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Il Piccolo 09-12-2001

«Avrei portato più soldi a casa, dalla Finanziaria, ma erano altri tempi, c'era un feeling bipartisan che oggi non esiste più»

«Nel 2003 vedo bene Tondo, non Illy»

«Forza Italia ha consensi ma non una struttura: spero nel congresso di Udine»

Presidente Biasutti, ci vien da chiamarla ancora così, com'è possibile, a suo avviso, che proprio da un Governo omologo siano arrivati tanti tagli, nella Finanziaria, per il Friuli Venezia Giulia? Sarebbe successo, ai suoi tempi?

Beh, la situazione è abbastanza diversa, caratterizzata da una certa rigorosità sul piano dell'uso delle risorse pubbliche. Anche un Governo amico è costretto a fare i conti con i limiti di spesa che ha, non sono difficoltà di oggi, ma che continueranno. E poi...

Poi?

E' un po' nella logica quello che sta succedendo, se si va verso un reale federalismo o un decentramento reale di risorse e di competenze. Bisogna convincersi che non si può battere cassa sempre due volte...

A proposito di federalismo, la Regione ha operato una determinata scelta anni fa, quella di staccarsi dal servizio sanitario nazionale, che in pratica l'ha portata a maturare l'attuale deficit plurimiliardario. Secondo lei è stata una scelta accorta?

No, non lo è stata. Diciamo che dei 2/10 in più che ha avuto la Regione in questi anni, uno è frutto ancora dei miei tempi, del famoso emendamento del senatore Beorchia e un po' di tutti i partiti. Il secondo l'hanno ottenuto in quel periodo un po' difficile della Regione quando saltava una giunta dietro l'altra... Di sicuro quello della spesa sanitaria è un discorso complicato da accettare.

Per quale motivo?

Perchè i contratti si fanno a Roma, la farmaceutica si decide a Roma, e in linea generale le grandi voci di spesa vengono decise a livello nazionale. Uno non può accollarsi da solo tutti quegli esborsi, anche se ha l'obbligo di gestire da solo la programmazione locale.

Torniamo alla vile pecunia: lei avrebbe portato a casa qualche soldino in più?

Forse sì, perchè c'era una solidarietà, anche personale, molto più forte. Un tempo queste cose il presidente della giunta regionale se le giocava in termini generali con tutto il gruppo dei parlamentari del Friuli Venezia Giulia, in maniera bipartisan totale. Oggi questo non succede, tutti vanno per la loro strada, così Illy si esercita a chiedere la luna, l'altro va dall'altra parte e così via.

Parliamo di uno dei suoi successori, l'attuale presidente Tondo, che ha avuto grosse difficoltà a gestire la sua autonomia, come insegna il caso Autovie Venete. E' capitato anche a lei?

Ripeto, i tempi erano diversi, i partiti erano più forti e le alleanze, per così dire, più meticolose. Era impensabile che una parte facesse da sola qualcosa. Anche se mi attribuirono un ruolo egemone, ribadisco che non era proprio possibile fare una scelta senza che prima fosse digerita dalla coalizione.

Ma secondo lei da cosa dipende? Dalla variabilità della Lega o dal fatto che la coalizione è un po' raffazzonata?

Più che raffazzonata la vedo fragile, non ha alle spalle partiti robusti ma realtà che solo adesso cominciano a lavorare secondo determinati schemi, e non dappertutto sul territorio regionale...

Ma la Lega come si colloca in questo contesto?

Fa un lavoro d'interdizione, alzando i toni, ma penso che nella vicenda di Autovie abbiano inciso più i problemi interni a Forza Italia che non la Lega. Forza Italia, a proposito, magari non sarà un partito robusto ma ha raccolto ovunque delle percentuali di tutto rilievo... Ha avuto degli ottimi risultati, sì, ma non ha una struttura. Il primo cambiamento o meno lo avvertiremo con il congresso provinciale di Udine, dove per la prima volta si comincerà a discutere di politica un po' seriamente, con documenti, gruppi, dibattiti, confronti. Vediamo se da lì nasce una classe dirigente...

Lei ci crede?

Le premesse ci sono, le certezze, ancora no. Oltre a Udine, sempre restando in ambito Forza Italia, anche quella di Pordenone sembra una situazione piuttosto «calda»... In realtà stanno tentando di fare lo stesso percorso seguito dagli udinesi, cercando di superare le difficoltà correntizie, più personali che di programma politico, e di affidarsi a un personaggio di esperienza. A Udine ce l'hanno fatta, a Pordenone sono ancora a mezza strada.

Lei crede, personalmente, che lo strappo pordenonese dentro gli azzurri si riduca tutto a una faida tra ex democristiani ed ex socialisti?

No, non è solo quello. Abbiamo a che fare con dei partiti abbastanza verticistici, in cui le decisioni vengono prese a livello nazionale e hanno grosse difficoltà a trovare un sito locale in cui discutere e decidere delle cose... Lo dimostrerebbe, tra l'altro, la quasi sconfessione del coordinatore nazionale Antonione nei confronti di Tondo, tutt'altro che sicuro di essere ricandidato nel 2003. Dal punto di vista politico non è stato un confronto edificante, però credo che la candidatura o meno di Tondo se la gioca Tondo stesso...Ha di fronte a sè un anno e mezzo per guidare la giunta, e sulla base di quello che realizzerà sarà lui o meno il candidato. Non credo possano contare amicizie o inimicizie personali. Dipenderà anche dal sistema elettorale. Certo. Ci sia o meno l'indicazione diretta del presidente, in nome del bipolarismo si va comunque allo scontro uno contro uno, in sostanza. E comunque, al momento, Tondo mi sembra il candidato più accreditato per la Casa delle libertà.

E sull'altro fronte? Crede in una candidatura di Riccardo Illy per il centrosinistra?

Non tanto. Ritengo che abbia una visione un po' troppo personalistica della politica, che abbia paura di sporcarsi le mani immergendosi nei partiti... Visto che andiamo a ruota libera, tra le ipotesi di fantapolitica si è anche sentito fare il suo nome... Fantapolitica, appunto. Ho fatto la mia stagione. I partiti di adesso hanno bisogno di leader nuovi. Ho delle grosse difficoltà a stare in questa politica, cerco di starci dentro con la testa, e basta. Mi ritengo in parte responsabile dei mali della Prima Repubblica, ma credo anche di aver pagato dei prezzi molto alti a un giustizialismo eccessivo che sta dall'altra parte rispetto alla mia, politicamente parlando.

Ma, in tutta sincerità, lo vede il Biasutti del futuro?

Obiettivamente no, anche perchè in regione i partiti hanno una certa difficoltà ad uscire, nei loro rapporti, da un certo schematismo mercantile.

Furio Baldassi