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Il Messaggero Veneto 31-12-2001

Chiesto all'esecutivo l'impegno ad accelerare il processo di trasferimento di competenze agli enti locali

Del Fré: subito i poteri ai capoluoghi

Il presidente dell'Anci: Tondo dimostri piú coraggio e anticipi alcune deleghe

SAN - VITO - «Il presidente Tondo dovrebbe avere piú coraggio e accelerare la riforma delle competenze trasferite a comuni e province. Noi dell'Anci gli diamo credito, ma è dal '93 che la Regione ha in mano la legge per riorganizzare la devoluzione dei poteri agli enti locali. Tondo dovrebbe assegnare subito maggiori competenze ai comuni capoluogo di provincia».

È il sollecito che il presidente dell'Associazione dei comuni del Friuli-Venezia Giulia, Luciano Del Frè, lancia all'atto di tirare il bilancio della sua gestione dell'Anci, cominciata otto anni fa.

«È chiaro - spiega - che la devoluzione di competenze ai comuni richiederà una certa gradualità; e siamo coscienti che le municipalità dovranno prima essere organizzate in modo nuovo. Ma le competenze potrebbero essere date da subito alle grandi città e successivamente ai comuni medio-piccoli che si aggregheranno negli ambiti territoriali ottimali».

A un mese esatto dal congresso regionale che rinnoverà gli organismi direttivi dell'Anci, l'appuntamento è per il 30 gennaio nel municipio di Trieste, il presidente dell'Associazione dei Comuni del Friuli Venezia Giulia, Luciano Del Frè, chiede dunque un atto di coraggio alla giunta Tondo.

«È dal 1993 che la nostra Regione ha la competenza per procedere alla riorganizzazione delle funzioni, degli Enti locali, con l'obiettivo prioritario di migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni, tramite l'attuazione del Federalismo. Questo non è ancora avvenuto, ma il percorso è avviato».

Parallelamente anche l'Anci vuol rivedere il proprio statuto:

«Puntiamo a realizzare una forma associativa federata, noi che siamo stati i primi a costituirci in associazione regionale, già nel 1993». «Il momento è particolarmente importante perché la Regione - sottolinea Del Frè -, dopo un accurato esame da parte delle Direzioni, proprio nei primi mesi del 2002 dovrà definire quali competenze e funzioni trasferire a Comuni e Province per poi coinvolgere l'Assemblea delle autonomie, organismo fortemente voluto dall'Anci quale sede di reale concertazione».

Contestualmente «sta giungendo a conclusione un'altra "scommessa importante": la trattativa per il primo contratto regionale dei dipendenti degli enti locali: confidiamo nei prossimi incontri con le organizzazioni sindacali. Stiamo dando tutto il nostro impegno alle tematiche del personale e al contratto. Nella prospettiva del comparto unico del pubblico entro il 2005, siamo infatti fermamente convinti che il trasferimento delle funzioni e delle risorse umane (mobilità) ed economiche dalla Regione ai Comuni è possibile solo se si motiva e prepara adeguatamente il personale, anche tramite un'adeguata formazione».

L'Anci è stata spesso accusata di avere atteggiamenti troppo critici nei confronti della Regione, attualmente come vanno i rapporti ?

«L'associazione ha fatto sentire la voce dei Comuni nei confronti delle diverse amministrazioni che si sono susseguite in questi otto anni, indipendentemente dal loro colore politico, avanzando richieste sulla base della " pari dignità di istituzioni", in primis l'autonomia in tutti i settori della vita amministrativa, maggiori finanziamenti e più equi criteri di trasferimento delle risorse».

Ma Del Frè si dice cautamente ottimista sul fatto che la regione manterrà gli impegni assunti:

«Nel 2001 la Regione ha marciato nella giusta direzione, a partire dalla legge 15 istitutiva dell'Assemblea delle autonomie locali, insediata ufficialmente dallo stesso presidente Tondo, insieme all'assessore alla Autonomie locali, Ciriani, subito dopo le ferie estive, con l'obiettivo di coinvolgere Comuni e Province nelle scelte fondamentali per il futuro assetto istituzionale della nostra Regione. E poi ancora la legge sul personale: l'attivazione dell'Areran e le numerose riunioni tra la parte pubblica e con le organizzazioni sindacali seguite oltre che dagli assessori competenti in prima persona anche dal presidente. Valuto, quindi, positivamente l'operato di Tondo, ma esprimo l'augurio che la devolution regionale si fondi realmente sul principio di sussidiarietà e quindi non trascuri i comuni sbilanciandosi in favore delle province. I comuni - lo sa bene il presidente Tondo che è stato sindaco - sono l'unica istituzione nata per volontà delle comunità locali e non per esigenze amministrative è fondamentale che le riforme avvicinino il più possibile funzioni e servizi ai cittadini e quindi alle municipalità.

Ma non c'è il pericolo che la devolution, se non ben organizzata, si risolva in una polverizzazione di ruoli e competenze?

«Siamo da sempre consapevoli del limite delle dimensioni e delle risorse umane ed economiche dei piccoli Comuni e come Anci stiamo lavorando da tempo per l'aggregazione dei servizi. Non a caso abbiamo favorito la costituzione degli Ambiti territoriali ottimali. Dunque, anche il trasferimento delle competenze, quasi "indolore" nei comuni capoluogo, per essere omogeneo in tutte le diverse aree geografiche della regione, dovrà avvenire per aggregazioni di Comuni che spontaneamente dovranno indicare la loro dimensione ottimale».

R.Re.