Il Piccolo 27-05-2002
Svolta giudiziaria nella vicenda degli scarichi inquinanti dello stabilimento di Tolmezzo: il Tribunale carnico ha notificato una dozzina di decreti penali
Due mesi e mezzo convertiti in multa a tutti i componenti della giunta regionale '98. «Ci opporremo alla sentenza»
TRIESTE - Due mesi e mezzo di reclusione, convertiti in tremila euro circa (sei milioni di lire) di multa. È la pena a carico di Roberto Antonione, Renzo Tondo e di quadi tutti gli altri politici che nel giugno '98 facevano parte della giunta regionale (tranne gli allora assessori Romoli e Venier Romano). A stabilirlo è il Tribunale di Tolmezzo che ha deciso di chiudere provvisoriamente la vicenda giudiziaria riguardante gli scarichi inquinanti della Cartiera Burgo del capoluogo carnico emettendo un decreto penale di condanna, contenente appunto la quantificazione della pena.
Tra le persone raggiunte dalla sentenza scritta, oltre all'ex presidente della Regione e ora senatore forzista e sottosegretario agli Esteri, al suo successore (a quel tempo responsabile della Sanità) e agli allora assessori regionali, ci sono anche il sindaco di Tolmezzo Sergio Cuzzi, il dirigente del locale ufficio tecnico municipale, il direttore della Cartiera Burgo Mauro Saro e il responsabile tecnico dello stabilimento, Valerio Pillinini. Da segnalare una «curiosità»: Renzo Tondo è anche il commissario straordinario proprio per la questione della Cartiera di Tolmezzo. Se qualcuno aveva sollevato perplessità su questo ruolo quando il presidente del Friuli Venezia Giulia risultava solo indagato, figurarsi ora che di fatto è stato condannato.
Il provvedimento giuziario contiene inoltre l'ordine di ripristino del greto del Tagliamento, il che vorrebbe dire l'eliminazione degli attuali scarichi e, in pratica, la chiusura della Cartiera, visto che per mettere a norma il sistema ci vorrebbero tempi piuttosto lunghi e, soprattutto, un fiume di denaro che nessuno al momento sembra avere a disposizione né, tantomeno, essere intenzionato a sborsare.
L'atto è stato notificato agli interessati nei giorni scorsi. Ieri a Udine si è svolta una riunione a cui ha partecipato la schiera di avvocati difensori dei condannati: è stato deciso di presentare quanto prima opposizione. «Una condanna del genere - commenta il carnico Tondo - non fa piacere a nessuno. Ma non sono preoccupato: al ricorso ci stanno pensando gli avvocati, mentre per quanto ho più a cuore, cioé la soluzione definitiva della vicenda, ho la consapevolezza che il decreto penale di condanna non interferisce con il mio mandato di commissario "ad acta". Sto lavorando per mettere a posto le cose e continuerò a farlo».
L'indagine, che operativamente è stata condotta dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) su mandato del sostituto procuratore di Tolmezzo Maria Elena Teatini, è un'annosa vicenda legata al deflusso delle cosiddette acque lavorate. Materiale inquinante, si capisce, ma che in virtù di una sorta di «gentlemen agreement» tra la società, il Comune e la Regione, da almeno 12 anni veniva dirottato nel depuratore comunale e da lì direttamente nel Tagliamento. Un escamotage diretta conseguenza della legge Galli, che consentiva appunto alle amministrazioni locali di immettere liquidi inquinanti nelle acque dei fiumi in percentuale superiore a quella concessa ai privati. Passando per il «tubone» comunale, in sostanza, la Cartiera, poteva continuare il normale ciclo produttivo, in attesa di una soluzione definitiva (leggi depuratore autonomo e migliorìe agli impianti) che la Regione stessa stava foraggiando a suon di miliardi di lire da anni. Galeotta, in questo caso, fu l'ormai annuale proroga concessa dalla giunta regionale nel periodo di presidenza Antonione. In una riunione del giugno '98, assenti come detto i soli assessori Romoli e Venier Romano, l'esecutivo del Friuli Venezia Giulia varò una delibera che rinnovava l'autorizzazione agli scarichi «via Comune». Tanto è bastato per giungere alla condanna.
Alberto Bollis