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Il Piccolo 13-12-2001

Andrea Illy analizza il mercato del chicco e propone la sua «medicina»

Crollo dei prezzi del caffè: è la peggior crisi in 30 anni

TRIESTE - La crisi che sta attraversando il mercato del caffè, a causa della sovrapproduzione e del conseguente crollo dei prezzi, «è la peggiore degli ultimi 30 anni» e «non vi sono facili soluzioni immediate»: è l' analisi di Andrea Illy, presidente dell' Association Scientifique International du Cafè alla quale partecipano 41 Paesi.

Nelle settimane scorse - ha spiegato Illy - i prezzi del caffè hanno toccato il livello più basso degli ultimi decenni, a 42 dollari per libbra, a fronte di un prezzo che, solo meno di due anni fa, era di 116 dollari per libbra. Secondo Illy, a determinare il crollo dei prezzi sono stati sia l' aumento della produzione (il Vietnam, per esempio, è passato dai 3,5 milioni di sacchi del 1985 a più di 13 milioni di sacchi), sia la troppo lenta crescita dei consumi (1-2% all' anno). Negli ultimi dieci anni, la produzione annua è aumentata di 20 milioni di sacchi, mentre i consumi sono cresciuti solo di 7,5 milioni di sacchi, per cui - spiega Illy - ogni anno vi è un'eccedenza di 12,5 milioni di sacchi.

«Per uscire da questa crisi - è l' opinione di Illy - non serve creare accordi o cartelli, che non favoriscono nè i Paesi consumatori, nè i produttori e non creano neanche valore a lungo termine». Una soluzione rapida potrebbe essere un accordo, in sede Ico, l' Organizzazione Mondiale del Caffè, «per escludere, dal mercato e dal consumo, i caffè difettosi e scadenti, che - spiega Illy - dovrebbero essere proprio distrutti. Ci sarebbe così migliore qualità, minore quantità e prezzi maggiori. Questo però - aggiunge - è un accordo difficile da raggiungere perchè deve coinvolgere il 100% dei produttori, ma è anche l' unica strada perseguibile, a meno che non ci si voglia limitare a sperare in una calamità naturale, una siccità o una gelata, che riduca drasticamente la produzione mondiale di caffè.

O peggio - ammonisce Illy - aspettare che sia il mercato a espellere e a far morire i produttori più deboli e meno competitivi, con effetti sociali e civili incalcolabili perchè nel mondo ci sono oltre tre milioni di produttori di caffè,per la quasi totalità sono piccoli e piccolissimi, e 20 milioni di famiglie: non è detto che, abbandonato il caffè, passino tutti a coltivazioni lecite».

In una prospettiva temporale più lunga, invece, la strada da seguire - secondo Illy - è quella della qualità, attraverso, per esempio, la creazione di un rapporto diretto e duraturo fra produttore e industria, con il trasferimento di know how produttivo, dei risultati della ricerca scientifica e agronomica, ma anche con una diversa politica dei prezzi. Singolare, su questo terreno, sono le scelte della Illycaffè che, per esempio, ha stabilito una soglia di prezzo al di sotto della quale non paga il caffè e che, in queste settimane, è molto al di sopra dei livelli di mercato.

«È una sorta di "prezzo sostenibile" - spiega Illy - che tiene conto dei costi di produzione, di un margine di profitto minimo e di un premio di qualità e che garantisce al produttore la remunerazione del suo lavoro. Questa, però - aggiunge - è una strada complessa e lunga: basti pensare che la Illycaffè, oltre a un proprio dipartimento di ricerca, organizza ogni anno, in Brasile, un "trofeo qualità"», giunto alla decima edizione, per conoscere direttamente i migliori produttori; ha dato vita, sempre in Brasile, a un "Clube Illy do cafe" per i produttori più bravi ai quali trasferire le proprie conoscenze per migliorare la qualità; e, infine, ha attivato, insieme all' Università di San Paolo del Brasile, una 'università Illy del caffè, con seminari, stage e corsi per i produttori di caffè. Inoltre, conclude Illy - l' intera produzione di caffè è nei Paesi Sud del mondo, mentre il 75% dei consumi è concentrata nei Paesi sviluppati per cui è estremamente importante trovare una soluzione alla crisi del mercato del caffè per una più equa distribuzione della ricchezza».