Il Piccolo 17-11-2001
L'approvazione al Senato di un emendamento alla Finanziaria nazionale eroga fondi spendibili da subito nella gestione del comparto
Santarossa: «Ottima l'azione dei nostri parlamentari». Ma il bilancio 2002 resta compresso
TRIESTE - Sarà dura, e anzi durissima, la battaglia per la stesura del bilancio regionale 2002, ma almeno la scheggia più rovente adesso si è raffreddata: alla Sanità, il capitolo di spesa più consistente e anche il più intoccabile - una decisione politica espressamente assunta dal presidente Tondo -, il governo ha largito la bella somma di 400 miliardi, spendibili con un mutuo che si può accendere da subito e che lo Stato ripianerà in otto anni.
La novità è dell'altra sera, ma la Regione si aspettava il risultato. «È stato un lavoro svolto assieme dalla giunta, da tutti i parlamentari regionali e dal governo» afferma, per una volta non costretto a scontentezze, l'assessore alla Sanità, Valter Santarossa. Il quale confessa che le richieste erano ben superiori («ma ormai è inutile dire di quanto»), e spiega che questo denaro non andrà a coprire i deficit, finendo così in un buco mangiasoldi, ma servirà proprio per la gestione. La gestione di che cosa esattamente? Lo si saprà a fine mese, quando è data per certa l'enunciazione delle «linee di programmazione» da tempo allo studio per organizzare risparmi e per eliminare i famosi «doppioni» di reparti e servizi.
Per la verità non è solo il Friuli-Venezia Giulia a vedersi ben riempita la mano tesa in materia sanitaria. Il decreto legge che il governo Berlusconi ha fatto approvare ricorrendo al voto di fiducia dà una serie di severissime indicazioni a tutte le Regioni, anche a statuto ordinario, le quali da oggi dovranno arrangiarsi in casa: se sforeranno i bilanci, li dovranno risanare da sè. Le Regioni a statuto speciale, come la nostra, fino al 2004 dovranno concordare spese e pagamenti con il ministero dell'Economia e delle Finanze.
Ma mentre ha tanto stretto la cinghia che i sindacati dei medici parlano di «Sanità strozzata», il governo ha anche messo a disposizione l'ultimo pacchetto di denaro per ripianare i deficit (in regione 530 miliardi dal '97 a oggi, in Veneto 3000 all'anno, in Lombardia ancora di più): per la Sanità sono stati stanziati 465 mila miliardi da qui al 2004, ripianamenti compresi, e non se ne dovrebbe parlar più. Già lo scorso anno l'emergenza economica aveva spinto la Regione a chiedere un finanziamento speciale. Aveva ottenuto 250 miliardi per il 2001. E ha acceso un mutuo di 180 miliardi. Ora ne riceve 400, il mutuo sarà di 380. Sommato un prestito con l'altro, lo Stato dal 2002 spenderà 50 miliardi annui, per sette-otto anni, fino a estinguerli. Il vantaggio per la Regione è che i soldi li ha tutti, e da subito.
Ma non per questo, dice Santarossa, gli altri assessorati potranno tirare il fiato. Dovranno invece, lo stesso, tirare piuttosto la cinghia sui loro bilanci di previsione, anche se la motivazione forte che c'era prima («la Sanità non ha quattrini, e non può scendere di una lira») ora ha meno ragion d'essere, almeno per l'immediato. Resta comunque uno scenario fatto di piani di riduzione e contenimento a livello regionale e statale. Tra i provvedimenti governativi ci sono la riduzione dei posti-letto (indice cui tendere: 4 per mille, in Regione siamo al 5,6), la centralizzazione degli acquisti, una politica di massimo controllo sui farmaci, la rinuncia a ridurre e poi eliminare i ticket sulle visite specialistiche, mobilità e riconversione per il personale che dovesse risultare in esubero negli ospedali.
Gabriella Ziani