Il Gazzettino 25-04-2002
ARTA TERME
(L.C.) I radicali sono pronti alla corsa elettorale con una lista di otto candidati. «Chi esce non ha demeritato - è la premessa di Stefano Barazzutti, candidato sindaco - Noi ci presentiamo per far crescere ancora questa cittadina termale. Contribuire, con la nostra presenza, allo sviluppo e al rilancio. Porre a disposizione della gente la nostra volontà, il nostro entusiasmo, il nostro impegno. Alcuni nostri candidati, vedi Barbara Radina, rileva ancora Barazzutti, sono già impegnati anche nel comitato che abbiamo costituito di recente per l'elezione diretta del presidente della giunta regionale». Per le comunali di Arta Terme sono in lista due rappresentanti di Piano d'Arta: le sorelle Barbara Radina, 23 anni, e Raffaella Radina, 26. Quindi Mattia Dino, 47 anni, residente a Sutrio. I rimanenti sono tutti residenti nel capoluogo friulano: Arianna Nadalutti di 27 anni, Massimiliano Boscolo di 34, Walter Beltramini di 56, Benedetto Camillo di 54 e Alessandro Russo di 29. Tutti a correre con il motto «farò ciò che potrò.... il meglio che potrò».
Intanto sul fronte del centrodestra si assiste ai fuochi d'artificio della Lega. A pochi giorni dalla presentazione delle liste il Carroccio si è dissociato e ha preso le distanze dalla Casa delle Libertà. Un comunicato a firma del segretario della sezione di Arta Terme, Marco Baron, sancisce lo strappo e chiarisce che la Lega «non correrà con nessuna delle liste in lizza e sta valutando la possibilità di correre con un proprio candidato sindaco e una propria lista ovvero di invitare i propri aderenti e simpatizzanti a esprimere la propria posizione votando scheda bianca». Intenzioni che stridono con la filosofia di fondo enunciata dalla Casa delle Libertà: unico candidato e liste collegate. Una specie di bomba a scoppio ritardato se si considera che la data per la presentazione delle liste è ormai alle porte, le ore 12 di sabato 27, e che il massimo esponente della Lega, il senatore Francesco Moro, ha preso ieri la strada dell'Argentina per una missione umanitaria in quel di Colonia Caroya. Un'assenza che in certe circostanze può avere il suo bel peso per chi intendere ricucire lo strappo.