| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |


Il Messaggero Veneto 19-12-201

E' di nuovo emergenza sicurezza negli istituti di pena del Friuli-Venezia Giulia. La denuncia della Cisl-Fps

«Carceri, mancano 300 agenti»

Il sindacato: il ministero di grazia e giustizia ha inviato soltanto sei guardie

di FEDERICA BARELLA

UDINE - Il sistema carcerario regionale è oltre il collasso. Il colpo di grazia definitivo è arrivato proprio in questi giorni dal ministero di Grazia e giustizia. In concomitanza con l'uscita dei nuovi addetti dai vari corsi di formazione il dipartimento centrale dell'amministrazione penitenziaria ha reso noto la destinazione delle varie strutture penitenziarie. Ed ecco, dopo il danno, anche la beffa. Su 600 nuovi agenti che verranno inseriti nella carceri del Nord Italia soltanto sei arriveranno in Friuli-Venezia Giulia. «Uno scandalo, una vergogna, anzi di più: una vera e propria presa in giro», tuonano i sindacalisti della Cisl, Enrico Acanfora e Carlo Cracovia, rispettivamente segretario regionale Cisl-Fps con delega per i lavoratori statali, il primo, e coordinatore regionale del sindacato per i lavoratori della polizia penitenziaria, il secondo.

«In Friuli-Venezia Giulia - spiega infatti Carlo Cracovia - per raggiungere standard di lavoro sufficienti servirebbero almeno altri 300 agenti. In regione la popolazione carceraria supera infatti le 800 unità, mentre gli agenti in servizio non superano le 450 unità. Ciò significa che nel carcere di Trieste, o quello di Udine, per ogni turno di servizio ci sono 10 agenti in servizio. Decisamente un po' poco se si considera che di fronte ci troviamo a dover gestire una popolazione carceraria che va dai 200 ai 250 detenuti».

Oltre a un grave problema di carenza di personale, tutti i carceri della regione, soffrono di un grave problema di sovraffollamento, per non parlare poi della fatiscenza delle singole strutture. «A Udine - spiega Enrico Acanfora - ci sono circa 200 detenuti, contro una capacità massima di 120, considerando oltretutto che la sezione femminile, così come è ridotta, sarebbe da chiudere e da ristrutturare immediatamente». «Altrettanto dicasi per Trieste - aggiunge Carlo Cracovia -. Nelle celle del penitenziario del capoluogo giuliano ci sono anche 12 detenuti, in una stanza adatta a ospitarne sì e no 6. Qui ci sono lavori di ristrutturazione in corso, e quindi in teoria la capacità di accoglienza del penitenziario dovrebbe essere ridotta. Invece i detenuti aumentano ogni giorno di più. Anche Pordenone non è messa meglio, ma per la Destra Tagliamento c'è già un progetto e uno stanziamento di cinque miliardi per realizzare una nuova struttura».

Nemmeno a Tolmezzo, unico carcere di massima sicurezza della regione, realizzato dopo il terremoto del 1976, la situazione è migliore. Nè per quel che riguarda la struttura (che inizia a mostrare qualche cedimento), nè per quel che riguarda il numero del personale in servizio. «Anche se qui il numero degli agenti arriva a 160 persone in servizio - spiega ancora il segretario regionale Cisl-Fps per gli statali Acanfora - i detenuti superano le 200 unità. E a ciò va aggiunto che a Tolmezzo ci sono persone con pesanti condanne, essendo un carcere di massima di sicurezza. Da ciò ne deriva anche un lavoro molto più pesante per l'intera organizzazione carceraria».

Problemi non dissimili ormai ci sono anche a Trieste e a Udine. «Il 50 per cento della popolazione carceraria è straniera - sottolineano i sindacalisti -. E spesso di tratta di persone legate alla mafia dei vari paesi dell'Est. E in questo caso il lavoro diventa duro anche nei più normali istituti penitenziari, come quelli di Udine e Trieste. Ma qui si innesta anche il problema di cosa devono fare gli agenti della polizia penitenziaria. Ovvero se dobbiamo essere semplici custodi - sottolinea Cracovia - oppure anche attori, se pur in minima parte, di un percorso rieducativo del detenuto».