Il Piccolo 17-11-2001
«A questo punto è meglio che l'esecutivo cada subito». Il presidente: «Sono sereno, dov'è il problema?»
TRIESTE - Una notte intera per mediare, due ore per cercare di venirne fuori, un secondo per votare. Continua a ritmo di «Titanic» il pasticciaccio brutto di Autovie Venete, con il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonione a guidare l'orchestrina sul ponte e la giunta, presidente Tondo in prima fila, pronta ad affondare per i devastanti effetti legati alla nomina dell'incolpevole Dario Melò. Che, ironia della sorte, ha passato senza grandi difficoltà l'esame della giunta delle nomine, contribuendo ad allargare in maniera probabilmente determinante il solco che già stava spaccando al suo interno Forza Italia, con gran divertimento degli alleati di An e della Lega Nord. Ai quali non deve essere parso vero, ieri, di poter dire per bocca di Beppino Zoppolato che «se proprio vogliono aprire la crisi di giunta è chiaro fin d'ora che il prossimo presidente dovrà essere leghista». Quasi contestualmente ai lavori consiliari la società, travolta dagli eventi, ha deciso di aggiornare la sua assemblea a venerdì prossimo.
SETTIMANA DI PASSIONE. Nei prossimi sette giorni può succedere realmente di tutto. Se occorrevano dei segnali, sullo scollamento che caratterizza gli azzurri e sui rapporti precari che intercorrono nella stessa maggioranza, sono arrivati. Forti e inequivocabili. Tali da mettere in mostra le pulsioni suicide di Forza Italia, l'imbarazzo di An e l'aggressività della Lega, che tollera a stento Tondo ma, soprattutto, non ama Antonione.
ORE FRENETICHE. Convulsa la cronaca della giornata di ieri. Dopo una notte quasi insonne, passata a dialogare al telefono sull'asse Antonione-Saro-Tondo e poi ancora Tondo-Saro-Antonione, Bruno Marini del Ccd sembrava aver trovato ieri mattina la quadratura del cerchio. Forte di anni di palestra democristiana, poco dopo le 9, quando gli altri componenti della giunta delle nomine stavano arrivando alla spicciolata, Marini, rafforzato nell'idea da un altro compagno di avventura dell'ex scudocrociato, Isidoro Gottardo, lanciava il concetto che «tra la crisi oggi o tra 10 giorni, è meglio tra 10 giorni». Doppiamente singolare, visto che un esponente del Ccd e uno del Cpr si sono trovati, in pratica, a cercare di gestire al meglio gli interessi di Forza Italia. A ogni modo, i due si mettevano di buzzo buono e sfornavano al volo una mozione nel quale il curriculum del candidato veniva dato per accettato, ma si richiedeva un'audizione con Melò per lunedì alle 18. Una tattica dilatoria, insomma, che poteva servire a stemperare i toni della querelle. Segata, però, dalla stessa maggioranza, visto che dei 31 voti ponderali necessari ne sono arrivati solo 28.
LEGA IN CONTROPIEDE. Un primo segnale, ma non l'ultimo. Quando il presidente Martini, dopo la bocciatura anche di una mozione dell'opposizione, ha preso la situazione in mano invitando i presenti a esprimere un parere secco su Melò, De Gioia, Follegot e Di Natale si sono immediatamente espressi in senso positivo, seguiti dagli imbarazzatissimi Gottardo e Marini, ma non dall'opposizione che, decidendo di non partecipare al voto, ha probabilmente perso un'occasione ghiotta per «tesaurizzare» la debolezza della maggioranza.
L'ASSEMBLEA ASPETTA. Alla stessa ora, al Palazzo della Marineria, l'assemblea di Autovie Venete veniva comunque aggiornata «mancando precise indicazioni sul componente veneto nel cda», gigioneggiava ieri Zoppolato, l'occhio felice di chi si è trovato in mano un regalo imprevisto. Perché è chiaro che il gioco al massacro forzista potrà di sicuro agevolare, oltre all'opposizione, solo ed esclusivamente gli attuali alleati. Oltrechè, probabilmente, far crescere oltre ogni limite la popolarità di Renzo Tondo, che, a occhi esterni, per difendere la sua autonomia si è beccato l'ostracismo del suo stesso partito (Antonione, durissimo, ha tuonato ieri da Venezia che «se una giunta deve legare la sua esistenza a una nomina è meglio che cada», aprendo formalmente la pre-crisi).
CALMA OLIMPICA. Nel momento del marasma, l'uomo di Tolmezzo continua a sfoggiare olimpica calma. «La giunta regionale all'unanimità ‹ sottolinea Tondo nella sua unica dichiarazione pubblica ‹ ha accolto una mia proposta per la presidenza di Autovie Venete di assoluto profilo, che è stata ratificata dalla Giunta per le nomine. Si tratta di una scelta il cui unico interesse è rafforzare Autovie Venete e la regione. Non vedo dove stia il problema». La Trimurti, invece, lo vede fin troppo bene: è lui, il problema. Resisterà?
Furio Baldassi