Il Piccolo 05-06-2002
Il termine per la presentazione delle 36.400 adesioni necessarie scade il 27 giugno: il Comitato promotore ha il traguardo ormai a portata di mano
Sabato una giornata di mobilitazione generale per superare la soglia obbligatoria. Sostegno degli ex Pri
Malattia: «Il Tatarellum non sarà il massimo, ma è meglio dell'attuale legge». Degano: «Abbiamo coinvolto i cittadini». Illy: «Ora la gente è informata»
TRIESTE - L'ultima campana utile per la consegna delle firme a sostegno del referendum contro la legge elettorale regionale, suonerà il 27 giugno. Tre settimane all'ultimatum per il deposito degli scatoloni che, stando al Comitato promotore, avverrà in ogni modo con 24 ore di anticipo. Mancano all'appello meno di quattromila adesioni per raggiungere la quota obbligatoria di 36.400 firme. Un rush finale per la macchina organizzativa che, nell'intera giornata di sabato, ha deciso di organizzare il «Referendum Day».
Una giornata di mobilitazione in tutto il Friuli Venezia Giulia, per abbattere il muro stabilito dalla legge e conseguire anche un risultato politico. L'obiettivo dichiarato è di avvicinarsi il più possibile a quota 50 mila firme, in modo da ottenere la maggior rilevanza possibile in vista della campagna referendaria di ottobre e di quella elettorale del giugno 2003. «Mancano pochi giorni e siamo soddisfatti del lavoro svolto - spiega il consigliere Bruno Zvech (Ds) - perché la risposta è stata omogenea in tutta la regione. C'è attenzione in merito al problema da parte del cittadino: lo dimostra che non abbiamo faticato a spiegare il nostro messaggio.
La gente vuole scegliere direttamente il prossimo presidente del Friuli Venezia Giulia». Delle 33 mila sottoscrizioni raccolte, Trieste ha contribuito con circa 7 mila firme. Un lavoro più semplice, rispetto alla realtà friulana e pordenonese: poiché ogni firma autenticata deve essere accompagnata dal certificato del Comune di residenza. Un'operazione piuttosto complessa, garantita dal lavoro degli aderenti al Comitato ma soprattutto dai consiglieri comunali e provinciali, autorizzati all'autentica delle firme.
Il Comitato intende soprattutto concentrarsi su quelle realtà che, rispetto agli obiettivi prefissati due mesi fa, sono rimaste al di sotto dei parametri. Due settimane di banchetti per raccogliere 10 mila e più firme a sostegno di un referendum che, proprio ieri, ha incassato i favori degli ex repubblicani. È stato lo stesso presidente del Comitato per il «No» alla legge elettorale, Bruno Malattia, a spiegare le ragioni della scelta fatta dagli ex Pri: «Si tratta di ridare speranze ai cittadini di questa regione, affinché venga evitato l'esproprio del diritto a esprimere direttamente il presidente. Il Tatarellum (la legge nazionale con cui si voterà nel caso dovesse passare il referendum, ndr) non sarà il massimo, ma in questo momento è il meno peggio».
Contro la legge elettorale votata dal Consiglio si sono dichiarati contrari anche l'ex assessore regionale Dario Barnaba e il presidente della Crup Spa, Carlo Appiotti. Adesioni dallo schieramento del Centrosinistra e dalla cosiddetta società civile, che il consigliere Cristiano Degano (Ppi-Margherita) considera il valore aggiunto. «Non c'è stata una fiammata iniziale delle sottoscrizioni, bensì un lavoro e afflusso continuo di gente delle più svariate provenienze politiche. Un'utile occasione per coinvolgere i cittadini nelle scelte - rileva Degano - che ci fa ben sperare per l'esito della consultazione».
Numeri e partecipazione che soddisfano anche il deputato Riccardo Illy, candidato in pectore del Centrosinistra alla carica di presidente regionale, che sottolinea lo sforzo della battaglia. «Molti cittadini non erano ben informati del referendum. Hanno chiesto chiarimenti ai banchetti e poi, senza nessuna difficoltà, sottoscritto il testo. Ormai si sta andando verso un chiaro conflitto - rileva l'ex primo cittadino di Trieste - tra quelli che sono gli interessi di bottega della politica e la volontà dei cittadini. L'elezione diretta è uno strumento che consente di migliorare la qualità di governo, mentre alla gente non interessano i problemi di alcuni consiglieri arroccati alla loro poltrona».
Pietro Comelli