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Il Messaggero Veneto 25-01-2002

Agricoltura in Friuli: scomparse 39 aziende su cento

I dati dell'ultimo censimento regionale: il calo delle attività è di tre volte superiore alla media nazionale

UDINE - Una contrazione rilevante delle aziende agricole, accompagnata da un'altrettanta flessione negativa delle unità che praticano l'allevamento del bestiame e da una parallela diminuzione della Sat (superficie agricola totale delle aziende) a fronte di una Sau (superficie agricola utilizzata) sostanzialmente stabile. Sono questi i principali risultati relativi alla nostra Regione, seppur ancora provvisori, che emergono dal 5° Censimento generale dell'Agricoltura del 2000. I dati sono stati presentati ieri ad un convegno organizzato all'Ente Fiera di Udine, nell'ambito dell'inaugurazione della 37ª edizione di Agriest, la rassegna di macchine, attrezzature e prodotti dell'agricoltura che quest'anno ospita 250 espositori internazionale (nel pomeriggio si è tenuto un meeting con le delegazioni croate e ungheresi).

Dopo il taglio del nastro, il commissario straordinario dell'Ente Fiera Gabriella Zontone, ha rivolto il suo indirizzo di saluto, sottolineando l'importanza della rassegna per il settore agricolo. Successivamente i relatori sono entrati nel vivo dei lavori, introducendo e spiegando i risultati censuari. Innanzitutto è affiorata una diminuzione delle aziende agricole, forestali e zootecniche nelle 3 zone altimetriche (da 57.848 nel '90 a 35.124 del 2000). «In Friuli Venezia Giulia - ha riferito il direttore regionale dell'agricoltura Luigino Maravai - la flessione registrata è pari al 39,3%, di ben tre volte superiore rispetto alla media nazionale del 13,6%».

È seconda solo alla Lombardia con il 43,1%. Contrazione che riguarda pure le aziende che si occupano dell'allevamento del bestiame «dove a livello regionale il calo è del 63,2%, poco meno del doppio di quello nazionale». «In merito alla Sau - ha proseguito - appare netta la tendenza ad una stabilità nell'ultimo decennio, al contrario della Sat che diminuisce parallelamente alla riduzione del numero delle aziende. Risalta il progressivo incremento della dimensione media aziendale, irrobustendo la struttura del settore (11,7 ettari)». Tutto questo si inserisce in altre problematiche regionali, legate alla consistenza delle risorse umane nel settore. «Nel 1997 - ha indicato ancora Maravai - il 70% dei conduttori aveva più di 55 anni, mentre solo il 3,2% ne aveva meno di 35. Il fenomeno è aggravato da una bassa immissione di nuove leve, con la conseguente difficoltà di ricambio generazionale». Ma carenti sono pure le figure generiche e quelle specializzate.

«Nel 2002 - ha aggiunto - saranno prese importanti decisioni comunitarie capaci di rivoluzionare le attuali politiche agricole: la revisione a medio termine della Pac, il negoziato nel Comitato agricoltura in seno al Wto al posto degli accordi Gatt in scadenza e l'allargamento dell'Ue. Occorre - ha concluso - puntare sull'accorpamento fondiario, sull'assistenza tecnica e la ricerca applicata, nonché sulla centralità dello sviluppo rurale». La metodologia del censimento generale dell'agricoltura 2000, invece, è stata delucidata da Giulio Schizzi dell'Istat, mentre Francesco Marangon, docente alla Facoltà di economia dell'Università di Udine, ha confrontato più nel dettaglio gli ultimi dati statistici con quelli del 1970, 1982 e1990. Enzo Forner, ricercatore Ires, ha presentato infine le prospettive e le opportunità di sviluppo dell'agricoltura nel quadro del sistema socioeconomico regionale e del Nord-Est. «La sfida - ha detto - sarà il passaggio da una politica di sostegno ai redditi a una che si pone come obiettivo lo sviluppo rurale. È necessario pure un continuo ammodernamento del settore, cercando di capire le esigenze dei consumatori».

Laura Pigani