Il Piccolo 21-11-2001
Dopo l'incontro alla Farnesina tra gli esuli e alcuni esponenti dell' esecutivo spiegati i limiti di azione della commissione di esperti
Delbello dell'Unione istriani: «La battaglia è vinta ma la guerra comincia adesso»
ROMA - Dopo l'incontro di lunedì alla Farnesina tra gli esuli e alcuni esponenti del governo, palazzo Chigi ha emesso ieri un comunicato nel quale vengono specificati i limiti di azione della commissione di esperti istituita per approfondire il delicato tema dei beni abbandonati. «Nell'ottica del principio «pacta sunt servanda», non sono ridiscutibili gli accordi bilaterali a suo tempo sottoscritti dall'Italia e dall'ex Jugoslavia», è scritto nella nota, nella quale si legge ancora «che la commissione dovrà verificare l'esistenza di situazioni di diritto di proprietà sui beni abbandonati, non ricompresi negli accordi bilaterali, che legittimino i titolari ad ottenere la loro restituzione».
Inoltre, la commissione dovrà anche procedere a «inquadrare tutta la questione nell'ambito dei principi di non discriminazione in vigore nei Paesi che fanno parte dell'Unione europea». Il linguaggio burocratico, ma chiaro, riprende una frase del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, il quale aveva detto che «si può aggiungere nei trattati quello che non prevedono». Frase pronunciata nell'incontro di domenica notte alla Farnesina, tra il capo diplomazia, accompagnato dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, e i vertici delle associazioni dei profughi. Un faccia a faccia che ha sbloccato i rapporti piuttosto tesi tra Farnesina e profughi. Perchè, detto in parole povere, Ruggiero voleva chiudere la faccenda dei beni, «metterci una pietra tombale» racconta Guido Brazzoduro, presidente della Federazione. Invece nella concitata trattativa notturna, ben dopo la mezzanotte, gli esuli l' hanno spuntata e il dossier sui beni abbandonati è stato riaperto. Perciò il vertice di lunedì si è svolto in un'atmosfera costruttiva e ha portato, rilevano trionfanti gli esuli, a bloccare la firma dell'accordo di cooperazione con la Croazia.
I retroscena sono stati raccontati da Silvio Delbello, presidente dell' Unione degli Istriani, alla «base», un centinaio di persone, soprattutto anziane, riunita nella sede del sodalizio a Trieste. Delbello ha insistito sul fatto che gli esuli sono riusciti «a ottenere che l'argomento non sia chiuso». Ma non si è fatto eccessive illusioni: «La battaglia è vinta ha commentato ma la guerra comincia adesso». E, com'è tradizione degli esuli, sarà condotta con metodi civili («Non siamo no global», ha aggiunto), cioè con la pressione sul governo. In proposito da rilevare che il gruppo di An al consiglio regionale del Veneto ha presentato una mozione a sostegno delle istanze dei giuliano-dalmati.
Parallelamente lavorerà la commissione di esperti, composta dal docente universitario de' Vergottini, dal consigliere di Cassazione Toth e dal responsabile del contenzioso giuridico della Farnesina, Leanza. Il quarto membro dev'essere ancora designato. Ma, stando al comunicato di palazzo Chigi, i margini di manovra non sono larghissimi. Si agirà su due aspetti: la possibilità di individuare nei trattati «intangibili» spazi per trattare su situazioni immobiliari che non siano già state definite e si farà pressione su Croazia e Slovenia perchè siano cancellatate dalle loro normative le discriminazioni nei confronti dei cittadini italiani.
Ma bisognerà convincere la «base», che ieri a Trieste ha spesso rumoreggiato, su queste linee d'azione. Per preparare il terreno venerdì si riunirà a Trieste il coordinamento delle Associazioni degli esuli e si svolgerà un convegno tecnico su questi temi. Va ricordato infatti che nella diaspora istro-dalmata ci sono più anime: da quella che vuole la restituzione di tutti i beni (lo ha ribadito recentemente Giovanni De Pierro, presidente di Alleanza Italiana Istria Fiume Dalmazia, che riunisce i sodalizi d'oltre Oceano) a chi è disponibile a soluzioni più morbide (restituzione laddove possibile). A chi infine preferisce il risarcimento rimpinguato e chiusa lì.
Pierluigi Sabatti