Il Piccolo 05-01-2002
Uno studio della Cisl evidenzia la precarietà che verrebbe propiziata dalla mancata applicazione dello Statuto dei lavoratori
Prevista anche una forte diminuzione delle assunzioni a tempo indeterminato
OCCUPATI DIPENDENTI CON OCCUPAZIONECon occupazione permanente | Con occupazione temporanea | Totale | Quota occ. temporanea | ||
FVG 1993 | |||||
Maschi | 200 | 7 | 207 | 3.5% | |
Femmine | 120 | 10 | 129 | 7.6% | |
Totale | 319 | 17 | 336 | 5% | |
ITALIA 1993 | |||||
Maschi | 8797 | 460 | 9257 | 5% | |
Femmine | 4916 | 438 | 5354 | 8.2% | |
TOTALE | 13712 | 899 | 14611 | 6.2% | |
FVG 2000 | |||||
Maschi | 186 | 14 | 200 | 7.2% | |
Femmine | 134 | 18 | 152 | 11.8% | |
TOTALE | 320 | 32 | 353 | 9.2% | |
ITALIA 2000 | |||||
Maschi | 8284 | 794 | 9078 | 8.7% | |
Femmine | 5317 | 736 | 6053 | 12.2% | |
TOTALE | 13601 | 1530 | 15131 | 10.1% |
TRIESTE - Oscillano dai 20 ai 55 mila l'anno i lavoratori che, se passasse il provvedimento voluto da Confindustria e sostenuto dal Governo, si ritroverebbero senza la tutela prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E' questo il dato che emerge da uno studio redatto dalla Cisl del Friuli-Venezia Giulia effettuato sulla base dell'andamento del mercato del lavoro monitorato dall'Agenzia regionale. «Non solo - spiegano dal sindacato - ma sui 220 mila occupati nelle aziende sopra i 15 dipendenti presenti in Friuli-Venezia Giulia, ogni anno ci sarebbe una forte erosione del numero dei lavoratori coperti da tutela. E' facile prevedere inoltre che le imprese applicheranno la deroga assumendo molti più lavoratori a termine, per poi passarli a tempo indeterminato senza applicare lo Statuto, piuttosto che assumere direttamente a tempo indeterminato, applicando lo Statuto, Così la quota del 40% di assunzioni a tempo indeterminato, pari quasi a 60 mila assunzioni l'anno, diminuirà drasticamente. Conseguentemente si avrà che, in nome della diminuzione della precarietà, aumenteranno le assunzioni a termine e diminuiranno quelle a tempo indeterminato».
La Cisl regionale replica così alle dichiarazioni del ministro Maroni il quale si era affrettato a precisare che il numero dei lavoratori per i quali, approvata la riforma, non si applicherebbe quanto previsto dall'articolo 18 (il reintegro in caso di licenziamento ingiusto), sarebbe stato particolarmente limitato. Ma così, sostiene la Cisl del Friuli-Venezia Giulia, non è. E l'affermazione trova ragion d'essere nei movimenti registrati dal mercato del lavoro nei primi sei mesi del 2001, con proiezione sui 12 mesi. Sui 32 mila 691 avvii al lavoro del periodo, quelli a tempo determinato sono infatti la netta maggioranza, pari a 18.850, contro gli 11 mila 388 contratti a tempo indeterminato. E, secondo la proposta del governo, la trasformazione del contratto, è uno dei casi in cui l'articolo 18 non trova applicazione.
Le modifiche allo Stato inoltre riguardano anche le imprese che emergono dal lavoro sommerso e quelle che, nel periodo definito dalla proposta, 4 anni, superino i 15 dipendenti. «Una delle ragioni portata a sostegno della modifica sulle norme ai licenziamenti - ricorda la Cisl - è quella che, in quanto il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato si applica alle aziende sopra i 15 dipendenti, troppe aziende preferiscono rimanere piccole piuttosto che dover applicare tale norma, e imprese troppo piccole significa imprese marginali, che non fanno ricerca, che vengono acquistate, ecc. Questa tesi - fa sapere il sindacato - dovrebbe trovare dimostrazione nel numero delle aziende nate e cresciute negli anni passati che, se fosse vero l'assunto, dovremmo trovarci, soprattutto a Nord Est, con aziende in crescita e numerose fino alla soglia dei 15 dipendenti, ed una stasi, se non una diminuzione, delle aziende immediatamente sopra i 15 dipendenti».
Ma i conti, come si suol dire, non tornano. Nel Nord Est la classe più dinamica è quella tra i 16 e i 19 addetti, sia in termine di numero delle imprese che di lavoratori (+45%)». Secondo un'analisi della Fondazione Brodolini, che considera il Nord Est come somma del Triveneto più l'Emilia Romagna, negli ultimi 26 anni la classe di aziende tra i 16/19 addetti è cresciuta del 246% contro il 201 della classe 10/15 addetti e «dati meno dinamici, ma simili - aggiungono dalla Cisl - si hanno anche a livello nazionale».
Un'altra caratteristica di quest'area del paese, considerata la più dinamica, la si trova nella specializzazione della dimensione d'impresa nelle tre classi dove si applica lo Statuto: dai 16 ai 19 addetti, dal 20 ai 49 e dal 50 ai 99. «Nella sostanza, guardando i dati, si ha un fenomeno esattamente contrario a quello che dovrebbe emergere se fosse vera la tesi che il nanismo delle imprese italiane e nordestine è conseguente a un blocco nella dimensione d'impresa alla soglia di applicazione dello statuto. Dai dati - sottolinea la Cisl - si potrebbe dire che dove si applica lo Statuto si cresce di più».
E dunque, se sulla base dell'analisi dei fatti, le motivazioni addotte dal governo non trovano riscontro, perché avviare una battaglia che porterà allo scontro, già annunciato, nei prossimi giorni con la proclamazione di altri scioperi articolati? Se non ci sono ragioni economiche «ci sono ragioni di potere», liquida la Cisl del Friuli-Venezia Giulia. Le deroghe all'articolo 18 sono uno "scalpo" che la Confindustria porterebbe a casa in tema di modifica dei rapporti di forza tra imprese e lavoratori a favore delle prime. L'articolo 18 è una tutela che viene tolta ai lavoratori e regalata alle imprese. La deroga - continua la Cisl - non è solo simbolica, ma ha certamente un alto connotato di principio, riguarda la dignità dei lavoratori nei luoghi di lavoro: è uno scudo, un deterrente. Senza di esso è probabile un aumento dei licenziamenti individuali nelle aziende sopra i 15 dipendenti, ad altro titolo motivati, perché tanto la sanzione non spaventa: sono quattro soldi, ma non il rientro nel posto di lavoro. I motivi veri saranno solo nascosti: lavoratori non perfettamente produttivi o con vincoli familiari, capri espiatori, lavoratori sindacalizzati, ecc. Chi non si piega verrà cacciato e, se del caso, anche pagato purché stia fuori dalla porta».
e.d.g.