Il Messaggero Veneto 10-10-2001
Dopo le dimissioni del presidente Valori le polemiche sui vertici della Spa autostradale non si smorzano
Leonardelli: «Tondo e Galan si accordino». Romoli: «Con i veneti è distensione»
TRIESTE – «Non si può procedere, con Autovie, perché non si sa qual è il vero cda. I sei consiglieri cooptati e due non dimissionari, secondo autorevoli pareri legali, sono regolarmente insediati. La Regione vuole invece mantenere attivo sino all'assemblea il vecchio consiglio, per l'ordinaria amministrazione. Se convoco una parte, l'altra può rivalersi su di me». Lucio Leonardelli, rappresentante del Veneto e vicepresidente della spa stradale, dice che non esistono possibilità di andare avanti finchè Giancarlo Galan e Renzo Tondo non saranno d'accordo. Contrattacca il consigliere forzista Adino Cisilino con un'interpellanza in cui chiede al presidente Tondo di attivare l'articolo 2409 del codice civile, ovvero la nomina di un amministratore giudiziario, atto dovuto quando in una spa «vi è fondato sospetto di gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri degli amministratori», i quali possono essere oggetto di «azioni di responsabilità».
Non basta: nei corridoio del palazzo ronzano strane voci: la delibera di presa d'atto della decadenza del consiglio, oggetto poi di un lungo e furibondo scontro in assemblea, non sarebbe stata letta o illustrata dal proponente, il leghista Pietro Arduini. Né, di conseguenza, si è proceduto a una votazione, forse perché, nel clima di "scampato pericolo" seguito alle dimissioni di Valori, alcuni hanno ritenuto superfluo l'atto formale. Dunque, qualora la delibera stessa fosse oggetto di contenzioso, ci sarebbe da discutere, o sulla regolarità, o sulle diverse responsabilità degli assessori.
Insomma, ventiquattr'ore dopo l'abbandono da parte del presidente Giancarlo Elia Valori, i venti di guerra fischiano ancora fortissimi, su Autovie. E Ferruccio Saro, che aveva promesso di rompere ieri il suo "silenzio stampa", si è preso altri tre o quattro giorni prima di parlare. Mentre il coordinatore regionale friulano, Ettore Romoli, ribadisce che «il rapporto con il Veneto è e rimane strategico per il Friuli-Venezia Giulia al di là delle vicende legate ad Autovie. Il progetto di creare con il Veneto una massa critica tale da consentire a questa parte d' Italia di poter competere, nell'ottica dell' euroregione, a livello internazionale rimane valido». Romoli si è detto stupito dell'atteggiamento tenuto dai rappresentanti veneti: «Se ora il presidente Galan fa queste dichiarazioni distensive - ha proseguito - penso e spero che tutto ritornerà a posto». Riguardo al passante di Mestre Romoli, ha stigmatizzato l'atteggiamento tenuto da Autovie e ha ricordato che «stiamo lavorando, anche con il Veneto, per trovare una soluzione che non penalizzi il Friuli-Venezia Giulia». Il fronte, però, ora è proprio quello del Veneto, i cui rappresentanti (enti locali e società concessionarie) hanno scatenato un putiferio, abbandonando alla fine l'assemblea.
Se, dunque, il "caso Valori" è definitivamente risolto, come parrebbe, rimane da sbrogliare dunque un altro nodo altrettanto delicato, malgrado le dichiarazioni paciose di Renzo Tondo. La giunta lagunare, e il coordinatore di Forza Italia Giorgio Carollo, infatti, tendono a tutelarsi, e non solo a livello d'immagine. E' probabile che sulla vicenda del passante di Mestre terranno duro (significativi gli accenni ai «localismi» e al «regolamento di conti in Friuli», e il richiamo a Berlusconi, di cui riferiamo a parte). La giunta del Friuli-Venezia Giulia ha intimato al "cda dimezzato" di Autovie di procedere a ogni azione, legale e non, avverso l'accordo (peraltro “benedetto” da Berlusconi), e il gesto non sembra il piú indicato per ristabilire un clima collaborativo.
Forse è un gioco delle parti, un «fare la faccia feroce», mentre si gioca la partita sulla rappresentanza veneta nel cda. Azzerata dalla riforma statutaria, il Friuli-Venezia Giulia potrebbe riconoscerla nuovamente, in cambio di una partecipazione piú sostanziale al project-financing del passante (con la pedemontana veneta e la Romea commerciale, un business da cinquemila miliardi). Per ricucire con Galan, occorrerà comunque concordare politicamente con lui il nuovo presidente e i nuovi amministratori. Per i quali cominciano già a circolare i primi nomi, in testa quello di Rinaldo Bosco, che la Lega Nord vorrebbe alla carica di amministratore delegato.
Luciano Santin