Il Messaggero Veneto 26-03-2002
Il coordinatore nazionale di Fi stempera le tensioni tra maggioranza e opposizione
Antonione: se anche passerà non lo sentirò come una sconfitta politica
TRIESTE - "Una sconfitta della legge elettorale al referendum? Non sarebbe assolutamente una grave sconfitta politica". Pare mettere le mani avanti, il sottosegretario e coordinatore nazionale forzista Roberto Antonione. Del quale peraltro, a livello personale, è ben nota la fede presidenzialista (tanto da subire una "bacchettata" da Berlusconi, per le dichiarazioni rese ai tempi del referendum del 2000). Ma lui chiarisce che è proprio l'argomento a non essere particolarmente importante: "Non vede il motivo di tutta questa enfasi, a parte il fatto che la stampa gonfia il caso, e che la sinistra intende cavalcare il tema. Ma la legge elettorale in sé è semplicemente uno strumento, l'ho detto tante volte". Ha detto tante volte anche, ma in sede separata, che il problema non si pone neppure in termini di ritorni di suffragi. A differenza di altri esponenti azzurri del Friuli-Venezia Giulia, lui è convinto che la Casa delle libertà vincerà comunque le consultazioni, Illy o non Illy. E banalizza, ribaltandole in campo avverso, le osservazioni sulle contraddizioni e le frizioni che il provvedimento ha fatto emergere all'interno del centrodestra regionale. "Ci sono sensibilità diverse, si sa. Ma, anche in questo caso, mi sembra che sia stata data un'attenzione esagerata al problema. E poi, se vogliamo parlare di spaccature, di contraddizioni, ricordo che Rifondazione comunista la nostra legge l'ha votata".
Qualche imbarazzo sembrano invece causarglielo le ultimissime complicazioni romane, con le dichiarazioni di Bossi e il rifiuto dei sindacati a confrontarsi con il governo senza le scuse ufficiali di Berlusconi. "Non ho informazioni dirette, e non uso commentare cose che non conosco", risponde Antonione. E lo stesso dice della querelle Francia-Italia dopo il caso Sgarbi. "Anche qui mi manca la conoscenza diretta, non avendo parlato con il collega né con i nostri rappresentanti. Al di là di un episodio che può essere discutibile, e sino a prova contraria, mi risulta peraltro che i rapporti tra i due Paesi siano normali".
A chi gli rilancia le dichiarazioni di Castagnetti su un Bossi inadatto a sedere al governo, rinuncia a difendere il ministro, e cerca, di nuovo, di spostare la polemica in casa ulivista: "Castagnetti fa la sua parte, allora se stessi al suo giochino, rileverei che anche nel centrosinistra c'è tanta gente non idonea a governare. Così tanta che ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta a indicarla. Per questo non faccio nomi". La Margherita poi non la teme: "Qualche frangia di consensi possiamo anche disputarcela, ma ci sono idee diverse che ci contraddistinguono. E quindi i bacini elettorali sono diversi".
Infine, una risposta secca in merito alle voci che lo vorrebbero di ritorno in Regione tra un anno, come candidato presidente del centrodestra: "Sarebbe assurdo. Poi, nella vita, vai a sapere: in politica non si può mai dire mai. Ma mi pare ridicola, un'ipotesi del genere", conclude Antonione. "E poi, perché dovrei tornare? Per un dato di valore personale? Ma allora è meglio che stia a Roma, no?".
Luciano Santin