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Il Messaggero Veneto 08-02-2002

Una riflessione ad Agriest. Il problema dell'abbandono della montagna A Est la nuova sfida

Il Friuli si dovrà confrontare con l'Unione europea allargata

Anche sull'edizione 2002 di Agriest è dunque sceso il sipario, dopo cinque giorni intensi sia sotto il profilo espositivo che convegnistico. E, proprio per quanto riguarda gli approfondimenti, riteniamo opportuno ritornare su un appuntamento di notevole interesse in quanto incentrato sulle Nuove tendenze e prospettive dell'agricoltura italiana, tra produzione primaria, tutela ambientale e sviluppo rurale. L'organizzazione era della facoltà di agraria dell'Università di Udine e della Federazione degli Ordini dei dottori agronomi e forestali del Friuli-Venezia Giulia.

Forte e di alto profilo il messaggio emerso: «L'agricoltura è un settore primario della società in quanto deve rispondere a un'esigenza prioritaria e ineludibile dell'uomo, che è quella dell'alimentazione; pertanto, non può essere considerato eccedentario in quanto le sue produzioni possono e debbono sopperire anche alle necessità dei paesi meno sviluppati». L'ha espresso il dottor Fabio Zannier, presidente dei citati Ordini professionali.

L'incontro ha rappresentato un momento importante di confronto, a tutto campo, sull'evoluzione in atto nel mondo dell'agricoltura, che ha avuto nell 'intervento del capo di gabinetto del commissario europeo Franz Fischler, il friulano Corrado Pirzio Biroli, l'elemento centrale. Pirzio Biroli ha innanzitutto affermato che ogni dibattito sui temi del primario non deve vertere sulla domanda «se è opportuno promuovere l'agricoltura, bensì si deve articolare sulla ricerca delle iniziative utili per promuoverla». Infatti, il funzionario Ue ha ribadito che l'agricoltura è, e sarà, considerata in Europa un settore prioritario, al quale tuttora, attraverso la Pac, è assegnato il 46 per cento dell'intero bilancio comunitario costituito, per la parte rimanente, principalmente dalle somme destinate ai fondi strutturali. Ha anche trattato in un breve, ma efficace, excursus la situazione complessiva del mondo rurale nel continente, rapportandola rapportandola alle realtà extraeuropee, e ricordando i nodi, alcuni complessi, che il settore sta attraversando, che possono essere da stimolo alla crescita, anche delle nostre realtà.

Pirzio Biroli si riferiva, infatti, alla richiesta di sicurezza nei prodotti alimentari e alle preoccupazioni per la tutela e la valorizzazione dell' ambiente e dell'ecosistema, istanze sempre più sentite dalla popolazione, che nel mondo delle produzioni sono stimolo alla ricerca della qualità. Peraltro, in un contesto dinamico qual è quello attuale, gli orientamenti dell'Ue tengono conto di queste esigenze, ma contemplano anche la stabilità dei redditi per i produttori e la semplificazione delle procedure. Direttive alle quali non solo la Regione si è adeguata anche riconoscendone la fondatezza, ma ha addirittura precorso i tempi e si è dotata ­ come ha detto il consigliere regionale Claudio Violino, parlando a nome dell' assessore regionale Narduzzi impossibilitato a intervenire -, giovandosi dell'autonomia statutaria, degli strumenti operativi necessari ad assicurare il progresso settoriale.

Ora però l'agricoltura del Friuli-Venezia Giulia si deve confrontare con l' allargamento dell'Ue ad altri dieci paesi (avverrà entro il 2004) e la Regione, assieme all'Università di Udine, ha già redatto uno studio apposito. Un allargamento che, secondo Pirzio Biroli, prevederà differenziazioni tra gli interventi previsti per i quindici Stati già aderenti e per quelli in via di accesso all'Europa comunitaria. Un ingresso, quello delle nuove realtà del Centro ed Est europeo, che secondo il commissario dell'Ersa Bruno Augusto Pinat è salutato da un indiscutibile messaggio di unità d'intenti, qual è l'adozione dell'euro, la moneta unica. Ma proprio in questo contesto va rivalutata la figura dell' agricoltore, quale presidio del territorio e a salvaguardia delle peculiarità, e la Regione, proprio tramite l'Ersa, sostiene questo ruolo. Ma lo fa anche attraverso il Piano di sviluppo rurale - come ha spiegato il direttore regionale dell'agricoltura, Luigino Maravai - che prevede misure specifiche per l'aggiornamento delle aziende, mentre vanno studiati strumenti per garantire la continuità ambientale. Soprattutto per poter fare fronte a una situazione allarmante, come l'ha definita il preside della facoltà di agraria di Udine, Pierluigi Bonfanti, qual è quella dell' abbandono delle aziende agricole di montagna, calate, dal 1970 al 2000 secondo gli esiti del censimento generale, e come ricordato da Maravai, del 90 per cento.

Tra gli altri temi trattati nel convegno, gli aspetti del marketing territoriale legato all'attività agricola (Mario Gregori, dell'Università di Udine), dell'agricoltura e "turismo verde" (Ornella Venica, presidente nazionale Movimento turismo del vino), delle professionalità al servizio dell'agricoltura e della società (Dina Porazzini, per i dottori agronomi e forestali), nonchè dell'innovazione nella formazione e della formazione permanente (Zeno Varanini dell'Università di Udine). Infine i presidenti delle organizzazioni agricole, Claudio Filippuzzi (Federazione regionale Coldiretti), Piergiovanni Pistoni (Federazione regionale degli agricoltori) e Dante Savorgnan (Confederazione italiana agricoltori) hanno illustrato le aspettative, le proposte e le iniziative delle rispettive categorie.