Il Piccolo 08-06-2002
«Il Friuli Venezia Giulia deve eliminare la mentalità assistenzialista. Il referendum elettorale? Importante potersi scegliere il presidente da soli»
GORIZIA - Quando si parla di Nordest il pensiero corre soprattutto alla «locomotiva» economica del Veneto. Lei che è un imprenditore che lavora anche nella nostra regione, quali differenze sostanziali nota tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto?
Faccio un esempio: la maggior parte degli operai che lavora nelle imprese del Veneto pensa a mettersi in proprio, a diventare imprenditore. Nella vostra regione questo non succede, in particolare nelle province di Gorizia e Trieste dove l'economia è derivata da anni di assistenzialismo e interventi pubblici.
Ci sono altre differenze?
L'industria del Friuli Venezia Giulia deve cominciare a fare i conti con la crescente carenza di manodopera. E negli ultimi tempi sta rallentando l'afflusso di operai dalla Slovenia perché nella vicina Repubblica l'economia si sta rimettendo in moto alla grande. Ecco dunque che per il Fvg si pone un problema di ripensare alle prospettive di sviluppo economico.
Molti indicano la necessità di intervenire sulle infrastrutture per rilanciare l'industria. È d'accordo?
Secondo me in Friuli Venezia Giulia non ci sono emergenze viarie, almeno non come in Veneto. Non credo sia questa la priorità.
E allora qual è?
Bisogna partire da quello che d'importante c'è. Mi riferisco per esempio alle due università presenti nella vostra regione. Penso che la ricerca e l'innovazione possano diventare elementi fondanti di un nuovo modo di fare impresa, puntando su alti valori tecnologici. A Trieste c'è l'Area di ricerca da sfruttare e mi pare che le imprese locali lo facciano ancora poco. Rispetto alla Venezia Giulia, il Friuli è più avanti nel fare sistema.
In più si avvicina l'ingresso della Slovenia nell'Unione europea. Gli imprenditori locali sono pronti a questo passaggio?
Qui secondo me sta il vero problema. La Slovenia è molto più avanti del pensare comune. È dinamica, ha allacciato importanti contatti con altri Paesi d'Europa ed è stata capace di attrarre imprese estere. La nostra economia confinaria rischia di essere scavalcata. Deve muoversi per tempo e con decisione puntando alla costituzione di servizi finanziari, di un terziario avanzato.
Il prossimo anno si rinnoverà il Consiglio regionale. Candidato alla presidenza potrebbe esserci anche Riccardo Illy che forse si opporrà a Tondo. Cosa pensa di questa candidature?
Non conosco purtroppo Tondo, conosco bene Illy e ho naturale simpatia nei suoi confronti pensando al rigore con cui ha operato come sindaco di Trieste: ha dimostrato di avere idee chiare e iniziativa in politica, pur nel rispetto delle istituzioni. Soprattutto il suo sforzo sempre manifestato di sburocratizzare l'apparato pubblico che va sostenuto.
È in atto la battaglia per non confermare la nuova legge regionale elettorale. Se abitasse in Fvg sosterebbe il referendum che piace tanto allo stesso Illy?
È una battaglia importantissima. L'elezione diretta del presidente della Regione è quanto mai auspicabile. Bisogna adoperarsi perché questa operazione abbia successo.
Domani Gorizia sceglierà il suo nuovo sindaco. Cosa manca al capoluogo isontino per essere davvero una città?
Un giorno sono arrivato a Gorizia e un mio dirigente che abita a Gorizia mi ha mostrato la classifica del Sole 24 ore in cui emergeva che Gorizia è ai vertici nazionali per la qualità della vita. Io gli ho risposto che forse era necessaria renderla meno vivibile con un'applicazione più dinamica al lavoro. La qualità non si ha nell'assenza di problemi, ma nella volontà di risolverli.
Come giudica l'operato del sindaco uscente Valenti?
Non posso giudicare in modo approfondito il suo operato, ma nelle occasioni in cui l'ho incontrato ho sempre trovato disponibilità da parte sua. In questo senso il mio giudizio è positivo.
Uno dei temi della campagna elettorale è il ruolo di Gorizia come capoluogo provinciale: il Centrosinistra in particolare sostiene che Gorizia abbia smarrito il ruolo di guida della provincia. È d'accordo?
In effetti il Monfalconese sembra essere un'entità a parte di una provincia che già soffre di uno scarso entroterra, e queste divisioni rendono ancora meno importante Gorizia a livello regionale. Bisogna cercare di recuperare il dialogo, ma per farlo Gorizia non deve porsi con un atteggiamento di superiorità nei confronti del resto della provincia.
Qual è secondo lei il reale rapporto di Gorizia e dei goriziani con Nova Gorica e la Slovenia?
Se io fossi sindaco di Gorizia cercherei tutte le soluzioni per una collaborazione aperta. Gorizia dovrebbe entrare nell'ordine di idee di essere un tutt'uno con Nova Gorica mantenendo ovviamente le due municipalità. La parola d'ordine dovrebbe essere collaborazione nella competizione.
Le tragiche vicende del dopoguerra legate al confine sono un ostacolo secondo lei per questo processo?
Ho profondo rispetto dei drammi patiti da tante persone, ma bisogna tenere conto che la stessa Slovenia ha fatto giustizia della situazione di allora e non è più Jugoslavia.
Quale vocazione ha Gorizia: industriale, terziario o cos'altro?
È naturale che si debba puntare sul terziario, l'imporante è rimboccarsi le maniche e diventare protagonista del proprio progresso. In città ci sono molte intelligenze e risorse importanti. È questa la logica vincente per uscire da tanti anni di un'economia basata sull'assistenzialismo.
Roberto Covaz