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Il Gazzettino 18-11-2001

L'INTERVENTO

ASPETTANDO IL COMUNE DIGITALE

di FRANCESCO PIRA (*)

I risultati dell'ultima indagine condotta dalla Lexis ricerche per conto del Dipartimento della Funzione pubblica sullo stato della comunicazione fra istituzioni e cittadini nel nostro Paese evidenziano allo stesso tempo progressi e arretratezze. La buona notizia è che un italiano su due ritiene che il rapporto con il proprio Comune sia migliorato negli ultimi due anni. Ma dalla stessa ricerca emerge anche che solo il 16 per cento dei cittadini intervistati ha usato Internet per interagire con gli enti pubblici dal 1999 a oggi. Questi e altri esiti dell'inchiesta di Lexis, segnalano da un lato che la comunicazione pubblica non si sta sviluppando solo dal punto di vista teorico, negli studi e nelle leggi, ma anche e soprattutto nelle pratiche. Dall'altro lato, fanno ipotizzare che gli italiani aspettano con ansia il momento in cui anche nel nostro Paese diventeranno realtà firma digitale, anagrafe della popolazione, delle imprese e del territorio, formazione, flussi documentali, carta d'identità elettronica, e-commerce della Pubblica amministrazione: in una sola parola l' e-government.

Il piano di azione in materia proposto dal governo italiano, intanto, sta assumendo velocemente contorni sempre più definiti. Il ministro dell'Innovazione tecnologica, Lucio Stanca, ha appena annunciato un'iniziativa importante: la prossima pubblicazione di un bando che metterà a disposizione di Comuni e Province, fondi provenienti dalla vendita delle licenze Umts, per il finanziamento di progetti di e-government. Questi proventi, pari a 800 miliardi, saranno un contributo aggiuntivo agli investimenti che ogni amministrazione destina al miglioramento della propria efficienza interna e dei propri servizi agli utenti. D'altro canto, non c'è praticamente Regione che non abbia elaborato un proprio progetto di governo elettronico. La Regione Lazio è in cantiere anche la realizzazione di uno sportello pubblico che fornirà on-line tutti i servizi della pubblica amministrazione, e si prevede inoltre l'apertura di una serie di portali di servizio riguardanti aree tematiche quali la sanità, il lavoro, l'economia.

Del resto, non è più accettabile il ritardo che ha caratterizzato l'Italia rispetto ai Paesi esteri sotto l'aspetto del governo elettronico, specialmente alla luce dell'eccezionale incremento dei fruitori di Internet nella nostra popolazione. In particolare, è necessario che i siti istituzionali si propongano sempre più come luoghi di fornitura di veri servizi, piuttosto che come vetrine, belli da guardare ma poco utili. Allo stato attuale, infatti, solo il 10 per cento dei siti di pubbliche amministrazioni italiane offre servizi on line ai cittadini, contro il 59 per cento della Germania, il 50 per cento dell'Islanda o anche il 27 per cento della Giamaica.

(*) giornalista

docente di teoria e tecniche della Comunicazione

Università di Trieste