Tondo

Contestato un possibile «abuso d'ufficio». Convocata per domani una riunione straordinaria di giunta

Dietro alla scelta del pm Teatini l'usanza, ormai più che decennale, di far confluire nel tubone municipale e poi nel Tagliamento le acque lavorate

TRIESTE - Avvisi di garanzia per abuso d'ufficio all'attuale sottosegretario agli Esteri e coordinatore nazionale di Forza Italia Roberto Antonione e a quasi tutti i componenti della sua ex giunta regionale, compreso l'attuale presidente Renzo Tondo. Sigilli, seppure fino a mercoledì solo virtuali, alla Cartiera di Tolmezzo. Seicento posti di lavoro ad alto rischio in un'area, quella carnica, che certo non spicca per occupazione. Sono i risultati più evidenti e clamorosi di un'inchiesta della Procura di Tolmezzo sugli scarichi inquinanti dell'azienda, che fa parte del gruppo Burgo. Le comunicazioni giudiziarie, inviate dal Pm di Tolmezzo Maria Elena Teatini quali atti dovuti, sono state recapitate anche al sindaco del capoluogo carnico, Sergio Cuzzi, al direttore della Cartiera, Mauro Saro, al responsabile tecnico dello stabilimento, Valerio Pillinini, e a un dirigente non menzionato dell'ufficio tecnico del Comune.

Causa scatenante dell'indagine, che operativamente è stata condotta dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) piombati in forze ieri mattina nello stabilimento, è un'annosa vicenda legata al deflusso delle cosiddette acque lavorate. Materiale inquinante, si capisce, ma che in virtù di una sorta di «gentlemen agreement» tra la società, il Comune e la Regione, da almeno 12 anni veniva dirottato nel depuratore comunale e da lì direttamente nel Tagliamento. Un escamotage che era diretta conseguenza della legge Galli, che consentiva appunto alle amministrazioni locali di immettere liquidi inquinanti nelle acque dei fiumi in percentuale superiore a quella concessa ai privati. Passando per il «tubone» comunale, in sostanza, la Cartiera (che, parola di Renzo Tondo, che è stato anche sindaco di Tolmezzo per tanti anni, «sta alla città come la Fiat a Torino»), poteva continuare il normale ciclo produttivo, in attesa di una soluzione definitiva (leggi depuratore autonomo e migliorìe agli impianti) che la Regione stessa stava foraggiando a suon di miliardi da anni.

Galeotta, in questo caso, sembra essere stata l'ormai annuale proroga concessa dalla giunta regionale nel preiodo di presidenza Antonione. In una riunione del giugno '98, assenti i soli assessori Romoli e Venier Romano, unici a non aver ricevuto gli «avvisi», l'esecutivo del Friuli Venezia Giulia aveva varato una delibera che rinnovava l'autorizzazione agli scarichi «via Comune». Tanto sembra essere bastato.

«E pensare - commenta Tondo - che proprio ieri (venerdì ndr) l'assessore competente Ciani mi aveva detto che era tutto pronto per la sigla di quell'accordo di programma sull'impianto dell'Alto Tagliamento che coinvolge la Regione, la Provincia di Udine, il Comune di Tolmezzo, la "Società di gestione impianti Alto Tagliamento srl" e la "Cartiere Burgo spa", con un impegno finanziario complessivo, tra ministero dell'Ambiente, Regione e Cartiere, pari a ad oltre 9,5 milioni di euro». Più che le mosse, dovute, della magistratura, preoccupano a questo punto i possibili sviluppi in chiave occupazionale. Mentre le maestranze si riuniranno in assemblea domani, quasi contemporaneamente alla riunione straordinaria della giunta convocata, sull'argomento, a Udine da Tondo, non è certo ottimistica la valutazione dei danni possibili. Se ne fa interprete il presidente del consiglio regionale Martini, carnico pure lui, pronto a sollecitare l'approvazione dell'accordo di programma, e ovviamente quello della giunta Tondo. «Siamo pronti, per accelerare i tempi, anche a nominare un commissario ad acta. La Cartiera non può non deve restare ferma. Un mese di non produzione, e sei fuori mercato». Maniera delicata ma non meno inquietante di evocare lo spettro della chiusura.

Furio Baldassi